Camere ardenti inadeguate

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Un lenzuolo appeso divide lo spazio della sala dove parenti, amici e conoscenti del caro estinto sono costretti a una promiscuità indecorosa con quelli di un altro defunto: sono veementi i toni della protesta di chi si è recato di recente presso le camere ardenti del Ramazzini e ne ha constatato l’inadeguatezza sottolineando il fatto che si tratta di “una cosa indegna per una città come Carpi”, perché la coabitazione ravvicinata non garantisce riservatezza e “tutti sentono tutto”.
Quando le tre grandi sale furono realizzate la popolazione sfiorava il tetto dei 55mila residenti mentre oggi Carpi ha superato le 70mila unità; il numero delle persone decedute è passato dai 558 del 1977 ai 672 del 2014 mentre l’indice di mortalità non è variato sensibilmente (dal 9,3 del 1977 al 9,5 del 2014) e, considerando la conformazione del grafico della popolazione, le cose non potranno che peggiorare ma non sono stati per ora previsti interventi in questo particolare settore. Considerando le richieste che vengono da fuori Carpi e il fatto che pochi allestiscono la camera ardente in casa, vi sono periodi in cui le camere ardenti dell’ospedale ospitano otto defunti in quattro stanze, se aggiungiamo anche la saletta più piccola: raccoglimento e privacy diventano un miraggio all’interno ma anche all’esterno per il via vai nel piccolo cortile antistante da cui partono i funerali. Una segnalazione non fa una prova ma due in una settimana rivelano che le camere ardenti sono quanto meno anacronistiche.
Sara Gelli