A ognuno di noi è capitato di russare di tanto in tanto, ma se il fenomeno si presenta di frequente, può influenzare la qualità del nostro sonno oltre a infastidire chi ci dorme accanto. Ma perché si russa? E’ possibile smettere? Lo abbiamo chiesto al dottor Antonio Trichini, medico chirurgo, specialista in Otorinolaringoiatria. “La roncopatia o, più semplicemente, la patologia del russare, viene contemplata tra i disturbi del sonno, non solo di quello del partner ma anche del russatore stesso che – ignaro degli scompensi psico-fisici cui va incontro – difficilmente si rivolge al medico per correre ai ripari”.
Poco si sa delle conseguenze negative che il russamento procura.
“Chi russa presenta un maggior rischio di disturbi cardiaci, circolatori e neurologici (aumento della pressione arteriosa e polmonare, crisi ipertensive, aritmie cardiache, infarti ed emorragie cerebrali)”.
A cosa è imputabile il russamento?
“Il russamento avviene a causa del difficoltoso passaggio dell’aria attraverso le prime vie aeree durante il sonno. La conseguenza è la vibrazione, nell’inspirazione, del palato molle e delle strutture vibratili. Più sono ridotte le vie aeree più difficile diventa la respirazione durante il sonno fino a trasformarsi in apnea notturna”.
La maggior parte delle persone non considera il russamento una patologia bensì un “difetto” da sopportare con rassegnazione e quindi non si rivolge al medico.
“E’ vero, è molto più facile che una persona si rechi del medico spinta dalle conseguenze del disturbo: sonnolenza diurna, persistenti cefalee, scarsa concentrazione, deambulazione difficoltosa, aritmie e ipertensione”.
Quali sono i fattori che favoriscono il russamento?
“Le cause e i fattori aggravanti sono vari: condizioni anatomiche particolari come l’ipertrofia dei turbinati o dell’ugola, l’avanzare dell’età, il sovrappeso, le allergie, il setto nasale deviato, fumo e alcol”.
Come si diagnostica una roncopatia?
“A diagnosticare la roncopatia può essere un otorinolaringoiatra o il medico di famiglia anche se il testimone più attendibile è il partner che è costretto a condividerla”.
Come si può intervenire?
“Tra le concause del russare notturno e delle difficoltà di respirazione vi possono essere problemi legati alla deviazione del setto nasale e all’ipertrofia dei turbinati. In questi casi può essere utile un intervento di radio frequenza pulsata per decongestionare i turbinati, svolto anche in combinazione con l’uvulofaringopalatoplastica laser”.
Le roncopatie lievi e moderate possono essere risolte con un intervento meno traumatico della chirurgia tradizionale: il laser.
“L’uvulofaringopalatoplastica a mezzo laser CO2 pulsato – così come la radio frequenza pulsata – si realizza in anestesia locale a livello ambulatoriale. L’intervento avviene nell’arco di un’unica seduta di circa trenta minuti, é indolore, a cominciare dalla pratica anestesiologica, somministrata attraverso nebulizzazione sulla mucosa. Il laser ad anidride carbonica pulsato é uno strumento preciso ed efficace, in grado di eliminare nella maggior parte dei casi il disturbo del russare. La terapia, messa a punto negli Stati Uniti e approdata in Italia solo da pochi anni – è praticata presso lo studio medico Acqua TermCenter di via don Mazzolari, 5/A – é talmente priva di controindicazioni da essere consigliata anche a chi accusa un russamento semplice ma si rivela ottimale per chi non può affrontare grossi stress chirurgici e post-operatori o teme l’ospedalizzazione”.
In cosa consiste? E quali vantaggi ha rispetto alla chirurgia tradizionale?
“Si allarga lo spazio orofaringeo in modo da eliminare o ridurre l’ostruzione del palato molle verso la mucosa posteriore, sgonfiare le tonsille e facilitare la respirazione nasale. Il laser CO2 consente di intervenire con maggiore precisione rispetto al bisturi, senza il minimo sanguinamento (questo grazie al suo effetto fotocoaugulante). Ripristinato il flusso aereo, scompaiono di conseguenza le fastidiose vibrazioni caratteristiche del russamento. Insomma niente più ricoveri e convalescenze lunghe e dolorose: oggi l’uvulofaringopalatoplastica e la decongestione dei turbinati vengono praticate col laser CO2 in anestesia locale. Terminata la terapia, si torna subito a casa”.
Jessica Bianchi