Il taglio del Cas preoccupa i terremotati

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A tre anni esatti dal sisma del 2012, sono arrabbiati, i terremotati. Esasperati. Ormai sfiniti dai tempi della ricostruzione, che si stanno allungando ben oltre le previsioni iniziali, dalla burocrazia, e ora anche dall’incertezza relativa al Cas, il contributo per l’autonoma sistemazione, grazie al quale, in questi tre anni, chi è rimasto senza casa ha potuto far fronte alle spese per l’affitto di alloggi temporanei. Con l’ordinanza n. 20 dell’8 maggio scorso, la Regione ha infatti deciso di sostituire il Cas con due nuovi strumenti per chi ancora è fuori dalla propria abitazione. Il primo, che entrerà in vigore dal 1° luglio prossimo, si chiamerà CCL (contributo per il canone di locazione), e sarà assegnato a coloro che hanno una sistemazione onerosa, come l’affitto. L’altro strumento è il contributo per il disagio abitativo temporaneo, che prevede il riconoscimento di un contributo forfettario a coloro che non sostenevano oneri alla data del sisma, e attualmente sono sistemati temporaneamente a titolo gratuito. Con l’ordinanza n. 20 vengono anche ridefinite le regole per la permanenza (o fuoriuscita) dai moduli abitativi provvisori.
Tutto questo, nella pratica, comporterà un cambiamento consistente nei contributi economici destinati ai terremotati sempre più preoccupati: la decisione della Regione, infatti, va a modificare improvvisamente un sistema, quello del Cas, che per molte persone è stato l’unico aiuto, in questi tre anni, per fronteggiare le enormi difficoltà derivanti dall’aver perduto casa.
Per questo, lo scorso 28 maggio, il comitato Sisma.12 ha organizzato un’assemblea pubblica, alla Camera del Lavoro di Carpi, in cui si è discusso proprio dell’ordinanza n. 20. Chi è ancora fuori casa teme che queste modifiche vadano a stravolgere il sistema dei contributi, senza che siano cambiate, però, le condizioni di vita di chi è ancora alle prese con la ricostruzione e non vede la possibilità di rientrare nella propria abitazione in tempi brevi.
“Questa ordinanza è rivolta al risparmio, non all’aiuto dei terremotati. E temiamo che la Regione, dopo aver cambiato unilateralmente il patto che aveva stipulato in passato con noi, concedendoci il Cas, possa arrivare a mutare anche le regole della ricostruzione”, affermano Aureliano Mascioli, Sandro Romagnoli e Lidia Corradini del comitato. Tra i partecipanti all’assemblea, circa una settantina di terremotati provenienti da Carpi, Novi, Cavezzo e altri comuni del cratere, serpeggia la preoccupazione ma soprattutto l’esasperazione: “non sappiamo, da un giorno all’altro, cosa possa succedere ai nostri diritti. Le ordinanze non possono essere calate dall’alto, senza prendere in considerazione le esigenze e le problematiche di noi terremotati”. E infine, emerge l’incertezza maggiore: “abbiamo paura che, a questo punto, da un giorno all’altro si decida di rimettere in discussione persino le regole della ricostruzione e ci vengano tolte anche quelle poche garanzie che ci erano state date”.
Ma il punto che sta più a cuore ai terremotati, riguarda le tempistiche della ricostruzione: “la semplificazione della burocrazia, promessa dal presidente Bonaccini, non è ancora stata attuata. I tempi della ricostruzione sono troppo lunghi e quello è il vero problema. Se vogliono risparmiare i soldi dei contributi di autonoma sistemazione, devono darci la possibilità di rientrare velocemente nelle nostre case, invece di toglierci gli aiuti che ci spettavano di diritto”.
Ora, il comitato Sisma.12 chiederà alla Regione di valutare insieme ai terremotati i provvedimenti per accelerare le pratiche di ricostruzione e, nel frattempo, di congelare le modifiche al Cas. Ma la speranza di essere ascoltati, ormai, è flebile anche nei più agguerriti.
Laura Benatti
 

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