La mano lunga di Renzi…

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Per le Fondazioni di origine bancaria si annunciano tempi difficili. La ciliegina sulla torta è l’ulteriore inasprimento della tassazione previsto dalla Legge di Stabilità del Governo Renzi. Con i provvedimenti degli ultimi mesi e quelli annunciati nella manovra si passerà dai 100 milioni di euro di tasse del 2011 ai 340 milioni nel 2014, per arrivare a 360 nel 2015. Questo risultato scaturirà dall’aumento degli oneri sui rendimenti derivanti dagli investimenti finanziari – passati dal 12,5% al 20% nel 2012 e poi al 26% nel luglio 2014 – combinato all’ulteriore aggravio sulle rendite finanziarie che emerge dalle bozze della Stabilità. Come questa stretta fiscale si ripercuoterà sul nostro territorio? Lo abbiamo chiesto al presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Giuseppe Schena. “Se i provvedimenti annunciati – i quali riguardano esclusivamente i dividendi di natura azionaria – dovessero diventare legge, passeremmo da un onere di 30mila euro a 400mila. Il nostro bilancio è fatto di costi e ricavi, riducendo l’avanzo di bilancio a disposizione è ovvio che calerebbe anche la nostra capacità erogativa”.
Il 30 ottobre scorso, il Consiglio di Indirizzo ha approvato il Documento Programmatico Previsionale 2015, predisposto dal Consiglio di Amministrazione, per definire le linee di intervento del prossimo anno. Sulla base delle stime sulla redditività e dell’ascolto dei bisogni espressi, l’ente prevede di destinare al territorio 4,7 milioni di euro per il 2014 e 4,5 milioni per il 2015.  Il preconsuntivo quantifica in oltre 9 milioni di euro il risultato della gestione finanziaria, con un avanzo di esercizio di circa 7 milioni e mezzo (i dividendi incassati ammontano a 1,9 milioni di euro, mentre gli interessi e i proventi assimilati si stimano in 3,7 milioni).
“L’incremento dal 5% al 77,74% della quota imponibile dei dividendi percepiti sarà applicabile con riferimento alle distribuzioni di utili effettuate dal 1° gennaio 2014”, spiega il presidente. L’imposta effettivamente dovuta dalle fondazioni bancarie sarà quindi pari al 21,38% (ossia il 27,5% del 77,74%) del dividendo percepito.
“Accanto al peso della tassazione sui dividendi, ciò che ci preoccupa – ribadisce Schena – è proprio la prospettata retroattività la quale rischia di impattare su erogazioni già deliberate e liquidate”. 
E se oggi i dividendi di natura azionaria non brillano a causa della fase recessiva, “futuribilmente, contando in una possibile ripresa del mercato azionario, a causa del cambiamento della base imponibile, ci troveremmo a dover sostenere aumenti esponenziali degli oneri fiscali”. E mentre l’aumento della pressione fiscale previsto dalla Legge di stabilità incassa il no deciso di Acri, associazione che rappresenta le Fondazioni di origine bancaria, Schena si definisce “abbastanza preoccupato ma ottimista. Il gettito complessivo che il Governo prevede di portare a casa con questo provvedimento è di circa 120 milioni di euro: una cifra che non sposterebbe nulla a livello centrale ma avrebbe un effetto depressivo sulle realtà locali”. A fronte di una crisi che sta mettendo a dura prova le famiglie, tassare maggiormente le fondazioni vuol dire sottrarre risorse destinate al sostegno dei più fragili: anziani, malati, disoccupati. La mappa dei bisogni anche nella nostra città ha ormai assunto contorni drammatici ed emergenziali: la mano pubblica, da sola, non è più in grado di farvi fronte. Senza l’aiuto della Fondazione, il panorama si farebbe ancor più desolante.
Jessica Bianchi
 

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