“Il terremoto non l’avrà vinta”

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Le polemiche in tutto il Comune di Novi non si fermano. Sono in tanti a sostenere che qui la ricostruzione post sisma è troppo lenta. In uno dei comuni più colpiti dal terremoto che, dal maggio dello scorso anno, ha cambiato per sempre il volto di paesi e cittadini, le critiche sono rivolte a tutti, Stato, Regione ma, soprattutto, agli amministratori più vicini, sindaco, Giunta e tecnici comunali. Per questa ragione abbiamo fatto il punto con il primo cittadino: Luisa Turci ha il dente “avvelenato” con la stampa “perché di recente – racconta – alcuni quotidiani hanno riportato notizie parziali o errate. E nella ricostruzione anche l’informazione ha un ruolo centrale. Non si possono deprimere i cittadini, già fortemente provati, con notizie infondate”.
Sindaco a che punto è la ricostruzione a Novi?
“La ricostruzione è partita, questo non significa che siamo a regime, ma i contributi vengono erogati tutti i mesi. Il Comune ha fatto una scelta di trasparenza e, periodicamente, sul nostro sito internet, riportiamo i dati aggiornati sullo stato di avanzamento delle pratiche, per informare regolarmente e direttamente i cittadini sullo stato di emissione dei contributi regionali per la ricostruzione privata. Abbiamo inoltre creato il progetto Il Comune mette la ricostruzione in Piazza: in ogni piazza (Novi, Rovereto e Sant’Antonio) abbiamo collocato dei pannelli informativi con il numero delle pratiche accettate e l’entità dei contributi erogati. Anche questi pannelli saranno aggiornati e sostituiti mensilmente. Al 27 settembre 2013 le pratiche Mude accettate erano 255, le Cambiali Errani emesse 86, per un totale di 6.788.155,38 euro. Le difficoltà non mancano, è vero, ma sono moderatamente ottimista”.
Ci parli delle difficoltà.
“Ci sono tante pratiche da evadere da parte del Comune e anche molti tecnici sono intasati dalla mole di lavoro. Forse all’inizio hanno sottovalutato la pesantezza di queste pratiche e ora si è creato un imbuto”.
Quanti anni ci vorranno per riavere i centri storici?
“Ci vorrà tanto tempo, almeno 15 anni per poter rivedere le nostre piazze ricostruite interamente, anche se il tempo per il ridisegno complessivo sarà più breve”.
Tanti pensano che la fatica della ricostruzione sia dovuta a scelte politiche sbagliate e a una burocrazia eccessiva. Anche per questo sono nati comitati piuttosto agguerriti.
“Personalmente non amo i proclami. I comitati vanno rispettati perché uniscono i cittadini: detto questo, penso siano rimasti un po’ indietro. Dopo 16 mesi dal terremoto è necessario fare un passo avanti, non ci si può fermare allo slogan o alla frase a effetto riportata sui volantini o sui cartelli. Se si vuole davvero aiutare il nostro territorio e la nostra gente, occorre evolvere. In Regione c’è un tavolo sempre aperto. Noi abbiamo dato vita al progetto Fatti il centro tuo e devo dire che sono molto soddisfatta. Sono tanti i cittadini che hanno partecipato a questo percorso coordinato dall’architetto, Monia Guarino le cui ore di lavoro sono state inizialmente regalate dal Comune di Bagnacavallo (RA). 120 i novesi accreditati che si sono impegnati a essere costantemente presenti nei gruppi e nei laboratori. E oltre 550 le persone ascoltate. Ora il progetto è giunto alla seconda fase, quella della sintesi, dopo un primo momento di confronto. Tali proposte costituiranno spunti utili all’Amministrazione per progettare la ricostruzione della parte pubblica”.
La lentezza della ricostruzione pare induca tanti ad abbandonare il Comune. E’ così?
“Tanti hanno spostato la residenza temporaneamente per ristrutturare le proprie abitazioni danneggiate dal sisma. Può darsi che qualcuno, soprattutto chi era in affitto, non torni più perché magari si è avvicinato al posto di lavoro e ha deciso di rimanere lì. Sicuramente c’è ancora poca gente sul territorio comunale. Ma sui trasferimenti di residenze ha avuto un peso determinante anche la crisi economica: tanti gli stranieri che hanno lasciato Novi perché la nostra zona non offre più le opportunità occupazionali d’un tempo. Al 31 dicembre 2012 la percentuale di stranieri era il 18%, al 30 settembre 2013 è scesa al 15,8%”.
Durante l’intervista è sfuggita al sindaco qualche espressione in dialetto, che ha rimarcato la sua novesità, perché Luisa a Novi ci è nata e ci vive tuttora. Anche lei, oltre a gestire l’emergenza del sisma, le conseguenze del terremoto le vive ogni giorno sulla propria pelle. Tradisce una certa emozione quando si augura che siano davvero pochi coloro che decidono di andarsene per sempre da Novi, perché è “doloroso veder morire il proprio paese”. E perchè il terremoto non può averla vinta. Il malessere, inutile negarlo, a Novi come nel resto della Bassa modenese è tanto. E le manifestazioni di protesta di questi giorni lo dimostrano. Numerosi cittadini ritengono che si sarebbe dovuto fare di più e meglio, che alcuni sindaci non abbiamo sbattuto i pugni a sufficienza sui tavoli giusti. Perchè se è risaputo che l’emiliano è abituato a rimboccarsi le maniche, è anche vero che non ci sta a essere sempre il fanalino di coda, non in situazioni simili.
Federica Boccaletti

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