La Chiesa di Sant’Agata a Cibeno è inagibile. Per questo i 140 bambini che partecipano al campo estivo organizzato dalla parrocchia hanno allestito una cappella nel parchetto sul retro dell’oratorio. Ci sono l’altare e gli sgabelli; a parte le quattro mura del luogo di culto non manca nulla. Questo è soltanto uno tra i tanti bellissimi esempi di come la comunità carpigiana stia rispondendo alla paura venuta dal sottosuolo. Un esempio di come le scosse non riescano ad arrestare la voglia di stare insieme, di giocare, di divertirsi, di riprendere a vivere quell’esistenza normale che il sisma sembrava voler cancellare a tutti i costi. E nulla come il suono delle risate e dell’eco dei piedi dei bambini che corrono spensierati su e giù per un prato può aiutare a trovare la voglia di andare avanti anche tra gli adulti. “Abbiamo iniziato l’11 giugno – racconta Jessica Carrabs, carpigiana di 23 anni coordinatrice del centro estivo – di solito il campo partiva più tardi ma le scuole quest’anno sono finite prima”. La decina di educatori volontari – studenti universitari o ancor più giovani ragazzi delle superiori – sarà qui, tutti i giorni, fino al 27 luglio. “Abbiamo oltre 80 presenze giornaliere, dato che altre scuole della zona non hanno avviato i campi gioco perché destinate ad altri scopi. Una volta a settimana li porteremo in gita, e la quota d’iscrizione è stata ridotta di circa la metà rispetto allo scorso anno per poter accogliere più bambini possibile”. Ad aiutare Jessica e i suoi compagni anche Don Carlo Gasperi e Don Riccardo Paltrinieri. I bambini sono tanti e di età diverse: da Pietro, il più piccino, 4 anni ancora da compiere, ai più grandicelli, che a 13 anni si sentono già ‘adulti’. “I genitori ci hanno detto che mandarli qui può essere un modo per non tenerli in tenda al caldo, e anche per distrarsi, per non tornare in continuazione con la mente a quei momenti di terrore”. E c’è chi il terrore vero l’ha sentito sulla pelle, come i bambini provenienti da Fossoli e Rovereto, alcuni dei quali si sono trovati d’improvviso a non avere più la propria casa. Ricominciare da loro, e per loro, è forse il migliore degli stimoli.
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