Dialetto: per non dimenticare chi siamo

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Lo stile è brillante e l’ironia a tratti irresistibile: non stupisce che Mauro D’Orazi sia rimasto in cima alla classifica dei libri più venduti a Carpi con il suo La ruscaróola èd Chèerp. L’idea di aver surclassato Inferno di Dan Brown inorgoglisce l’autore e tutti i cultori del dialetto carpigiano, ricercatori e linguisti interessati a catalogare, conservare e divulgare.
“Esiste persino un gruppo su Facebook (‘Chi parla dialetto carpsan’) a cui appartengono più di millecinquecento persone” spiega Mauro D’Orazi che, per la stesura del volume, si è avvalso della collaborazione di tanti appassionati.
Un tempo si pensava che il dialetto ostacolasse un corretto apprendimento dell’italiano, “ma quell’idea si è rivelata errata: oggi con i dialetti in forte regresso la lingua italiana è ben lontana dall’essere usata con proprietà. E ci ritroviamo a contrastare il declino del dialetto, parte integrante della nostra cultura salvando dall’oblio voci, modi, frasi, significati”. Così La ruscaróola èd Chèerp rappresenta, come scrive Luigi Lepri nella prefazione al libro, “un vademecum per ogni famiglia di Carpi, per non dimenticare chi siamo, il nostro carattere, le nostre radici”.
Oggi, prevale un uso misto di italiano e dialetto, a cui si attinge per lo più per frasi di uso comune di vita di tutti i giorni (Ciao a vàagh a ca!) o per imprecazioni e parolacce. Il destino del dialetto? Mauro D’Orazi avanza una sua teoria (p. 260): “Dalla fine degli Anni ‘50 il dialetto è visto malissimo ed è segno di ignoranza e arretratezza… Si semplifica, si destruttura, si italianizza, perde tante parole, spesso quelle più belle e caratteristiche”. Insomma, per D’Orazi, il dialetto non è più di moda”.
Oggi molta gente capisce il dialetto, pochi lo parlano, si nota però un amore verso di esso e nuovi spirargli per il suo uso e trasmissione alle nuove generazioni. Il dialetto non morirà, si trasformerà; il dialetto non gode certo di buona salute, ma non scomparirà! Il volume, allora, restituisce e conserva a futura memoria, quegli aspetti di corrosiva carpigianità che solo il dialetto è in grado di esprimere. Il riferimento riportato da D’Orazi nell’introduzione ben esemplifica il concetto. Una frase del genere: “Gentile signore, vista l’inopportunità del suo stolido, antipatico e sconveniente agire, la invito e la esorto a ritirarsi immantinente in un acconcio luogo di decenza ad espletare le sue funzioni fisiologiche, a cui peraltro è aduso, e conseguentemente a eclissarsi dalla mia percezione visiva e uditiva!”, si risolve in dialetto con un semplice e chiaro: “Mò va a caghèer”.
Il volume può essere preso in mano e letto partendo da qualsiasi pagina oppure sfogliato per ammirare l’apparato fotografico che parte dai primi del ‘900 per arrivare fino agli Anni ‘80.
Per più di un terzo dedicato alla fraseologia licenziosa tipica del dialetto, La ruscaróola èd Chèerp contiene aneddoti e storie di vita carpigiana, una sezione interamente dedicata ai giochi dei ragazzi dagli Anni ‘20 agli Anni ‘80 e si conclude con il dizionarietto carpigiano di milleuno insulti a cura di Graziano Malagoli (coautore, nel 2011, con Anna Maria Ori del Dizionario di Dialetto Carpigiano).
A completamento dell’opera, Mauro D’Orazi ha realizzato cd che contengono le poesie di diversi autori fra cui Jolanda Battini, Fiorella Urbini, Loris Guerzoni, Mario Stermieri, lette e recitate dalla stessa Jolanda Battini. “Delle cose di cui vengo a conoscenza vorrei che non andasse perso nulla” rivela D’Orazi.E sarà così. Per amore di Carpi e dei carpigiani!
Sara Gelli

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