“E’ magnifico che Carpi, la nostra bella città, abbia dato i natali al primo studio al mondo condotto per comprendere le relazioni tra ipertiroidismo e grafia. Per me, questa, è la più grande e la più bella delle soddisfazioni”. Sono queste le prime parole del professor Giampaolo Papi, specialista in Endocrinologia all’Ospedale Ramazzini di Carpi e docente di Endocrinologia all’Università Cattolica di Roma, nel commentare la pubblicazione dello studio sulle pagine della prestigiosa rivista americana Thyroid, organo ufficiale dell’American Thyroid Association, la più autorevole in tema di fisiologia e patologia della tiroide. Secondo lo studio “made in Carpi” la grafia di una persona può essere influenzata anche dalla tiroide: ricercatori dell’Università Cattolica – Policlinico A. Gemelli di Roma hanno infatti scoperto che uno squilibrio degli ormoni tiroidei provoca dei cambiamenti nel modo di scrivere del paziente, in particolare che l’ipertiroidismo, ovvero l’eccesso di ormoni tiroidei nel sangue, causa significative modificazioni grafiche. La scoperta è frutto di uno studio clinico supervisionato dal professor Alfredo Pontecorvi, direttore della Divisione di Endocrinologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e coordinato dai professori Giampaolo Papi e Salvatore Maria Corsello, in collaborazione con il professor Lazslo Hegedus, presidente della Società Danese di Endocrinologia e con l’avvocato Cristina Botti, perito grafologo e segretaria dell’Associazione Grafologica Italiana. Una scoperta importante non solo in ambito medico, in quanto può contribuire a una diagnosi di malattia tiroidea, ma anche in quello legale. Basti pensare, solo per fare un esempio, a un paziente che faccia testamento olografo mentre è in condizioni di ipertiroidismo: il documento testamentario potrebbe essere impugnato adducendo che si tratti di un falso, quando invece le variazioni di grafia sono riconducibili all’eccesso di ormoni tiroidei. “Abbiamo preso in esame un gruppo di 22 pazienti carpigiani colpiti da ipertiroidismo conseguente a malattia di Graves-Basedow e, al momento della diagnosi, – prosegue il professor Papi – abbiamo chiesto loro di scrivere un testo prestabilito. Un anno dopo la normalizzazione dei livelli ormonali ottenuta grazie alla terapia medica, i pazienti si sono nuovamente cimentati nella scrittura del medesimo testo. Tutti hanno dimostrato significative modificazioni nelle categorie grafiche esaminate, prima e dopo la terapia, percepibili anche all’osservazione diretta. In particolare, sono state rilevate variazioni statisticamente significative nella grandezza delle lettere e negli spazi tra una parola e un’altra. La scrittura del paziente in condizioni di ipertiroidismo è risultata più nervosa e spigolosa rispetto a quella dello stesso paziente una volta guarito. Le differenze grafiche, dunque, dovrebbero essere annoverate tra i sintomi e i segni clinici di ipertiroidismo, accanto a quelli già noti e riconosciuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Vorrei infine ringraziare di cuore tutti i pazienti per la loro disponibilità. L’importante risultato conseguito è anche merito loro”.
Jessica Bianchi