Nichilismo a tinte elettro rock

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I Fata sono tornati con lo stile e l’eleganza di sempre. Nichilismo Artificiale Tascabile è il nuovo disco della band carpigiana composta da Roberto Ferrari, Milo Mazzola, Daniele “Brando” Brandoli, Davide “Coach” Romitti e Alice Montagnani. Un inno al nostro tempo, alla deriva tecnologica che si cela dietro le pieghe di una contemporaneità sempre più complessa e annichilente. “Vedo il mondo girare in tondo… andare a fondo. Svolta tecnologica collaterale isterica” (ndr Nichilismo artificiale tascabile). Un lavoro maturo. Amaro. In bilico tra la ricerca di un senso e il vuoto che sempre più spesso caratterizza l’amore, le relazioni. La vita. “Le nostre vite sono un insieme di fragili meccanismi” (ndr Fragili meccanismi). “Il titolo di questo disco (uscito su etichetta indipendente Zeta Factory) – racconta Roberto Ferrari voce e leader della band – è nato con grande naturalezza. Specchio fedele del tempo in cui ci muoviamo. Intrappolati dentro a una sorta di meccanismo, siamo tutti più o meno schiavi di una tecnologia sempre più tascabile. A portata di mano. Sempre connessi e rintracciabili, in realtà siamo tutti più soli. Schiacciati. Annullati davanti allo schermo di un telefono, di un computer… non sappiamo trascendere, andare oltre. Perennemente distratti, abbiamo perduto la capacità di vedere ciò che ci sta intorno”. Le undici tracce del disco parlano anche d’amore. Decaduto. Plastificato.  “I sentimenti sono diventati sempre più evanescenti. Impalpabili. Le parole – prosegue Ferrari – paiono aver perso sostanza. Senso. E peso”.
“Parole che appena uscite diventano trasparenti come l’aria. Chi le ascolta ne sente il suono ma non ne percepisce il peso” (ndr La parte mancante). “La mercificazione dei sentimenti ne appiattisce la forza, la bellezza. I rapporti umani si semplificano, perché la fatica della costruzione quotidiana non è più tollerata. Che ci piaccia o no, siamo tutti più insensibili, circondati da un caos oggettivo ed emotivo che mina ogni punto di riferimento. Il dolore è impopolare”.  Da qui nasce l’esigenza di “isolare ogni piccola forma di dolore” (ndr  L’arte del niente) di cauterizzare la tristezza. La noia. L’angoscia. In questo lavoro c’è spazio anche per la denuncia sociale. La politique, chicca tutta da ascoltare, ci strappa un sorriso. Tragicomico, come la decadente situazione politica e culturale in cui versa da anni il nostro Paese: “pagliacci che anziché stare sotto a un tendone si trovano in palazzi a gestire l’interesse di milioni di persone. Cari signori, l’intelletto e la cultura non sempre vanno di pari passo. Io vedo idioti avidi e ipocriti che urlano in televisione pronti ad adeguarsi a ogni situazione e dicono che siamo tutti uguali! Ed io mi offendo, perché non è per niente questa la razza alla quale appartengo”.
La scrittura di Roberto è cresciuta. Si è affinata. Le sua voce dapprima sfiora e poi affonda, resa potente da un sound completamente nuovo. “Abbiamo cercato sonorità diverse, sperimentando nuovi ambienti, percorrendo strade ritmiche differenti. Senza nessuna preclusione.  Spazio quindi all’elettronica, a tempi più groove, a distorsioni al limite del metal… gli arrangiamenti – spiega il tastierista Daniele Brandoli – sono diventati parte integrante dei nostri pezzi, studiati con cura quasi maniacale, anche grazie al contributo straordinario del tecnico e musicista Marco Simon Maccari insieme al quale abbiamo prodotto il disco. Ci sono pezzi dance, cadenzati e rock come Quel poco che siamo, altri più intimi come Universi e, ancora, brani wave, più scuri, come La parte mancante o Trasparente”. Nichilismo Artificiale Tascabile ti entra immediatamente nelle vene. Prende alla pancia. Ti invita a lasciarti andare alla musica. A godere di ogni contrasto. Ogni chiaroscuro. Bellissime le pennellate elettroniche degne di Subsonica e The Chemical Brothers alternate a note dalle sfumature delicate, quasi estatiche.  Di Quel poco che siamo, primo trascinante singolo tratto dall’album, è disponibile il videoclip girato nella cornice di Villa Sorra. Diretto dalla regista Simona Zanetti – con le riprese di Alessio Bonetti e il montaggio di Roberto Ferrari – si ispira a Charlotte Sometimes, video dei Cure del 1993. Ambientazioni dal sapore onirico, grandi spazi a indicare i luoghi della mente in cui ricordi e vissuto si confondono. La protagonista, Erika Spada, incontra e raccoglie in una metaforica valigia le memorie di una relazione finita, l’amarezza della perdita, prima di ricominciare un altro viaggio, con una nuova valigia. Vuota. Una canzone che racconta la paura della vicinanza, la chimera del “noi”, una possibilità vaga che stenta a trovare forma. “Esasperati come nuvole che non trovano forma mentre il vento le disperde”.
 L’album  sarà disponibile nei negozi e in digitale a partire dal 3 aprile mentre l’11 aprile i Fata saranno in concerto al Circolo Mu di Parma.
Jessica Bianchi