Terremotati ancora una volta penalizzati

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L’ordinanza del Commissario delegato per la ricostruzione Bonaccini dell’8 maggio rivede le modalità di contributo per i terremotati che sono ancora in attesa di ricostruire la propria abitazione.  A partire dal 1° luglio si passa dal CAS (contributo per autonoma sistemazione) al CCL (contributo per il canone di locazione) e al Contributo per il disagio abitativo temporaneo.
In base a queste nuove disposizioni, i terremotati che hanno preso casa in affitto nell’attesa di ricostruire la propria abitazione si vedranno diminuire l’importo erogato.
Facciamo un esempio concreto: una famiglia di 2 pensionati al minimo che paga un affitto di 450 euro, con il CAS copre interamente il costo dell’affitto poiché riceve 450 euro mensili, dal 1° luglio invece con il CCL riceverà 350 euro.
Per una famiglia che sta ancora affrontando le difficoltà della ricostruzione della propria abitazione, la diminuzione del contributo significa intaccare i propri risparmi.
Per fare un altro esempio, una famiglia di 4 persone, con un affitto di 600 euro, passa da 900 euro di contributo a 450 euro con un esborso mensile di 150 euro. Sicuramente lo strumento del CAS ha delle incongruenze e sarebbe stato meglio collegare il contributo all’effettivo canone pagato dalla famiglia.
“Le nuove modalità di contributo però penalizzano le famiglie in modo rilevante – spiegano Erminio Veronesi della Cgil di Mirandola e Giulia Moretti della Cgil di Carpi (in foto) – e rischiano di metterle in crisi proprio in un momento in cui sono esposte ai tanti costi legati alla ricostruzione delle proprie abitazioni”.
“I terremotati – continuano i sindacalisti – non hanno scelto la loro condizione e si augurano di tornare prima possibile nelle loro abitazioni, e non vanno visti come persone che vogliono lucrare sul loro disagio”.
Sono note le lungaggini dei meccanismi burocratici della ricostruzione, ed è importante accelerare i tempi del loro ritorno a casa. Nel frattempo però è necessario sostenere i redditi delle famiglie coinvolte, rivedendo in modo più equo i meccanismi dei contributi.
Il nuovo sistema prevede un contributo in base al numero dei componenti della famiglia e ai metri quadri dell’abitazione locata, prendendo come riferimento il valore medio dei canoni concordati di locazione. Non è detto però che le famiglie riescano ad accedere ad abitazioni a canone calmierato. Nella realtà i canoni di affitto (sia calmierato che libero) si aggirano su cifre superiori a quelle proposte nell’ordinanza del Commissario delegato per la ricostruzione.
La Cgil di Modena, insieme alle Camere del lavoro di Mirandola e Carpi, chiede perciò con forza la modifica del provvedimento e di aprire un confronto per individuare gli strumenti di sostegno più equi.

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