Sono oltre 60 gli allievi della Scuola alberghiera di Carpi che, giunti al termine del loro percorso formativo, hanno preparato per 150 ospiti, tra genitori e autorità, il tradizionale saggio di fine anno: l’ambientazione inedita e giocosa è stata quella di un’antica osteria carpigiana. I ragazzi hanno espresso le loro abilità nel preparare gli aperitivi e gli stuzzichini sul ricco buffet che ha accolto gli ospiti, allestito ispirandosi a fotografie e documenti sulle osterie storiche di Carpi. Dopo il saluto del vescovo monsignor Francesco Cavina, a fianco di don Ivo Silingardi, fondatore della scuola, e a don Andrea Zuarri, attuale presidente, il saggio è proseguito con l’intervento di Massimo Loschi, autore del libro Quater pas per usterìi in dialetto carpigiano, fonte preziosa da cui hanno attinto docenti e allievi per presentare i piatti. Tra tutti, citiamo il friggione, il ragù tagliato al coltello, la spinacina, la faraona ripiena, la mostarda fina di Carpi e il belsone con lo zabajone. Dopo il caffè preparato con la moka, a tutti gli ospiti è stata offerta una confezione di Amaretti di San Geminiano. Tra le autorità presenti, il presidente della Provincia Emilio Sabattini, l’assessore provinciale alla Formazione professionale Cristina Ceretti, il sindaco Enrico Campedelli e gli assessori Alberto Bellelli e Simone Morelli, oltre al vice questore Manuela Ori. Le autorità, nei loro saluti, hanno espresso grande apprezzamento per l’opera svolta dal Nazareno che, da oltre mezzo secolo, fa riscoprire ai giovani il proprio valore e le proprie attitudini attraverso il lavoro e lo studio. Il direttore del Nazareno, Luca Franchini, soddisfatto e orgoglioso della prova offerta dai suoi ragazzi, ha ricordato che il saggio costituisce per gli allievi, prima di arrivare agli esami, un appuntamento importante, una vera e impegnativa prova professionale, e al tempo stesso un momento di gioco. “Dall’osteria Italia, che abbiamo festeggiato in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità, ripercorrendo la cucina della Penisola da Nord a Sud, arriviamo all’osteria carpigiana. Una piccola ma intensa ricerca di luoghi, nomi e storie. Con una scoperta: in passato a Carpi si trovavano più di sessanta osterie. L’esperienza dell’osteria – ha aggiunto – ha uno scopo didattico per i ragazzi, chiamati a servire a tavoli da 4, non più da 10, e ad adattarsi anche nel modo di proporsi”. A seguire, il direttore ha ringraziato le aziende fornitrici che hanno reso possibile l’evento: La Fonte, Ofg, Giblor’s, la Cantina di Santa Croce, senza dimenticare la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi che, con proprio contributo, ha permesso di acquistare una nuova cucina.