La battaglia dei diari

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Tra i momenti più importanti per uno studente c’è quello in cui, all’inizio dell’anno scolastico, deve affrontare la scelta del diario da acquistare. Decisione non da poco perché, attraverso la propria agenda, i ragazzi mandano messaggi ai loro compagni: che tipo di persone sono o vorrebbero essere, cosa piace loro e cosa no, se seguono le mode oppure cercano di andare controcorrente, se premiano l’ironia oppure il glamour. Comix, Smemoranda, Seven, Invicta, Eastpak oppure, per i più giovani, gli immancabili Lupo Alberto, Barbie, Tartarughe Ninja, Uomo Ragno: supereroi vari e personaggi dei cartoni animati sono solo alcune delle mille possibilità tra cui scegliere. Sembra però che questa ritualità sia destinata a scomparire: da qualche anno infatti, anche a Carpi, gli istituti scolastici si sono autonomamente organizzati e acquistano il diario da un unico fornitore (extra rete distributiva al dettaglio) per tutti gli alunni. Tagliando fuori le cartolibrerie che, ovviamente, si lamentano. Dal punto di vista economico, i mancati introiti sono stati quantificati in città in oltre 100.000 euro annui e questo solo per quanto riguarda i diari, ai quali però si aggiunge una quota di fatturato perduta per i prodotti di cancelleria spesso comperati insieme al diario. Un mal di pancia che i proprietari delle cartolibrerie non riescono a farsi passare. “Si tratta di un danno notevole – dichiarano  – che prosegue da alcuni anni e va aumentando sempre più. Il diario era ancora uno di quegli oggetti che il bambino sceglieva con cura, ancor più dello zaino, passando in negozio anche mezz’ora”. In un esercizio commerciale cittadino, rispetto a 100 diari che rappresentavano la fisiologica rimanenza dei periodi precedenti, nell’ultimo anno scolastico ne sono avanzati ben 700 pezzi. “Con questa crisi, si tratta di un’ulteriore mazzata – spiegano i gestori – anche perché l’acquisto del diario è inserito in un contributo globale in cui figurano anche altre voci e la cosa ci sembra poco trasparente. La paura maggiore è che, di questo passo, si arrivi all’acquisto ‘interno’ del pacchetto di cancelleria, della divisa o dello zaino. Si tratterebbe di un commercio interno che gli istituti farebbero in concorrenza sleale con noi, che su questi articoli paghiamo fior di tasse”. E il risparmio nelle tasche delle famiglie, dato che anche per loro la crisi morde? Per rispondere, in questo caso, c’è chi pone dubbi sulla qualità dei diari proposti. “A parte il fatto che sono uguali per tutti e quindi il ragazzo non può più scegliere quello che preferisce si tratta di esemplari brutti, mal rilegati, che rischiano di rompersi già a metà anno scolastico”. Come se ne potrebbe uscire? “Vorremmo – auspica un altro esercente – che almeno fosse lasciata la facoltà alle famiglie di decidere in autonomia: chi vorrà il diario proposto dall’istituto potrà farlo, ma chi sceglierà invece di acquistarne uno differente potrà sempre venire da noi. Le offerte a prezzi vantaggiosi le abbiamo sempre fatte e continueremo a farle”.
Marcello Marchesini
 

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