“Aquile Randagie è il nome che i ragazzi scelsero per il Clan nel 1997 quando ancora ero un capo scout. Fu in quel periodo che, documentandomi su vecchi libri, scoprii che alcune Aquile Randagie erano transitate per il campo di Fossoli. Successivamente, in occasione della Route in Val Codera nel 1998, avvenne l’incontro con Romilda, una montanara della zona che conosceva le Aquile Randagie e i sentieri che portavano in Svizzera, quelli più facili per anziani e bambini e quelli più tortuosi coi nascondigli per i partigiani”. Il 12 luglio ricorre il 70° anniversario dell’eccidio del Poligono di tiro di Cibeno dove, nel 1944, vennero trucidati 67 internati politici prelevati dal vicino campo di concentramento di Fossoli e Roberto Arletti, scout e consigliere comunale del Pd, ci tiene a ricordare che c’erano anche delle Aquile Randagie fra loro. Quando il 9 aprile 1928 il regime fascista dichiarò soppresso lo scautismo in Italia, “alcuni scout di Milano e Monza – racconta Arletti – decisero di continuare le attività clandestinamente, promettendo di resistere un giorno in più del Fascismo”.
Operavano principalmente nell’alta Italia, Milano, Como, Parma e Monza: quella delle Aquile Randagie è la storia di una Resistenza durata 17 anni. Le Aquile Randagie avevano fondato l’ O.S.C.A.R., Opera Scoutistica Cattolica Aiuto Ricercati, un’associazione per aiutare tutti i perseguitati: si fecero carico di salvare indifesi, ricercati, renitenti alla leva, ebrei, antifascisti e perseguitati di ogni fede politica, chiunque fosse stato in pericolo di vita indipendentemente dal credo religioso o politico.
“Nel periodo che va dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 le persone salvate da queste dimenticate Aquile Randagie, furono 2.166. L’attività dell’O.S.C.A.R. fece presto infuriare le SS e i fascisti che iniziarono una spietata caccia all’uomo. Purtroppo alcuni, dopo essere stati catturati, transitarono per il campo di concentramento di Fossoli: Luigi Monti che si era prestato a stampare i primi numeri del giornale clandestino Il Ribelle; Teresio Olivelli, che confortò un altro compagno gravemente infermo e in punto di morte, il carpigiano Odoardo Focherini; Carlo Bianchi, presidente della Fuci milanese”. Arletti scende nei particolari di ogni storia e conclude: “se la nostra città può vantare ben 6 gruppi Scout ed è una di quelle con la più alta densità in Italia, significa che quel messaggio di speranza, libertà, servizio e “aiuto in ogni circostanza” proprio dello scoutismo è rimasto intatto ed è arrivato sino a giorni nostri restando ben radicato nei giovani di oggi come in quelli di allora”.
S.G.