Piccoli miracoli quotidiani

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Camminare per le strade di Novi di Modena è una sensazione straniante. Poca la gente che incontri per strada. Tutti corrono svelti. A testa bassa. Verso i parchi. La paura è ancora lì, scolpita sui loro volti. Le tende sono gli unici approdi sicuri verso cui tornare. Ed è proprio sull’erba dei parchi, all’ombra di qualche pianta amica che si stanno consumando piccoli miracoli quotidiani. Il Campo Benessere è uno di questi. A pochi passi dal campo tende ufficiale, quello della Protezione Civile, un gruppo di cittadini si è unito, rimboccandosi le maniche per poter vivere all’aria aperta. Lontano da pietre e cemento. Un luogo in cui riecheggiano scherzi e risa. Un angolo nel quale sentirsi a casa. Una grande famiglia allargata che condivide ogni cosa, anche le lacrime, quando si rievocano quei maledetti e interminabili istanti che hanno cambiato le nostre vite. Appena arrivata, Lorenza mi accoglie con un bacio, mi fa accomodare a tavola, all’ombra, mi offre un caffè e un bicchiere d’acqua e poi mi chiede chi sono. Ovviamente tutta questa ospitalità non può che scaldare il cuore. Sotto la tenda verde del Campo Benessere ci sono anche Bruna, Nerina, Cristina e Franca. Ognuna con una storia da raccontare. “Siamo qui dal 29 maggio – racconta Cristina – e grazie all’impegno di tutti e alla solidarietà di tanti abbiamo allestito questo campo”. Ci sono bagni chimici, docce, cucina, un generatore elettrico (donato dai dipendenti del Gruppo Armani di Baggiovara)… ma la solidarietà arriva loro nei modi più disparati. “Un parrucchiere di Carpi – continua Lorenza – gratuitamente viene qui a farci i capelli, un forno di Montecatini una volta alla settimana ci fa arrivare un carico di pagnotte di pane toscano e degli straordinari ragazzi bresciani si sono immediatamente attivati per portarci ciò di cui avevamo bisogno. Tra campi poi ci si aiuta. Questo sisma ha dato uno scossone alle relazioni, ai rapporti umani, tirando fuori il meglio o il peggio delle persone”. “Di giorno – continua Cristina – c’é meno gente perché molti vanno a lavorare, ma la sera il prato si riempie ancora di macchine e tende. Tanti ancora oggi non hanno il coraggio di rientrare nelle proprie case per dormire”. E come biasimarli? “Questo terremoto ci ha dilaniati dentro. Elaborare quella paura, quel senso di impotenza… è difficile. Ogni rumore, ogni tremolio oggi ti scuote dentro, ti fa sobbalzare. Ci si sente abbandonati. Impauriti. Nulla tornerà più come prima”, ammette Lorenza che, al momento, non ha alcuna intenzione di rimettere piede a casa, seppure sia stata risparmiata dalla furia del sisma. “Il mio negozio di abbigliamento a Moglia è in ginocchio dal 20 maggio… la scossa del 29 ci ha distrutti dentro, io e mio marito eravamo fuori, abbracciati, non riuscivamo a mantenere l’equilibrio, ma quella di domenica 3 giugno, quella che ha fatto crollare la torre con l’orologio del paese ci ha abbattuti del tutto”. Ci vorrà ancora del tempo per guarire, per far rimarginare le ferite ma, nonostante ciò, qualcuno ci prova, a rientrare in casa, anche se solo per pochi minuti. Bruna ha 77 anni e una protesi al ginocchio: “tornare a casa è difficile, ogni volta che ci entro mi viene il batticuore. Allora cerco qualcosa che mi serve, provo a sedermi in poltrona… un passo alla volta. Ma è davvero difficile”. “Le nostre case sono diventate delle gabbie: ti senti in trappola. Io cucino, lavo… ma dormirci dentro è dura. Ho messo una brandina in corridoio a piano terra, non credo la sposterò da lì. Non ancora”, aggiunge Nerina. E poi c’è chi, invece, alla paura unisce anche lo sconforto di avere una casa inagibile, come Franca, che preferisce dormire al Campo Benessere perchè in quello della Protezione Civile non si sente sicura, a suo agio. “Le tende sono da 10 – 12 posti e quando mio marito ha i turni io non me la sento di rimanere da sola in mezzo a tutti quegli sconosciuti, perlopiù egiziani. Ogni giorno, pian piano, con cautela, salgo le scale e vado a innaffiare le mie piante. Lo so, sembra una sciocchezza, ma lasciare tutto in completo stato di abbandono, mi scoraggia ancor di più”. E al campo, queste spettacolari “ragazze” hanno adottato anche le varie squadre di Vigili del Fuoco dislocate a Novi, a pochi passi da loro. “Sono degli angeli, con un cuore grandissimo. Persone che si danno da fare incessantemente per aiutare la gente, recuperando beni anche in condizioni pericolose pur di regalare un sorriso a chi lo ha perduto. Sono spesso nostri ospiti a cena e Nerina ad alcuni di loro lava i vestiti: sai com’è, con questo caldo e quelle loro polo sintetiche…”, sorride Lorenza. “Ogni aiuto che ci è stato dato – aggiunge – non sarà dimenticato. Tutto il bene che è piombato su di noi in questo momento difficile ci ha consolato e riempito il cuore”. E intanto, di chiacchiera in chiacchiera, qui, al Campo Benessere, ci si fa coraggio a vicenda. Tra un pezzo di gnocco fritto, una costina e un bicchiere di lambrusco, si tenta di superare il trauma, di vincere la paura. Insieme. Uniti. Perchè la vita, seppure zoppicando, va avanti.

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