La Diocesi fa la conta dei danni: stimati oltre 460 milioni di euro

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Il mese di maggio ha lasciato un solco profondo nell’animo di tutti noi. Le violente scosse di terremoto hanno provocato ferite profonde non solo ai nostri cuori ma anche ai simboli delle nostre città. Le chiese, le torri, le piazze… i luoghi che – dopo le nostre case – rappresentano la cultura e l’identità delle nostre comunità sono stati feriti a morte. E Carpi, purtroppo, non fa eccezione. Numerose sono state le polemiche sollevate da residenti e commercianti del centro, costretti a restare lontani dalle proprie abitazioni e attività poiché su di loro incombeva un campanile o la facciata di una chiesa a rischio di crollo. Dopo due mesi, finalmente, si vanno delineando priorità e tempi di intervento delle opere provvisionali per la messa in sicurezza delle chiese e degli edifici di proprietà della Diocesi nel centro storico cittadino. Ma a cosa sono imputabili questi ritardi? A incidere paiono essere i farraginosi iter tecnico-amministrativi da seguire, le incertezze circa le modalità e l’entità dei finanziamenti necessari per la messa in sicurezza degli edifici e la mancata disponibilità di fondi da parte della Diocesi per intervenire con maggiore celerità. L’ammontare, ancora parziale, delle richieste di autorizzazione alla spesa presentate al DiComaC, la Direzione di Comando e controllo della Protezione Civile, per la sola messa in sicurezza di chiese e campanili infatti è di oltre 1 milione e 800mila euro e riguarda le parrocchie di Novi, Fossa di Concordia, Rovereto di Novi, Fossoli, Gavello, Mirandola (campanile del Duomo) oltre alla Cattedrale, il Palazzo Vescovile e la Chiesa di Sant’Ignazio di Carpi. Come farà la Diocesi a farsi carico di una spesa tanto ingente? Lo abbiamo chiesto al vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina
In una recente intervista ha stimato danni al patrimonio della Diocesi (quindi tra Carpi e Mirandola) per circa 460 milioni di euro. Conferma?
“Si tratta di stime perché quantificare danni così consistenti a edifici così particolari è molto difficile. Comunque la stima citata non è fuori luogo. Si consideri che le stime fanno riferimento soprattutto ai danni gravissimi subiti dalle strutture architettoniche ma bisogno comprendere anche i danni subiti dalle opere d’arte (quadri, paliotti, ancone, statue, arredi…) dagli organi a canne (cinque sono andati distrutti) dal patrimonio archivistico”.
Una somma davvero ragguardevole. Impensabile che la Diocesi possa avere le forze per farvi fronte in autonomia: come reperire il denaro rappresenterà una vera e propria sfida. Sarete supportati dalla Santa Sede? Avete già contattato la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi?
“La Fondazione di Carpi potrà forse aiutare per qualche situazione particolare. Lo stesso potrà accadere per la Fondazione di Mirandola. Grande è la riconoscenza nei confronti di queste Fondazioni, come per chi fin da subito e, ancora adesso, sta provvedendo con offerte sui conti attivati dalla Diocesi. Anche la Santa Sede e la Cei hanno inviato aiuti, significativi ma certamente non risolutivi. Va però detto che danni di questa portata sono difficilmente sostenibili senza l’aiuto pubblico. La ricostruzione (anche quella delle abitazioni private naturalmente, e ovviamente quella riguardante scuole e capannoni industriali) deve essere incentivata e sostenuta dagli enti pubblici. Comunque sappiamo che per le nostre chiese la fase della ricostruzione e del restauro potrà avvenire in tempi molto lunghi”.
A fronte della vastità del disastro creato dal terremoto, immagino sarete costretti a scegliere cosa salvare e cosa no. State già valutando eventuali abbattimenti? Mi conferma che la Chiesa Madre di Fossoli sarà abbattuta?
“Attualmente non si ipotizzano abbattimenti. Esiste fin dai primi giorni del sisma una proficua collaborazione con la Direzione Regionale del Ministero dei Beni Culturali e la Soprintendenza di Bologna: l’obiettivo è la messa in sicurezza del patrimonio architettonico e culturale che comprende sicuramente anche le chiese. Se i fondi lo permetteranno restaureremo per quanto possibile tutte le chiese perché patrimonio della comunità. Le chiese sono luoghi di fede ma anche monumenti, beni culturali aperti e visitabili da tutti. E sono, per i cittadini a prescindere dalla fede, forti simboli identitari di cui, oggi più che mai, si avverte il bisogno. Per quanto riguarda la chiesa madre di Fossoli, i danni sono enormi (crollo della copertura e delle volte interne, facciata lesionata) ma presto sarà messa in sicurezza (non si parla di restauro) per evitare ulteriori crolli e permettere l’accessibilità al vicino cimitero”.
Entro quando ipotizza di riavere il patrimonio in sicurezza a Carpi?
“Mettere un bene in sicurezza significa evitare ulteriori crolli e pericoli per la pubblica incolumità attraverso puntellamenti, tiranti, cerchiaggi che devono comunque essere progettati e adattati per quella particolare architettura lesionata. Il progetto deve poi essere approvato dalle autorità competenti. Nel nostro caso (le messe in sicurezza previste in tutta la Diocesi sono più di venti) assume particolare importanza l’approvazione della spesa da parte della Protezione civile che ci permette di affidare i lavori a imprese private (in qualche caso è stato possibile attivare collaborazioni con i Vigili del Fuoco e con l’Esercito). Rispettando tutte le procedure e trovando imprese e attrezzature disponibili è ipotizzabile che gran parte delle messe in sicurezza possano essere realizzate tra agosto e settembre. La buona notizia è che sono stati approvati i progetti di messa in sicurezza riguardanti la Cattedrale, il Palazzo Vescovile, Sant’Ignazio. E’ l’inizio di un percorso lungo e complesso, ma è stata imboccata la strada per il ritorno alla normalità”.
Jessica Bianchi

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