Decreto Lorenzin: medici in difficoltà

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“Non ho mai prescritto ai miei pazienti esami inutili e questo decreto, su cui nutro dubbi e perplessità, mi mette in difficoltà nello svolgere la professione” sbotta il medico di famiglia dalla porta del suo ambulatorio con sede a Carpi.
Il ministro Lorenzin l’ha chiamato “decreto sull’appropriatezza prescrittiva” ma i medici l’hanno ribattezzato “taglia esami”: è diventato legge da venti giorni circa e prevede condizioni rigorose per erogare duecento prestazioni specialistiche sinora a carico del Sistema Sanitario nazionale e d’ora in poi da pagare di tasca propria. Pena? Una sanzione pecuniaria per i medici prescrittori. Il clima è di quelli che inducono il nostro medico a scegliere l’anonimato.
I sindacati della categoria sono sul piede di guerra e hanno annunciato uno sciopero per il 17 e il 18 marzo. “Riducendo la possibilità di prescrivere esami – spiega il medico – anche gli esenti ticket dovranno pagare, qualora gli esami non siano giudicati appropriati”. Un esempio? “Una mia assistita sta eseguendo controlli periodici dopo un linfoma e in base al decreto dovrà sostenere i costi degli esami, fino a ieri a carico del Sistema Sanitario nazionale,  a partire da quelli per valutare la funzionalità epatica”. Un altro esempio è quello che riguarda le giovani donne che richiedono la pillola anticoncezionale: in considerazione del fatto che può comportare un aumento del valore del colesterolo è utile conoscerne la concentrazione nel sangue prima e dopo l’assunzione, ma per tale esame i pazienti con un’età inferiore a quarant’anni si può prescrivere, in base al decreto, una sola volta ogni cinque anni.
“Così come di fronte a un qualsiasi sintomo non avremo la possibilità di indagarlo, se non con esami a pagamento” aggiunge il medico.
Riducendo drasticamente le prestazioni  e tagliando quindi gli esami ‘all’origine’ si pensa forse di eliminare il problema delle liste d’attesa?
“Io non credo si possa risolvere il problema delle code” risponde il medico. E anche se fosse? Qual è il prezzo da pagare? Adesso si potranno ottenere risparmi ma col rischio di ritrovarci con pazienti che costeranno di più tra cinque anni.
Non mancano poi i problemi burocratici perché se prima del decreto era possibile prescrivere gli esami del sangue su un’unica ricetta rossa adesso come si deve compilare la richiesta? Una batteria di esami sulla ricetta rossa e l’altra su ricettario bianco a pagamento? Dove si potranno eseguire quegli esami se il Servizio Sanitario nazionale non se ne farà più carico? Presso la Sanità integrativa a pagamento?
Che cosa, dottore, la preoccupa di più?
“Alcuni dei miei assistiti dovrebbero fare esami ma non hanno i soldi per pagarli”.
Sara Gelli

 

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