NUOVA RETROGUARDIA – Le sicurezze di Pesoli e Romagnoli

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Forza, esperienza, complementarietà. I due nuovi generali della difesa portano in dote circa 190 cm di altezza a testa e combinano per quasi 150 partite in B. Simone Romagnoli (classe ‘90, cremonese, tulipano del vivaio Milan) ne aggiunge 3 in Nazionale Under 21, e un titolo vinto (a Pescara, con mister Zdenek Zeman). Emanuele Pesoli ne somma altre 9 in A col Siena, 2011-12, il suo ultimo anno di calcio vero. Viene dall’unico posto al mondo in cui è stato preso a schiaffi un papa: Anagni. Personalità e temperamento non gli fanno difetto. Né la smania di riscatto, dopo 10 mesi di squalifica per un illecito che gli è stato contestato dalla procura federale. “Una storia brutta e assurda – ricorda – Da cui mi sono difeso in tutti i modi (anche incatenandosi ai cancelli della FIGC – ndr). Ora è alle spalle. L’ho superata e dimenticata col lavoro. A Verona mi sono chiuso dentro la pancia del Bentegodi. Non ho saltato una seduta di allenamento. Il pallone e il sudore mi hanno protetto da tutto il resto. Adesso muoio dalla voglia di tornare in campo. Per me, Carpi è una seconda vita”. Statuario. Sguardo elettrico, proibito, dritto dritto in telecamera. Sicurissimo. “Avevo varie richieste. Ho scelto d’istinto, come sempre in vita mia. La passione di Giuntoli mi ha convinto”. Pesoli chiude con le carte al campionato: “Ci sono tre inevitabili favorite, per blasone e disponibilità economiche: Palermo, Pescara e Spezia. Ma ogni anno la B benedice una sorpresa. Chissà…magari saremo noi”. A occhio e a pelle, le due new entry danno l’idea di essere un buon progetto di coppia centrale. Romagnoli è dieci anni più giovane, e parla da tranquillo veterano. Pare giusto l’altra declinazione della sicurezza: meno impulsiva, più indulgente. “Non nasco terzino – si descrive – gioco in mezzo, centrodestra o centrosinistra fa poca differenza. Ho rescisso il vecchio contratto perchè non ne potevo più di andare in prestito. Qui c’è l’ambiente giusto per completare il mio percorso di crescita”. Il suo ultimo pensiero è quello di chi sa come si arriva in fondo: “il campionato che ci aspetta è lunghissimo e difficile. Capiterà di giocare ogni tre giorni, sarà importantissimo amministrare le flessioni. Si può perdere qualunque partita, ma mai la solidità mentale”.
E.G.

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