Un progetto unico e davvero speciale che nasce all’interno dell’Ospedale di Carpi grazie alla generosità e la solidarietà di Amo e non solo. Il nuovo Ambulatorio di terapie di supporto e continuità assistenziale per i pazienti oncologici si trova al primo piano del Ramazzini ed è stato collocato in un’area completamente ristrutturata che accoglierà anche le attività di Senologia ed Ematologia. Spazi ampi, luminosi e confortevoli sono ora a disposizione dei pazienti grazie a un investimento di circa 90mila euro, di cui 50mila donati dall’Associazione malati oncologici di Carpi (preziosi anche i contributi di Marisa Beltrami e Luciano Cattini, la Famiglia Benati e Borghi, Radio Bruno, l’Arci e le collaboratrici della cucina di Migliarina). Il nuovo ambulatorio dedicato ai malati oncologici si farà carico di tutti i loro bisogni e li accompagnerà in un percorso condiviso insieme alle famiglie come sottolinea il medico responsabile, Elena Bandieri. “Questo spazio rappresenta un progetto assistenziale innovativo, incarna le direttive della società europee e americane di oncologia e va nella direzione di un’assistenza migliorativa per la gestione dei pazienti oncologici”. L’ambulatorio segue passo dopo passo il malato, prendendosene cura dalla diagnosi alla fase di esordio della neoplasia e per tutto il periodo in cui il trattamento oncologico è in corso.
“Grande attenzione – prosegue la dottoressa Bandieri – è dedicata al controllo dei sintomi, in primis il dolore, inteso nella sua accezione più complessa, da quello fisico alla sofferenza emotiva legata a un capitolo così delicato della propria storia. E, ancora, i sintomi digestivi, quelli respiratori e la severa astenia che accompagna i pazienti in trattamento oncologico attivo”.
Centrale il supporto dei famigliari del malato: “ogni persona seguita è sempre intesa come unità paziente e famiglia. Per noi è fondamentale stringere una relazione molto stretta con il malato – e chi lo circonda – durante tutta la sua storia oncologica, in particolare nel momento della progressione della malattia, per rimodulare i percorsi terapeutici in modo mirato e appropriato a seconda dell’eventuale evoluzione, non sempre positiva, ma comunque sempre favorevole rispetto al nostro obiettivo primario ovvero il controllo dei sintomi e il miglioramento categorico della qualità della vita del paziente e dei suoi famigliari”, assicura la responsabile dell’ambulatorio. Insomma una presa in carico globale, che presuppone grande sensibilità e capacità relazionale da parte dello staff.
L’ambulatorio infatti accompagnerà il paziente anche nelle fasi più avanzate della patologia, quelle della sospensione delle terapie oncologiche attive.
In tale ottica, l’ambulatorio favorisce la realizzazione di programmi di continuità assistenziale con la rete ben strutturata delle cure palliative domiciliari, coordinata da un’equipe composta da medici di medicina generale e da infermieri particolarmente formati in questo delicato settore. “L’ambulatorio – sottolinea Elena Bandieri – ricopre un ruolo nevralgico di collegamento e di passaggio di consegne rispetto ai bisogni assistenziali soprattutto nella fase più avanzata della malattia”. Il personale dell’ambulatorio, inoltre, prende parte attiva a programmi di ricerca (“in particolare rispetto al tema della gestione del dolore oncologico”, conclude la dottoressa) e di formazione in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia.
Jessica Bianchi