Il report segreto fa nuova luce sulle trivellazioni

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Esiste un nesso tra le operazioni di iniezione/estrazione e stoccaggio di fluidi e l’attività sismica del maggio 2012? A questo inquietante interrogativo è stata sostanzialmente chiamata a rispondere la Commissione tecnico-scientifica (Ichese) incaricata dalla Regione Emilia Romagna.  “L’attività sismica immediatamente precedente il 20 maggio e l’evento  principale del 20 maggio sono statisticamente correlati con l’aumento dell’attività di estrazione e re-iniezione di Cavone”, si legge nelle conclusioni della relazione stilata. E, ancora, “l’attuale stato delle conoscenze e l’interpretazione di tutte le informazioni raccolte ed elaborate non permettono di escludere, ma neanche di provare, la possibilità che le azioni inerenti lo sfruttamento di idrocarburi nella concessione di Mirandola possano aver contribuito a innescare l’attività sismica del 2012 in Emilia”. E, infine, “lo studio effettuato non ha trovato evidenze che possano associare la sequenze sismica del maggio 2012 in Emilia alle attività operative svolte nei campi di Spilamberto, Recovato, Minerbio e Casaglia, mentre non può essere escluso che le attività effettuate nella Concessione di Mirandola abbiano potuto contribuire a innescare la sequenza. Va comunque considerato che tutto l’orogene appenninico sottostante la pianura padana è sismicamente attivo ed è quindi essenziale che alle attività produttive vengano associate azioni appropriate che contribuiscano a gestire il rischio sismico inerente queste attività”. Sono questi i passaggi fondamentali  delle conclusioni che la commissione Ichese ha elaborato, i quali aprono scenari nuovi sulle trivellazioni nel nostro territorio. Dopo l’imbarazzato silenzio da parte dei vertici della Regione sul report Ichese, consegnato a metà febbraio e mai reso pubblico, sino alla pubblicazione di alcune indiscrezioni sulla rivista Science,  il presidente Vasco Errani chiede venia:  “nessuna sottovalutazione dei problemi, ma è necessario un approfondimento tuttora in corso poiché questa relazione non dà risposte risolutive. Abbiamo sempre agito in buona fede”. Buona fede o no, la Regione ha deciso di estendere, sino all’acquisizione dei risultati di una nuova commissione convocata dal Ministero dello Sviluppo economico (un’altra?) la sospensione di qualsiasi nuova attività di ricerca e coltivazione (sono 14 al momento le richieste in corso di valutazione ambientale). Per quanto riguarda le trivellazioni in corso e quelle già autorizzate invece, Cavone compreso, nessun blocco: potranno continuare la propria attività. Un provvedimento insufficiente che non soddisfa il Movimento No Triv di Reggio Emilia, come ci spiega l’attivista Elisabetta Sala dopo l’incontro in Regione, durante la seduta dell’Assemblea Legislativa con gli assessori Paola Gazzolo e Giancarlo Muzzarelli, lo scorso 15 aprile. “Da anni chiediamo trasparenza su queste attività, dati pubblici e accessibili,  in modo non solo da non generare confusione e illazioni di fantasia, ma anche per poter condividere scelte sul territorio insieme a chi ci amministra.
Tre settimane fa, una delegazione di No Triv, insieme al sindaco di Ferrara Tagliani e ad altri primi cittadini, doveva essere ricevuta in Regione dall’assessore Muzzarelli che non si è nemmeno presentato all’appuntamento, sostituito dal sottosegretario Bertelli in rappresentanza delle istituzioni e da alcuni membri del Servizio Geologico.
Alla mia domanda sullo stato del rapporto Ichese hanno dichiarato che la Commissione era stata sospesa a data da destinarsi per gravi problemi di salute di due componenti  e che, in ogni caso, era ancora lontana dal prendere qualsiasi decisione. Sapere che il rapporto è rimasto per oltre un mese tra le mani dei nostri amministratori regionali, ci fa malissimo, come cittadini e come persone che hanno chiesto da sempre trasparenza e partecipazione”.
La conclusione del rapporto è chiara: non si può escludere completamente la correlazione tra le attività di estrazione in corso nella Bassa dagli Anni 80 e il sisma del 2012. “Ciò dovrebbe bastare per programmare uno stop di queste attività, soprattutto in presenza di faglie attive sismogenetiche. Problematica gravissima che si va ad aggiungere alle nostre rimostranze circa l’impatto ambientale di tali operazioni e l’effettiva necessità di estrarre idrocarburi, dal momento che per la loro scarsa presenza in Italia, ne importiamo ben oltre il 90%. Il gioco non vale la candela”.
Oggi più di ieri.
Jessica Bianchi