Calano le richieste: 200 in meno quelle pervenute

0
319

Nella legge di stabilità che verrà licenziata a breve vi è un articolo che, finalmente, dispone la costituzione di un fondo nazionale per la povertà approntato dal Governo e di un altro dedicato alle povertà educative sul quale si stanno confrontando fondazioni bancarie, Terzo Settore e Governo. Componente dell’esecutivo nazionale delle piccole e medie fondazioni, Giuseppe Schena, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, porterà come modello da imitare il Fondo Anticrisi: rivelatosi fondamentale in questi anni resi amari dalla crisi economica e dall’assenza di strumenti compensativi dello Stato. “Il Fondo anticrisi – ha sottolineato Schena – si sta rivelando come una delle esperienze più significative sul fronte del contenimento del disagio prodotto dalla crisi occupazionale (dal 2010 a oggi sono stati stanziati oltre 5 milioni di euro). E’ evidente che non è, e non potrà mai essere, uno strumento decisivo nel risolvere la congiuntura economica e le sue problematiche sociali. Ma per la sua particolare articolazione rappresenta un punto di riferimento nel panorama delle iniziative anticrisi e potrebbe costituire un modello per l’organismo nazionale delle Fondazioni bancarie italiane”.  Grazie al fondo per i cittadini del territorio colpiti dalla crisi occupazionale, stanziato dalla Fondazione e dall’Unione delle Terre d’Argine, nel 2015 sono stati erogati 925mila euro (720mila dalla Fondazione e 205mila dall’Unione).
“Insieme – ha commentato  Roberto Sodomita, sindaco di Soliera –  abbiamo tentato di intercettare la falla del sistema nazionale di welfare: di certo se nel nostro Paese fosse stato previsto da tempo un sussidio per le famiglie più in difficoltà, oggi il tessuto sociale del nostro territorio sarebbe meno disgregato”.
846 le famiglie del territorio che hanno beneficiato di un sostegno per far fronte al pagamento di alcune spese: 623 a Carpi, 127 a Soliera e 96 a Novi di Modena. Il 53% dei contributi è andato a cittadini italiani. La maggior parte delle richieste riguarda nuclei con figli a carico (70,2%). L’età dei richiedenti si concentra nelle fasce di età tra 41 e 50 anni (36,4%) e tra 31 e 40 anni (27%). Significativa è anche la fascia di età 51-60 anni, con un 21,3%.  “Quest’anno abbiamo registrato un calo delle richieste: circa 200 in meno quelle pervenute. Per la prima volta (819 nel 2010, 634 nel 2011, 872 nel 2012, 1.040 nel 2014, 846 nel 2015) assistiamo a un’inversione di tendenza e ciò lascia ben sperare. Come lo scorso, anche il bando 2015 ha previsto la canalizzazione degli aiuti: i contributi – ha spiegato il sindaco di Carpi Alberto Bellelli –  non sono stati consegnati direttamente alle famiglie ma si è provveduto a pagare i prodotti e le forniture di cui necessitavano (dalle utenze alla spesa alimentare, dalle rate condominiali al materiale scolastico, alle spese mediche). Una modalità che ci ha consentito di esercitare un maggiore controllo su quanto erogato e  di tracciare una mappatura dettagliata dei bisogni”. Da quest’anno poi, grazie al coordinamento dell’Associazione Servizi Volontariato Modena, l’erogazione dei contributi richiede lo svolgimento di 50 ore di un’attività di pubblica utilità da parte di chi li riceve, quale modalità di restituzione dell’aiuto. Una sorta di “cittadinanza attiva”, ha concluso Bellelli, accolta con favore dalle famiglie beneficiarie, che hanno visto in questa formula l’occasione di rendersi utili e in un qualche modo “sdebitarsi”, ma anche dalle 66 associazioni ed enti, dove è possibile svolgere il servizio.  
Jessica Bianchi