Cacciatore di papiri

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Come un Indiana Jones dei tempi moderni, il carpigiano Federico Campedelli, classe 1989, è partito alla volta dell’Inghilterra per andare alla ricerca dei papiri più antichi del mondo presso l’affascinante Papyrology Room della Sackler Library di Oxford.
“Sono partito per Oxford – racconta Federico – per scrivere la mia tesi di Laurea Magistrale in Filologia Classica e realizzare il sogno di immergermi in un ambiente così denso di storia e cultura, frequentando biblioteche, abbazie e monasteri che hanno segnato la storia del pensiero umano. Tutto è iniziato lo scorso autunno quando, insieme al mio relatore, decisi di approfondire gli scritti del V secolo a.C. dello storico ateniese Tucidide. Dal momento che queste fonti si trovano solo a Oxford alla Sackler Library, pensai di iscrivermi al concorso bandito dalla Scuola di Lettere e Beni Culturali di Bologna per vincere una borsa di studio che mi consentisse di studiare questi papiri. Fortunatamente, la commissione ha apprezzato il mio progetto e il mio curriculum e, così, eccomi qui a portare a compimento il mio sogno”. Come per ogni appassionato di Filologia Classica, anche per Federico il luogo preferito in cui trascorrere le proprie giornate è la biblioteca: “lo studio dei papiri in questione mi impone un tour de force quotidiano presso la Papirology Room. Mi alzo presto al mattino e raggiungo a piedi il centro della città. Da Iffley Road, dove abito, è necessaria una mezz’ora, ma ne vale assolutamente la pena per la straordinaria bellezza del luogo. Poi, alla sera, non rinuncio a un po’ di footing o a una nuotata nella piscina della college. Ambientarmi non è stato difficile. Sono alloggiato presso un’accomodation universitaria di proprietà del College, dove la cucina, che è in comune, è diventata subito un “ritrovo” serale con gli altri ragazzi che vivono qui. In particolare, sono diventato amico di un fisico e un astrofisico inglesi, di due biologhe provenienti dalla Cecoslovacchia e dalla Polonia e di un ragazzo di Copenaghen che si occupa dello studio dei cambiamenti climatici. Sono tutti molto gentili e, benché io sia l’unico umanista, non ho mai avuto l’impressione che il mio tipo di studi appaia loro di scarso interesse, al contrario, sono molto affascinati dall’unico ‘umanista’ della casa. Nei giorni scorsi è capitato di discutere di filosofia e, gran parte di loro, esprimeva il proprio rammarico per l’assenza, fuori dall’Italia, di un’istituzione simile al Liceo Classico, in grado di fornire un solido background di nozioni umanistiche. Nella Library in cui studio, infine, ho conosciuto altri ragazzi impegnati in un dottorato di ricerca proprio in Filologia Greca: un ragazzo cipriota e una ragazza italiana che studia a Roma ma che è qui per condurre ricerche”. Per Federico non si tratta della prima esperienza all’estero: da gennaio a maggio infatti, ha frequentato lezioni di Lingua e Archeologia Greca presso l’Università di Londra (UCL). “Mi ha molto colpito – prosegue Federico – l’estrema efficienza del sistema bibliotecario e burocratico londinese. Per esempio, solo tramite la Student Card si ha accesso a qualsiasi genere di servizio, ma vi sono anche aspetti negativi. L’università “pubblica” come l’UCL di Londra, secondo una normativa recentemente approvata dal Governo Cameron, impone alle famiglie ingenti investimenti. Dai 3.000 pounds annui pagati sino allo scorso anno, ora la rata si è impennata a quasi 10.000. Un provvedimento che ha scatenato proteste anche tra gli studenti già iscritti e dunque non coinvolti da tale legge. In termini di percezione della crisi, anche se i quotidiani lamentano la necessità di arginare disoccupazione e pressione fiscale, la questione è decisamente meno allarmante. La profonda differenza che si rileva rispetto all’Italia riguarda prospettive e fiducia nel proprio futuro. Avverto spesso da parte degli studenti molto ottimismo nel condurre i propri studi e ciò deriva dalla constatazione che qui il merito trova quasi sempre un riscontro positivo nell’ambito lavorativo”. Federico, che rientrerà in Italia verso metà agosto, non si preclude nessuna possibilità per il suo futuro:“chiaramente il mio ambito di studi trova nella ricerca o nell’insegnamento il logico prosieguo. Quanto all’insegnamento non mi ritengo troppo portato, mentre sono più affascinato dalla ricerca, anche se si tratta di un esercizio che richiede straordinaria fatica a cui, purtroppo, in Italia non corrisponde un’adeguata valorizzazione professionale ed economica. Tuttavia amo molto il mio Paese e sono convinto che la sfida più importante che ci attende riguardi proprio le sorti dell’Italia. Ciò che fa più male, oltre ai drammi legati alla crisi economica e alla disoccupazione dilagante, è l’assenza di un’idea di Europa e di un’Italia in Europa. Questa idea, io credo, abbiamo il diritto e il dovere di plasmarla proprio noi giovani”.
Chiara Sorrentino