Un’odissea senza fine

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Marco (il nome è di fantasia), 55 anni, è un novese come tanti. Un uomo che viveva, insieme alla madre e al suo gatto, in un appartamento in affitto. 400 euro al mese. Nel 2011 però Marco perde il posto di lavoro a causa di una patologia cardiaca che lo condanna a un’invalidità del 90% e per la quale percepisce dall’Inps, 350 euro mensili. Il 29 maggio scorso, un altro terremoto, sconvolge la sua vita, rendendo inagibile lo stabile in cui vive. Alle crepe del cuore ora si aggiungono anche quelle dei muri e la vita diventa un inferno. La madre 84enne viene ricoverata in una struttura per anziani, dove è tuttora, la cui retta (1.900 euro mensili) viene sostenuta a fatica grazie alla sua pensione e al contributo dei due fratelli di Marco. Per quest’ultimo invece inizia un’odissea che non si è ancora conclusa. Dapprima Marco viene ospitato in una tenda presso il campo allestito dalla Protezione Civile dove resta fino al 15 ottobre, malgrado il caldo soffocante dell’estate faccia peggiorare le sue condizioni di salute. A fine giugno, l’uomo fa un sopralluogo del proprio appartamento insieme ai Vigili del Fuoco che ne decretano l’inagibilità a causa delle lesioni provocate dal sisma alle scale e ai muri portanti. Dopo una ventina di giorni, in seguito a una verifica dei funzionari regionali, lo stabile viene invece dichiarato – inaspettatamente – agibile anche se i lavori di ripristino inizieranno solo a settembre. Intanto al campo tende, agli ospiti viene chiesto cosa preferiscano fare in vista della chiusura: la permanenza in una struttura alberghiera o l’erogazione del contributo di autonoma sistemazione. Inizialmente Marco sceglie il Cas poi, riflettendo sulla sua salute precaria, opta per un albergo prima e un modulo abitativo poi. Inspiegabilmente, dopo un paio di settimane, il Comune di Novi lo convoca per ritirare il contributo: secondo l’ente pubblico gli spettano 700 euro. Marco rifiuta, dicendo che c’è stato un errore dal momento che la sua casa, a giugno, era stata dichiarata agibile ma gli operatori non sentono ragioni. Quei soldi sono suoi. Restio Marco li accetta e parte per l’hotel di Zocca che gli era stato messo a disposizione dove rimane fino a metà ottobre. Una volta tornato, l’uomo si reca allo sportello per l’assegnazione di un modulo abitativo ma, ad attenderlo, c’è un’amara sorpresa: la sua casa è agibile e, di conseguenza, dovrà arrangiarsi. Non ha diritto ad alcun aiuto. Al danno poi si aggiunge pure la beffa: dei 700 euro percepiti di Cas, deve restituirne 560, poiché sono stati rilevati degli errori di conteggio. Gli viene quindi proposto di sanare il debito in due rate mensili da 180 euro e una da 150; Marco ricorda loro che la sua pensione di invalidità è molto bassa e, considerando che l’errore non era suo, avrebbe potuto restituire la somma, versando 50 euro al mese. Niente da fare. Il Comune fa orecchie da mercante e gli propone due soluzioni: un lavoretto di qualche ora a settimana a Mirandola (per 3,17 euro l’ora) o l’estinzione del debito in un’unica soluzione. Marco da ottobre dello scorso anno non ha più un tetto sulla testa, poiché non riesce a farsi carico di un affitto e la madre, terrorizzata dopo il sisma, non ne vuole sapere di tornare a vivere a Novi, al primo piano della vecchia casa ora risistemata. Marco da quasi nove mesi vive in auto, ospitato saltuariamente da alcuni amici che gli offrono un pasto e un bagno caldo. Marco non chiede denaro, bensì un modulo abitativo, un poco di giustizia e, soprattutto, di buon senso, affinché possa ripagare il suo debito. Un debito che, come una spada di Damocle, continua a pendere sulla sua testa. Per un errore altrui. Chi volesse aiutarlo può rivolgersi a Info Emilia in via Veneto, 1 a Novi di Modena.
Jessica Bianchi

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