Una squadra, una città

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Il Carpi divide un punto col Lanciano in fondo alla classica partita non belligerante di fine stagione, dove il caldo è troppo e le motivazioni troppo poche, perciò tutto scorre lento e niente incentiva ad accelerare.  E’ successo, dunque, non molto più di nulla in campo. E’ successo quello 0-0 che, in fondo, era l’esito che meglio aderiva alle esigenze di entrambe: ha certificato la salvezza degli ospiti e ha avvicinato i biancorossi al soglio della miglior difesa di sempre, che è il record a cui maggiormente tengono (più ancora di quello dei punti, aritmeticamente sfumato).
RICONQUISTA – E’ successo invece molto sugli spalti, dove i due grandi tormentoni del momento sono proseguiti senza soluzioni di continuità: la festa e il dibattito sul futuro dello stadio. C’è un fatto storico, molto importante, che merita un focus: tutti i giocatori, tutti, nessuno escluso, sono stati cantati per nome e cognome dal tifo organizzato. Non sono cori casuali, e non sono stati affatto una formalità dovuta. Valgono un’investitura speciale. Da queste parti, una benedizione simile, quasi un’incoronazione collettiva per acclamazione non si sentiva da tanto tempo. Esattamente dal 15 giugno 1997. Non ho bisogno di ricordavi quante scorie e quali sospetti abbia lasciato il maledetto spareggio di Ferrara con il Monza. Una delle conseguenze è stata proprio questa: da quel giorno in avanti, i carpigiani si sono fidati solo della maglia, non più di chi la vestiva. Con poche eccezioni e rarissime aperture di credito. Gli ImmortAli sono riusciti anche in questo: riconquistare l’identificazione. Riconnettere la linea, risintonizzare un segnale caduto nell’oblio 18 anni fa, e mai più del tutto recuperato. Quel filo di garanzia tra i cuori che pulsano gli spalti e i cuori che corrono in campo, adesso, è completamente riannodato.
INIZIATIVA –  E’ successo qualcosa di molto particolare anche nel pre-partita. Ci sono iniziative e iniziative. Svuotare e poi riempire un intero settore per mandare un messaggio preciso, può essere possibile solo se esiste un movimento. Bene, adesso intorno al Carpi c’è. Magari numericamente non è ancora da Serie A, ma è sufficientemente largo per fare opinione. Per configurarsi come argomento di discussione. E viceversa: la città parla della squadra, la squadra parla con la città. Così la simbiosi sta diventando un landmark, un pezzo della geografia del nostro territorio. Come la Piazza, la statua di Manfredo Fanti, il know-how della moda. Tutte specificità che non necessariamente ci cambiano la vita alla fine del mese, ma ne fanno parte. Come si fa a perderle senza considerarne gli svantaggi? E’ chiaro che se, per assurdo, ce le portassero via il nostro conto in banca rimarrebbe uguale. Ma è altrettanto fondamentale capire che se rinunciamo a cuor leggero ai nostri pilastri, alla lunga la nostra comunità non la troveremo più. E quando ognuno di noi avrà bisogno dell’altro, non sarà più in grado di riconoscerlo. Si ha diritto a ragionare sempre per interessi economici, per carità. Nella congiuntura contemporanea, è praticamente un dovere. Ma quando questi possono rompere delle connessioni sociali, serve una sensibilità in più.
Non la chiamerei affatto protesta, le proteste si scagliano contro un bersaglio. Qui c’è un obiettivo comune che non è esattamente un sinonimo: i bersagli, una volta identificati, si distruggono; gli obiettivi, una volta posti, si raggiungono. Il fatto nuovo è che la città comincia a capire che la Serie A è un’opportunità. Certo, nasconde problemi, come tutte le opportunità. Ma è un treno che passa letteralmente una volta sola in oltre 100 anni, e può portare molto lontano. Certo, ha un prezzo, come tutte le soluzioni. Ma è appunto un investimento, non un costo.
Credo che un certo numero di carpigiani, disposti a tassarsi liberamente per partecipare alla ristrutturazione del Cabassi, ci sia. Un azionariato popolare a sostegno di una specifica associazione temporanea di scopo, controllata dal Carpi, partecipata dal Comune e cofinanziata da qualche sponsor, non è impossibile. Faccio ammissione di ignoranza e confesso di non disporre delle basi legali per spiegarvi come si fa. Ma in ogni caso, una consulenza in materia non si farà fatica a trovarla. Tuttavia, adesso, la priorità non è qui ma altrove. E’ sapere dall’Amministrazione e dalla Società se davvero interessa. E’ sapere se una speranza concreta è prevista, e a che punto sono con la trattativa e con il tavolo di lavoro. E’ sapere se esiste davvero un progetto esecutivo, e fino a che punto soddisfa il GOS, il Credito Sportivo, la Lega di Serie A e chiunque altro debba porci una firma sopra prima che il tempo scada.
Dite a Carpi se si può fare, e poi, nel caso, mettete alla prova il senso d’appartenenza dei carpigiani. Vedrete che qualcosa faranno anche loro.
Enrico Gualtieri
 

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