Abbiamo perso il potere della proprietà!

0
390

“Abbiamo perso il potere della proprietà”. E’ questa l’amara conclusione al termine del forum nella sede Asppi di Carpi perché i piccoli proprietari immobiliari che incontriamo sono sfiniti. La gente pensa che facciano una vita da nababbi in virtù del fatto che sono proprietari di una seconda casa, ma hanno lavorato una vita intera e con l’affitto pensavano di integrare la loro pensione. Invece si sono ritrovati a gestire un sacco di grane, al punto tale da rovinarsi la vecchiaia. Si tratta di cittadini, tutti di mezz’età, pensionati, che chiedono solo di essere maggiormente tutelati: “subiamo angherie e offese, ci sentiamo sfruttati da persone che mancano di rispetto. Ci sono inquilini straordinari ma anche minoranze arroganti”.

“Mi è toccato di pagare l’avvocato per riavere le chiavi di casa”

La signora Carla è inviperita e non si dà pace. “Il mio inquilino non pagava l’affitto eppure aveva un telefonino nuovo di zecca, girava in Mercedes, aveva il decoder e cenava fuori. Io ho vissuto in fabbrica le mie giornate e, con i sacrifici di una vita, insieme a mio marito, avevo acquistato questo appartamento pensando di integrare così la pensione. Invece il mio inquilino ha smesso di pagare l’affitto perché diceva di non avere un lavoro e per un anno e mezzo io non ho incassato un soldo ma ho continuato a pagare le tasse su rendite che non incassavo e sulla proprietà di una seconda casa. Quando andavo a bussare alla sua porta per sollecitare il pagamento del canone mi sembrava di chiedere l’elemosina”. Alla fine la signora Carla ha deciso di procedere con lo sfratto, lungo ma soprattutto costoso: oltre ad aver perso più di 9mila euro d’affitto ha dovuto spenderne 2mila 500 in spese legali. “Quando è arrivata la convalida dello sfratto, l’inquilino se ne è andato senza riconsegnarmi le chiavi. Per riaverle ho dovuto sborsare altri 200 euro all’avvocato”. Per riavere a disposizione la sua proprietà la signora Carla ha sborsato complessivamente12mila e 400 euro circa.

La storia infinita di uno sfratto costato 12mila 800 euro
Gabriella e Gianni sono marito e moglie e raccontano di un giovane del Sud che si era trasferito a Carpi dove aveva trovato lavoro come metalmeccanico ma dopo poco era finito in cassa integrazione. “Dopo aver pagato due mesi d’affitto se n’è tornato a casa ma al suo posto è venuto il cognato. I vicini hanno cominciato a telefonarci per riferire di un via vai sospetto di gente, soprattutto donne dell’Est. Insospettiti, abbiamo chiesto all’inquilino di verificare la presenza di altre persone ma lui ci ha sempre detto che nell’appartamento vivevano solo la moglie e i tre figli. Eppure la bolletta dell’acqua è salita a 630 euro. Ci faceva delle sceneggiate che commuovevano tant’è che gli abbiamo portato persino i vestitini dei nostri nipoti per aiutarlo. Non abbiamo riscosso l’affitto per un anno e mezzo: una volta ci ha consegnato un assegno che non era nemmeno valido. Allora abbiamo deciso di procedere con raccomandata per intimargli lo sfratto ma lui non voleva andare via. Non rimanevano che le vie legali”. La convalida dello sfratto alla fine è arrivata ma Gabriella e Gianni hanno calcolato di averci perso 12.800 euro (mancato incasso degli affitti, spese condominiali arretrate, spese legali, utenze non pagate, spese per il ripristino dell’appartamento danneggiato).
“Da più di due anni l’appartamento è occupato da una famiglia ghanese e non abbiamo problemi: addirittura quando tornano nel loro paese d’origine ci anticipano l’affitto”.

“Pensavo a una vecchiaia in serenità e invece sono sempre in ansia”
Luciano gestisce l’appartamento della suocera e col ricavato dell’affitto paga il mutuo che ancora grava sull’immobile. “Nonostante le promesse di pagamento, per mesi non sono riuscito a riscuotere il canone e, per pagare la rata del mutuo, ho dovuto usare parte di quelle risorse che ho accantonato per le emergenze della vecchiaia. Nonostante questo, ho evitato le vie legali”. L’intento che anima questi piccoli proprietari immobiliari è quello di “riuscire a instaurare un rapporto, cercare di essere collaborativi e di aiutare le coppie giovani (tant’è che non aggiorniamo da anni gli affitti in base all’Istat)” ma spesso non si riesce a instaurare una relazione e il padrone di casa viene percepito come ostile.
Nascono così i problemi che diventano fonte di grande ansia per i proprietari immobiliari che vorrebbero, invece, trascorrere gli anni della pensione in modo sereno. “Vorremmo almeno avere la certezza che, una volta terminato il periodo stabilito dal contratto, l’immobile venga liberato dall’inquilino e torni in nostra proprietà. E’ chiedere troppo?”.

Avevano dichiarato un cagnolino di piccola taglia, ma dentro casa c’era uno zoo
La signora Paola esordisce con l’affermazione: “tutti gli anni c’è una nuova grana. Vuole che le racconti l’ultima?” e si scalda subito diventando travolgente.
Ha affittato il suo mini di 46 metri quadri a una coppia italiana che, al momento del contratto, ha dichiarato un cagnolino di piccola taglia. “Ho chiesto all’amministratore di condominio che ha acconsentito in virtù del fatto che si trattava di un animale di piccola taglia”. Dopo che la coppia è entrata in casa, la signora Paola ha iniziato a ricevere le telefonate dei vicini infastiditi dall’odore che veniva dall’appartamento e dalla pipì di cane sulle scale del condominio. “Ho chiamato il mio inquilino che ha ribadito la presenza di un solo cane di piccola taglia. Allora sono andata a vedere e ho trovato in casa un cane di razza golden retriever, che non è certo di piccola taglia. I vicini continuavano a insistere dicendo che erano due i cani. Allora mi sono appostata in auto e ho atteso che uscissero con i cani, che erano effettivamente due golden retriever”. Nei 46 metri quadri del mini della signora Paola, “con il parquet di legno”, insieme ai due cani vivono due gatti, un criceto e un coniglio. “Mettiamo a disposizione un nostro bene per il quale non c’è alcun rispetto e sul quale perdiamo ogni diritto”.

A 82 anni non voglio avere questi problemi
Non incassa il canone da cinque mesi la signora Vanna che ha 82 anni e ha affittato un locale a uso commerciale. “Per lei è facile chiedere l’affitto stando seduta in casa” si è sentita rispondere dal suo inquilino. Non era mai capitato in sei anni ma da quattro mesi non paga. L’ultima volta che la signora Vanna ha telefonato elemosinando ciò che le spetta di diritto, l’inquilino le ha risposto “Se lavoro, pago”. La signora Paola non ci sta e dopo una vita di sacrifici, con i suoi 82 anni portati molto bene, ci fa notare che “alzare la serranda del negozio alle 18 per chiuderla alle 22 non è certo utile a incrementare gli affari…”.
La rassegnazione è evidente quando la signora Paola conclude dicendo: “sono più tutelati loro di noi…”.

Io non ho altri redditi
“Mi sento la più fortunata – conclude Maria – perché non ho problemi a incassare il canone, indifferentemente da italiani e stranieri, forse perché si tratta di affitti concordati e quindi particolarmente bassi. Io non ho altri redditi mentre mio marito ha fatto il fornaio per una vita. Gli inquilini quando hanno bisogno chiamano lui per fare le piccole manutenzioni, anche per cambiare una lampadina e, contrariamente a quanto previsto, ci facciamo carico anche del costo della lampadina. Purtroppo non possiamo scontare le spese perché non sono previste detrazioni se non per la manutenzione di un certo tipo come il cambio della caldaia”. Maria si infiamma però parlando della novità della tracciabilità degli affitti: “ci sono inquilini che non sanno nemmeno cosa sia un bonifico. Persone disagiate, stranieri che lavorano in nero e anziani che non hanno più un conto corrente: persone abituate a pagare in contanti e oggi in difficoltà”.
Questi piccoli proprietari immobiliari, negli anni della pensione, pensavano di preoccuparsi solo della loro salute e, invece, devono affrontare grane e problemi per aver scelto di dare in affitto il loro appartamento. “Alternative non ce ne sono perchè gli appartamenti lasciati sfitti rappresentano comunque un onere, per le tasse che ci sono da pagare e, coi tempi che corrono, non riusciamo a venderli”.
Sara Gelli