Lady Marty in the City: Storie d’Italia

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I tempi della famosa Little Italy sono ormai lontani e, la New York del giorno d’oggi, ha imparato ad amare e a ricercare un’Italia più vera, fatta di genuinità, tradizione e qualità. Della nostra situazione politica non sanno molto ma, se si parla di cibo, arte, made in Italy e tutte le ricchezze che la nostra penisola offre, non si trova americano che non ami lo Stivale. A ogni angolo della città, si cela, per i New Yorkers, un po’ di italianità. Numerose realtà ristorative sono state aperte dalle nuove generazioni di emigranti, quindi, da italiani a tutti gli effetti (alcuni davvero giovani, sotto la trentina d’anni), partiti con la speranza di trovare fortuna e, il più delle volte, ben ripagati.
Tante, dunque, le storie di italiani con talento, idee e intraprendenza che, la città di New York, può regalare.
Per esempio, nel quartiere dell’East Village, ci sono le tre storie raccontate dal carpigiano Gian Luca Giovanetti, quelle dei suoi tre locali: lo Gnocco, il Perbacco e il Cafè Pick me Up. Si tratta di realtà ormai consolidate, con un’ottima fama: difficile, infatti, incontrare qualcuno che non le conosca (è stato davvero divertente scoprire che qualche amico americano ne è cliente fisso). Noi italiani, però, non ci facciamo riconoscere solo in tema di cibo; è il caso della storia di Anna Amadei, altra carpigiana, che ha saputo consolidare la sua carriera nel mondo della danza e dello spettacolo.
Anna, ballerina di formazione, ha studiato sin da piccola alla Surya Dance e si è laureata in Comunicazione, ottenendo un Master in Performing Arts Management, che l’ha portata a lavorare, nel ruolo di tour manager, per importanti compagnie di fama mondiale (Martha Graham Dance Company e Limon Dance Company), prima in Italia e poi nella City. Non finisce qui, infatti, insieme al compagno di vita Daniel Fetecua (ballerino colombiano della Limon Dance Company), si occupa del progetto Pajarillo Pinta’o (www.pajarillopintao.org). Pajarillo Pinta’o è una compagnia di danza che unisce il contemporaneo al folklore colombiano, fino al teatro danza, con numerosi spettacoli e workshop già all’attivo.
L’eccellenza italiana passa anche per il design e per il Made in Italy, qui tanto apprezzato grazie alla nostra storia artigianale, completamente assente, invece, nella città di NY.
Chi si è fatto notare, in questo campo, è l’architetto Sergio Mannino (www.sergiomannino.com), che ha dato vita a uno studio a Dumbo (nuovo polo creativo della città), dove ha saputo coniugare la progettazione di negozi, collaborando con importanti firme come Prada, Miu Miu e Miss Sixty, sino ad arrivare al product design. Sergio, dopo essersi laureato sotto la direzione di Ettore Sottsass Jr, con cui pubblica il progetto 100 Storie, protagonista, tra l’altro, di una mostra personale alla galleria Memphis – Post Design a Milano, presenta al Salone del Mobile di Milano la lampada Luminitsa. L’ultimo nato, invece è il Non-Flying Carpet, una serie di tappeti modulari fatti a mano in pura lana, fabbricati direttamente in Nepal. Rigorosamente made in Italy è anche il marchio di fabbrica dei giovanissimi We Arcdesign (www.facebook.com/WeArchdesign), architetti/designer che coniugano le due materie attraverso la produzione di oggetti in legno. Prime fra tutte le Wooden Letters, alfabeto ligneo che si arricchisce di diverse funzioni: libreria, lampada, persino tavolo… e che ognuno può sbizzarrirsi nel personalizzare (i prezzi sono davvero accessibili). A NY c’è chi se ne è gia innamorato e, le Wooden Letters, hanno già fatto capolino all’interno di alcune case della city. Non si sa mai che diventi presto una vera e propria moda (non ci resta che augurarglielo).
New York è la meta dove tutti vanno per rincorrere i propri sogni ma, portarsi dietro la tradizione e gli insegnamenti delle vecchie generazioni non guasta e fa, di noi italiani, persone con una marcia in più.
Martina Guandalini