L’urban green prende forma negli Emirati

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Tre anni fa è iniziata l’attività del Masdar Institute of Science and Technology, primo nucleo di Masdar City, la città vicina ad Abu Dhabi. Entro 10 anni promette di rivoluzionare il concetto di complesso urbano e alla sua realizzazione contribuirà anche l’ingegnere 25enne carpigiano, Carlo Alberto Amadei. Dopo una brillante carriera universitaria e il conseguimento della Laurea Magistrale in Ingegneria per la Sostenibilità Ambientale, ha deciso di partire alla volta della capitale degli Emirati Arabi e intraprendere il dottorato di ricerca all’insegna di un innovativo progetto di urban-green.
Carlo Alberto, quando e come sei venuto a conoscenza del progetto di Masdar City?
“E’ accaduto per caso. Avevo terminato gli esami della Laurea specialistica e stavo pensando a un tirocinio per la tesi, ed ecco che, guardando la CNN, vedo uno spot della Masdar Company che stava costruendo una zero carbon city ad Abu Dhabi. Non avendo nulla da perdere, ho mandato il mio curriculum vitae. Mi hanno immediatamente risposto, scrivendo che non potevano offrirmi un tirocinio, dal momento che non ero un cittadino degli Emirati Arabi ma che avrebbero potuto inoltrare il mio curriculum al centro di ricerca correlato, il Masdar Institute of Science and Technology. Ho accettato di buon grado, e dopo qualche giorno mi ha contattato un professore dell’istituto, offrendomi un progetto di tesi che, pur non essendo mai arrivato a concretizzarsi per questioni burocratiche, ha rappresentato per me una vera e propria chiave di volta. Infatti, mantenni i contatti con l’insegnante e fu proprio lui a suggerirmi, una volta laureato, di fare domanda per il dottorato al Masdar Institute, e ora eccomi qui”.
Qual è lo stato di Masdar City?
“La città dovrebbe essere finita entro il 2016, anche se il mio professore ha manifestato alcune perplessità sui tempi di completamento. Per adesso c’è solo l’istituto, un complesso di 5-6 buildings, dove ci sono laboratori, classi, alloggi e, inoltre, stanno costruendo altri edifici e ultimando uno stabilimento adiacente finanziato dalla Siemens. La situazione è ancora in divenire ma 
anche se per il momento si tratta di una piccola realtà, sicuramente si intravedono già sostanziali cambiamenti verso un futuro sostenibile fatto di energia elettrica ricavata da fonte solare, veicoli PRT (personal rapid transportation) elettrici che non necessitano di guidatore, building ad alta efficienza energetica, una tower che sfrutta l’energia del vento per il raffrescamento e utilizzo di materiali biocompatibili”.
Quindi, nella zona che possiede il 9% di tutte le risorse petrolifere del mondo, si cercano energie alternative e non inquinanti?
“Esattamente e il tutto è finanziato da uno sceicco di Abu Dhabi, il CEO della Masdar Company, in quanto qui si è pienamente consapevoli che la disponibilità di petrolio non è infinita. Nessuno, sa con precisione quando finirà. Alcune stime parlano del 2050, mentre altre sono più ottimistiche. In ogni caso, il peak oil, ovvero il momento in cui l’estrazione del petrolio a livello mondiale tocca il suo valore massimo, è stato già raggiunto circa 4 o 5 anni fa. Pertanto, credo che tutti questi progetti siano stati attivati per non rischiare di trovarsi impreparati di fronte all’ineluttabile destino, iniziando un percorso verso l’indipendenza da una fonte di energia che avrà un termine”.
Come si svolge la tua vita lì? Hai incontrato difficoltà ad ambientarti?
“L’impatto è stato forte, soprattutto perchè il centro nasce in mezzo al deserto. Sebbene vi siano bus offerti dall’istituto che conducono in varie parti della città, si è un po’ confinati rispetto al resto del mondo. Poi, ovviamente c’è il confronto con una cultura completamente diversa, profondamente legata alla religione musulmana. Per esempio, ci sono strutture solo per donne, e altre solo per uomini, e in palestra vige la divisione degli orari in base al sesso. Dalla domenica al giovedì trascorro la maggior parte della mia giornata in laboratorio per fare ricerca, mentre qui i giorni festivi sono il venerdì e il sabato”.
I ragazzi musulmani con cui ti rapporti ti hanno mai accennato alla Primavera Araba?
“Gli Emirati Arabi Uniti sono una realtà a sé stante rispetto ad altri paesi arabi, in quanto pur essendo una Monarchia Assoluta Federale, la popolazione, in generale, vive bene, e non si rilevano insofferenze particolari tra le persone. Abbiamo però parlato di religione poiché loro considerano il fatto di coinvolgere persone nell’Islam una missione. Mi hanno dato la loro interpretazione delle differenze tra religione cattolica e Islam e ciò che mi colpisce maggiormente è la loro assoluta osservanza dei precetti che non lascia spazio a nessuna possibilità di avanzare critiche”.
Quali progetti hai per il futuro?
“In questo primo anno voglio fare una buona impressione agli altri membri del team di ricerca e riuscire a pubblicare qualche articolo scientifico. Tra i sogni vi è invece quello di poter accedere al MIT (il Massachusetts Institute of Technology), una delle più rinomate università di ricerca nel mondo con sede a Cambridge, nel Massachusetts, e con il quale il Masdar Institute è in stretta collaborazione. Infatti, qui la maggior parte dei professori ha avuto esperienze accademiche al MIT e chissà se questo, un giorno, non possa accadere anche a me”.
Chiara Sorrentino

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