“Io mi sono arreso. Troppi nemici forti con cui misurarmi. Tutte le carte che avevo in mano le ho giocate. Ora non mi resta più niente”. Non c’è più speranza nelle parole dell’imprenditore carpigiano Maurizio Lusvardi. La sua bella Jolie Jolie non ce l’ha fatta. Non più. “Da tre anni il fatturato continuava a crollare in modo verticale. Come si fa a tener duro con un 70% in meno di introiti? Ce l’ho messa tutta, in termini di capitali e in salute. Ho anche fatto una spending review, limitando i costi e lasciando a casa qualche dipendente, dopo essermi assicurato di avergli trovato una nuova occupazione”. Non è bastato: “per continuare a fare un prodotto ricercato come il mio devi avere delle strutture, fare degli investimenti. Tagliare i costi significa tagliare servizi e così smetti di essere competitivo”. Il futuro di Jolie Jolie è ancora incerto: “non so come chiuderò. A oggi l’azienda non è più operativa e non accettiamo ordini. La mia preoccupazione è quella di saldare pian piano tutti i terzisti, la mia piccola filiera che durava da vent’anni. Quel che so è che non ci dormo la notte e che tutto intorno ricevo pacche sulle spalle da parte di imprenditori che mi dicono: Oggi è toccata a te, domani potrebbe succedere a me. Ci hanno messi con le spalle al muro e io temo, anche se spero di sbagliarmi, che questo sia solo l’inizio di un crollo ancor più grande”. Per anni alla presidenza di Lapam, Maurizio Lusvardi è un uomo franco, diretto, che non ha mai nascosto il suo dissenso nei confronti di una politica, nazionale e locale, miope e, troppo spesso, inconcludente: “da anni, insieme ad altri imprenditori, continuo a gridare che la nostra città è in pericolo. Che siamo all’ultimo giro di campo. Che il fondo del barile è già stato raschiato completamente”. Un allarme caduto nel vuoto: “non è solo l’accesso al credito il problema. Il fatto è che in Italia e in Europa non c’è più mercato. Per anni ci siamo fatti concorrenza sleale tra noi e ora piangiamo e ci meravigliamo che le aziende chiudano: chi è causa del suo mal, pianga se stesso. L’introduzione dell’euro, il fenomeno della globalizzazione gestito da persone incompetenti e incapaci, tutto ciò ha portato alla disastrosa situazione attuale”. A pagarne le conseguenze siamo noi. Tutti noi: dipendenti, imprenditori… che importa? La nostra città sta morendo e questo è affare di ciascuno di noi. “Cosa hanno fatto gli amministratori locali quando, a partire dal 2009, dicevamo loro che stava per scoppiare una bomba atomica, che a Carpi serviva una politica nuova, altrimenti sarebbe morta? Niente. Non hanno fatto nulla”. Lusvardi non fa sconti, ma come dargli torto? “Siamo gestiti da una banda di delinquenti incapaci. Puoi essere animato da tutta la più buona volontà, ma come fai a resistere se non sei competitivo, se hai un cuneo fiscale che ti ammazza, se le tasse tolgono redditività all’azienda, se le banche fanno strozzinaggio, se le donne, il nostro target per eccellenza, non hanno più soldi da spendere per cose voluttuarie come la moda, se…”. L’elenco è tanto lungo quanto amaro.
“Anni fa, a cadere erano i farabutti – conclude Lusvardi – quelli che con il fallimentino o il concordatino si mettevano in tasca qualche soldo in più. Oggi sono gli onesti, la brava gente, a non farcela. Io mi stupisco che le gente si meravigli di fronte a tutto questo sfacelo”.
Jessica Bianchi