Sul fronte delle prestazioni specialistiche, l’Aziendal Usl di Modena è il fanalino di coda della Regione Emilia Romagna. Un triste primato a cui, naturalmente, non sfugge nemmeno il nostro grande vecchio: l’Ospedale Ramazzini di Carpi. In questo caso, sotto accusa non sono le vetuste mura, bensì i tempi d’attesa sempre più dilatati per accedere – quando va bene – a una visita specialistica. A tracciare la desolante fotografia dello stato di salute della sanità pubblica cittadina, è stato il direttore del Distretto socio – sanitario di Carpi, Claudio Vagnini, durante un incontro alla Casa del Volontariato con i componenti del Forum del Terzo Settore della Provincia di Modena. “I nervi scoperti sono numerosi e riguardano l’intero Distretto. Le criticità sono trasversali e il quadro d’insieme è alquanto complicato: occorre al più presto cambiare rotta e mettere in moto dei percorsi migliorativi, apportando dei cambiamenti strutturali e definitivi”, sottolinea il dottor Vagnini. I dati sono sconfortanti: lo scorso anno, ad esempio, veniva soddisfatto il 57% delle richieste di Tac alla testa, nel 2014 la percentuale è scesa al 18%. O, ancora, per quanto riguarda l’Oculistica, siamo passati dal 61% del 2013 al 48% di quest’anno. Tempo medio per ottenere una visita alla vista in ospedale: tre mesi! I numeri, già negativi, sono ulteriormente peggiorati e, anche “su sollecitazione della Regione, l’Azienda sanitaria ha deciso di intervenire su vari fronti: incrementando il numero di prestazioni elargite, ampliando gli orari di visita, favorendo percorsi dedicati per i pazienti cronici e accreditando poliambulatori al di fuori del distretto, allargando cioè gli ambiti territoriali”. Certo l’azione dell’Usl di Modena arriva in ritardo, soprattutto rispetto a nostri vicini di casa ben più virtuosi e lungimiranti. Basti pensare a Parma, dove il direttore generale dell’Ausl, Massimo Fabi, ha operato scelte forti, optando per un solo Hub (il Policlinico) e tre ospedali minori, ma investendo fortemente sul territorio, attraverso l’apertura di ben 26 Case della Salute. “Parma – prosegue Claudio Vagnini – rappresenta un modello da seguire. Anche a Carpi si deve stringere sulla Casa della Salute per iniziare così ad approntare nuovi percorsi assistenziali – anche grazie a un coinvolgimento sempre più attivo dei medici di famiglia – modi diversi di intendere la cura e la medicina, soprattutto per i pazienti cronici” i quali, lo ricordiamo, incidono sul bilancio della spesa sanitaria per circa il 40%. “Concentrare l’attenzione sulle patologie di lungo corso, creando percorsi specifici per questi pazienti, significa tagliare concretamente i tempi d’attesa in sanità”. Togliere anziani e malati cronici dai circuiti ospedalieri, inserendoli in percorsi alternativi, come appunto le Case della Salute, è l’unico modo per rendere più efficiente il nostro zoppicante sistema sanitario. Malgrado la crisi abbia fatto registrare un calo, a livello regionale, del 15-18% nel numero delle visite poiché sempre più famiglie non sono in grado di sostenere l’onere del ticket sanitario, “la domanda resta sempre troppo alta”, conclude Vagnini. Scommettere sul territorio è l’unica carta a disposizione per “allargare l’accesso dei cittadini alla sanità pubblica”. Già nel 2005 il Pal (Piano attuativo locale) vero e proprio piano regolatore della sanità, raccomandava la chiusura degli ospedali di Castelfranco e Finale Emilia. Se così fosse stato, anziché sette nosocomi operativi in Provincia di Modena oggi ne avremmo 5, il che si sarebbe tradotto in una maggiore disponibilità di risorse da investire in modo attento e oculato per potenziare la medicina territoriale, avvicinare ai cittadini l’erogazione dei servizi più semplici e a bassa complessità, dar forma a nuove forme assistenziali per i malati cronici e gli anziani (letti di lungoassistenza sul territorio e di lungodegenza-riabilitazione in tutti gli ospedali della provincia), riorganizzare i nosocomi per garantire i migliori livelli di sicurezza e appropriatezza a pazienti e operatori e valorizzare le risorse umane. Accanto a un Pal che, in molti casi, è rimasto lettera morta, anche il capitolo risorse umane è alquanto miserevole. L’Ausl di Modena annuncia un ampliamento degli orari di visita dalle 8 alle 20, dal lunedì al sabato e la domenica nelle aree di maggiore criticità: con quali professionisti? I muri di certo non bastano a garantire efficaci ed efficienti percorsi di cura: un adeguato numero di medici, infermieri e tecnici, sì.
Jessica Bianchi