REMO BODEI – La gloria ha ceduto il passo alla mediocrità

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“In un tempo dominato dalla mediocrità, diceva Leopardi, non vi è più spazio per un ideale alto come quello della gloria”. A parlare è il filosofo Remo Bodei, docente di Storia della filosofia presso l’Università di Pisa. Gli eroi gloriosi del mondo antico, la cui memoria si tramanda da secoli, hanno ceduto il passo a uomini celebri: “la celebrità è qualcosa che nasce recentemente, con la nascita dei mezzi di comunicazione di massa. E’ una fama effimera, che passa velocemente”. La democrazia, per Bodei, ha rappresentato l’apertura di una falla: “in passato la gente si accontentava della propria posizione sociale, erano pochi coloro che emergevano. Oggi, al contrario si è aperta la possibilità di aspirare a qualcosa in più ma, la maggior parte della gente, non riesce a realizzare i propri sogni, le proprie ambizioni. Ciò genera una grande frustrazione sociale e la politica spesso si riduce a una sorta di arte consolatoria. Il famoso quarto d’ora di celebrità è un tentativo di soddisfare il bisogno di riconoscimento di molti”. Mentre Cesare, Napoleone, Cartesio o Giordano Bruno sono e resteranno eterni gloriosi, “gli eroi del nostro tempo, sono quelli del tempo libero, del gossip, dei social. Sono inflazionati e hanno una breve durata. Paiono vicini, famigliari e consentono ai più di vivere di luce riflessa. Sono celebri perché vi sono gruppi che li idolatrano, seppure temporaneamente”. Un fenomeno che, secondo il professore non deve essere irriso, bensì indagato e compreso: “la gente, per lo più composta da infami, ovvero da persone che non conosceranno mai alcuna fama e il cui nome sarà presto dimenticato, assume calciatori, attori ed ereditiere come propri ideali perché la società nel suo complesso non offre obiettivi più nobili”. Radio e televisione prima e Internet poi, hanno rotto la barriera tra “esterno e interno. Il mondo in forma di immagini e simulacri oltrepassa la soglia delle nostre case. Come la politica, che si è fatta domestica. Addomesticata. La casa è una serra in cui la politica drogata cresce veloce: i politici di oggi non valgono per i loro programmi ma perché sono di bell’aspetto, perché parlano bene…”. La crisi e il conseguente impoverimento priva i più dei mezzi necessari per elevarsi, occorre quindi “accontentarsi di vite immaginarie, proiettate su altri”. L’idea di maturare e innalzare se stessi è desueta, consumare è la parola chiave dell’oggi. “A essere mutato – prosegue Bodei – è il bisogno di riconoscimento. Non esiste più l’aspirazione all’immortalità che dominava gli antichi, bensì il desiderio di essere presenti, visibili, nella società. E ciò è indice di debolezza: chi ha una personalità forte, autonoma, non ha bisogno di legittimazione. Le nostre, sono pertanto società deboli. Viviamo vite precarie. Ci orientiamo male”. E allora qual è il pericolo che corriamo? “Uno dei pericoli più concreti che corre la democrazia, dove dovrebbe dominare la maturità dei cittadini,  è che si cerchino uomini forti, in grado di dettare, con la suggestione o la violenza, valori stabili. Dio, o chi per lui, ce ne scampi”.
Jessica Bianchi