La notte dei racconti è l’occasione per entrare nella Scuola d’infanzia I Girasoli di via Rossini: venerdì 18 marzo alle 18,30 “tutti insieme, tutti alla stessa ora, adulti e bambini, attorno a storie, avventure ed emozioni da leggere”. Aderendo all’idea di Reggionarra, I Girasoli hanno proposto alle famiglie questa opportunità dando vita a un evento ispirato al tema La musica nelle storie.
La notte dei racconti nasce dall’idea che ognuno di noi ha qualcosa da raccontare e può scoprire dentro di sé quel talento naturale per trasformare, attraverso il racconto, anche un piccolo quotidiano accadimento in un’esperienza poetica e creativa di vita.
“Le storie e le favole – spiegano le insegnanti Maria Angela Garuti e Letizia Stajano – aiutano grandi e piccini a riscoprire il gusto dell’ascolto e il piacere del narrare, a ridare senso e fascino alle parole dette, lette, scritte e ascoltate”. Nella penombra dei locali della scuola, le note dell’intramontabile Pierino e il lupo di Prokofiev incantano i bambini della sezione dei tre anni che seguono la storia attraverso le immagini proiettate dalle insegnanti Maria Rossella Casolari e Ilenia Rocchi; Geraldina, topo musica, la favola scelta dalle insegnanti Alessia Rovaris e Annarosa Lancellotti, musicata dal flautista Stefano Verrini e narrata da Cecilia Volpi, racconta ai bambini della sezione dei quattro anni come da un pezzo di formaggio si formino note musicali che affascinano dapprima il topo Geraldina, poi tutti i suoi amici; infine, nella sezione dei cinque anni, Maria Angela Garuti alla chitarra accompagna la narrazione de I Musicanti di Brema mentre Letizia Stajano appone via via le immagini della storia dei fratelli Grimm sulla lavagna luminosa e i bambini della sezione dei cinque anni suonano strumenti costruiti con le loro mani. Con loro c’è Waqar, il mediatore linguistico che traduce dall’italiano all’urdu la favola dell’asino, del cane, del gatto e del cavallo. Sì, perché questa è la sezione che ha fatto parlare di sé quando fu costituita un anno fa: non ci sono, infatti, italiani fra i 24 bambini, tutti stranieri di diverse nazionalità. Una realtà dipinta con toni negativi e in modo problematico perché le difficoltà sembravano insormontabili si è invece rivelata una entusiasmante sfida per le insegnanti, che non si sono tirate indietro. “Noi abbiamo seguito un corso di inglese e ai bambini è stato proposto un percorso di alfabetizzazione: così se vogliono comunicare tra di loro in sezione usano la lingua italiana” spiegano Maria Angela e Letizia che, dopo la narrazione, si intrattengono coi genitori e le famiglie per le foto di rito e per gustare i biscotti a forma di nota musicale fatti dai bambini. Le donne sono il loro punto di riferimento perché “con loro ci intendiamo al volo, sono semplici ma molto carine, tante hanno studiato qui in Italia e, anche se appartengono a una cultura diversa, riescono a darci tanta soddisfazione perché desiderano essere coinvolte e si propongono per collaborare”. Un po’ più complicato il rapporto con i papà, perché inizialmente gli uomini sembrano piu diffidenti ma poi accettano l’autorevolezza anche al femminile. “Sono famiglie che delegano molto alla scuola e si aspettano qualche miracolo, ma non è facile costruire un percorso didattico di scolarizzazione a fronte di una frequenza di sole tre ore”. La criticità maggiore? Per Maria Angela e Letizia è proprio la frequenza: questi bambini non restano a pranzo a scuola perché le donne, non lavorando, hanno la possibilità di ritirarli a fine mattina e le famiglie, essendo economicamente deboli, non riescono a pagare la retta.
La sezione dei ‘pacifici’, perché questo è il nome che hanno scelto, nata probabilmente per un pasticcio, è la dimostrazione che non tutti i mali vengono per nuocere: Maria Angela, Letizia e le loro colleghe la vivono come un’opportunità ma merita maggiore attenzione da parte delle istituzioni scolastiche e della città perché questo lavoro pioneristico si sta rivelando particolarmente prezioso.
Sara Gelli