Stranieri: dalla coabitazione alla convivenza

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No taxation without representation: il celebre motto delle democrazie liberali indica come, a fronte delle tasse che un cittadino paga, debba corrispondere per lui la possibilità di scegliere chi andrà a occuparsi di come tali imposte verranno spese. Un paradosso se si pensa ai numerosi stranieri che risiedono da anni sul territorio italiano. Se ne è parlato nei giorni scorsi, nella Sala Consigliare di Soliera, nell’ambito dell’incontro Integrazione politica e partecipazione, al quale hanno partecipato, in qualità di relatori, Khalid Chaouki, componente della Commissione Esteri alla Camera dei Deputati, il sindaco di Soliera Roberto Solomita, Souad Elkadani, presidente del Gruppo Donne nel Mondo, il giornalista Ciro Spagnulo ed Elisabetta Vandelli, presidente dell’associazione IntegriaMO. Sul tema immigrazione ci sono molti falsi miti da sfatare. Come quello, molto diffuso, che gli stranieri gravino sul bilancio dello Stato. A questo proposito, la recente ricerca L’economia dell’immigrazione: costi e benefici, promossa dalla Fondazione Leone Moressa, ha rivelato come, in realtà, sia vero tutto il contrario: se nel 2012 lo Stato ha speso 12,6 miliardi, l’1,77% del totale, per l’arrivo di nuove famiglie di immigrati – compresi gli oneri per i servizi sanitari, educativi, servizi sociali, alloggi, giustizia, spese del ministero degli Interni per la gestione e trasferimenti economici – nello stesso arco di tempo ha ottenuto 16,5 miliardi di euro dagli stranieri. Gli immigrati, che in Italia possiedono l’8,2 per cento delle aziende totali e, grazie a queste, producono 85 miliardi di valore aggiunto, fruttano 3,9 miliardi di euro all’economia del Paese. La frustrazione di chi, a fronte delle tasse pagate, non può accedere al diritto di voto amministrativo, o deve comunque attendere 10 anni per ottenere la cittadinanza – ai quali si sommano in media altri 5 per le pratiche burocratiche e, per quanto riguarda la Questura di Modena, un altro anno soltanto perché la propria domanda venga presa in carico, secondo quanto dichiarato nel corso dell’incontro da Ciro Spagnuolo – è evidente. “Siamo travolti da un dibattito pubblico che si concentra sull’emergenza che riguarda i circa 70mila richiedenti asilo – ha sottolineato Khalid Chaouki nel suo intervento – mentre ci si dimentica dei 5 milioni di cittadini che sono ormai parte integrante del nostro sistema sociale e, non dimentichiamolo, economico. Il diritto di voto amministrativo, con tempi più rapidi per l’ottenimento della cittadinanza e la semplificazione dei passaggi burocratici, rappresenta non soltanto un diritto già riconosciuto anche dall’Europa, ma anche un potente strumento di responsabilizzazione per le comunità. In questi territori potete vantare esempi di convivenza realmente costruita, esempi che è molto importante diffondere, soprattutto in questo periodo di crisi economica. Dobbiamo passare dal parlare di rappresentanza degli immigrati a un nuovo senso di comunità, dalla coabitazione alla convivenza”. Tra gli strumenti per costruire un’integrazione efficace, anche la Consulta per l’Integrazione, come sottolineato da  Solomita: “La Consulta per l’Integrazione dell’Unione Terre d’Argine è recente, anche se la sua genesi ha richiesto molto tempo. In realtà è mista, nel senso che al suo interno siedono italiani e stranieri insieme, proprio per rafforzare l’elemento integrativo. Il presidente della Consulta è anche consigliere aggiunto nel Consiglio dell’Unione e rappresenta quei circa 15mila cittadini – il 10% della popolazione totale – che non trovano rappresentanza attraverso il voto”. Nel corso dell’ultima seduta del Consiglio dell’Unione è stata approvata all’unanimità una mozione per il rilancio dell’operato della Consulta: “dobbiamo dare la possibilità di partecipare ai singoli cittadini, anche se non hanno alle spalle un’associazione e bisogna puntare fortemente al coinvolgimento delle seconde generazioni e sulla comunicazione. Occorre inoltre che la Consulta riesca a lavorare su obiettivi esigibili, mete realizzabili, perché saranno questi risultati la migliore risposta a chi, nel fomentare l’odio nei confronti delle minoranze, trova la propria ragione sociale”.
Marcello Marchesini
 

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