La letteratura che spinge ad agire

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Gomorra di Roberto Saviano non è solo un libro di successo che ha venduto oltre 2 milioni 250mila copie in Italia e 10 milioni nel resto del mondo. Tradotto in 52 paesi, Gomorra, secondo la classifica stilata dal New York Times, è uno dei 100 libri più importanti del 2007. Le pagine di Saviano non sono state solo lo spunto per film e trasmissioni di successo, dibattiti e una rinnovata attenzione al tema del pericolo che le mafie rappresentano per l’Italia intera e Saviano non è solamente il giovane autore che si è guadagnato elogi da personalità del calibro del Premio Nobel per la letteratura Salman Rushdie e istituzioni quali l’Accademia di Svezia, diventando il simbolo della rinnovata opposizione degli intellettuali al fenomeno della criminalità organizzata, tanto da essere costretto a vivere sotto scorta. Gomorra, a metà tra il reportage giornalistico e il romanzo, è un vero e proprio caso editoriale, il più interessante esempio di non-fiction novel – romanzo reportage o romanzo di non finzione come si potrebbe letteralmente tradurre l’ossimoro coniato dai critici statunitensi – della letteratura italiana. Ad analizzare tale forma ‘ibrida’ è stata la carpigiana Giulia Bassoli, laureatasi lo scorso dicembre in Lettere Moderne, presso l’Università degli Studi di Bologna, con una tesi dal titolo: Gomorra: la testimonianza e la finzione narrativa. “Saviano – spiega la giovane – l’ho conosciuto grazie a Vieni via con me e La bellezza e l’inferno. Mi ha colpito molto il suo discorso sulla parola e sul potere che questa può avere nello spingere le persone ad agire. Sulla sua possibilità di incidere sul piano civile. Studiando lettere, questa concezione della letteratura non poteva che affascinarmi profondamente”. Ne è nata una tesi che ha cercato di indagare lo ‘statuto’ del libro “senza dimenticare che, al di là di aspetti tecnici e classificazioni, alla base di tutto c’è questa idea che la letteratura possa ‘agire’, fare qualcosa e non limitarsi a essere un modo intelligente per passare il tempo”. Secondo Giulia, merito principale dell’opera di Saviano è stato quello di aver operato in direzione di un ritorno alla realtà della letteratura italiana, ripiegata da anni nell’intimismo, un po’ rinunciatario, delle relazioni di coppia e familiari. Una letteratura che, forse a causa dell’incapacità di descrivere e raccontare il proprio complesso presente, si è troppo spesso rifugiata nei temi classici dei sentimenti privati. Ma Gomorra, in definitiva, è o no un romanzo? “Per me si tratta di letteratura e prendere questo libro come un saggio sarebbe un errore. Quel che leggo tra le pagine potrebbe anche non essere del tutto vero. Alcune vicende potrebbero non essersi svolte in quel modo esatto. E’ la letteratura che raccoglie il bisogno di tornare a raccontare storie attinte da quel serbatoio di realtà che si trova fuori della porta delle nostre case. Il punto è proprio questo: Saviano ha preso problemi veri e, attraverso le tecniche della narrazione, li ha fatti sentire ancora più urgenti. Riuscendo nello scopo meglio di quanto hanno fatto molti saggi o inchieste. Lui scrive: La letteratura mette paura al crimine quando ne svela il meccanismo, ma non come accade nella cronaca. Fa paura quando lo svela al cuore, allo stomaco, alla testa dei lettori. Questa è, a mio avviso, la definizione migliore di tutte”. Forza, quella del romanzo, che secondo Giulia, può tornare realmente a incidere sul reale. “Dopo la lettura di Gomorra ho assunto una nuova consapevolezza del fenomeno mafie. Quelle pagine mi hanno aiutata a comprendere che, per quanto sembrasse lontano, il problema della legalità toccava anche me. Ovviamente la letteratura fornisce uno stimolo, sta poi ai lettori coglierlo”. Insomma, per quanto potente possa essere la capacità di uno scrittore di renderci consapevoli di un problema, per quanto abile possa essere nel tentativo di farci entrare ‘in medias res’, nessun romanzo potrà sostituire il nostro impegno diretto, la nostra ‘presa in carico’ delle piccole e grandi ingiustizie che la realtà ci pone davanti. Se non ci alziamo dal divano, non c’è Gomorra che tenga…
Marcello Marchesini

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