“Un gesto di solidarietà di estrema importanza”. Così il direttore dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Carpi, Paolo Accorsi, ha definito la donazione del cordone ombelicale; un gesto gratuito e d’amore che può contribuire a salvare la vita di altri bambini. Il sangue contenuto nel cordone reciso durante il parto infatti, contiene cellule staminali utili a curare malattie del sangue e del sistema immunitario. Obiettivo delle strutture sanitarie è quindi quello di aumentare il numero di donne disponibili alla donazione di far sì che il sangue contenuto nel cordone, dopo rigorosi test, arrivi e venga conservato nella banca regionale del sangue cordonale per essere poi trapiantato. In questa ottica sta lavorando l’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Carpi che, dal 2004, svolge l’attività di raccolta, grazie all’impegno di medici e ostetriche nel diffondere la cultura della donazione e della gratuità. “L’input iniziale all’opera di sensibilizzazione delle future mamme – continua il primario – fu dato dall’Associazione Buona Nascita che impiegò risorse per pagare un’ostetrica dedicata a tale attività. Contributo che, da quest’anno non si è più reso necessario in quanto l’intera equipe delle ostetriche se ne fa carico”.
Sono loro infatti che, nell’Ambulatorio di gravidanza a termine, “parlano con le mamme e fanno loro compilare un questionario per raccoglierne l’anamnesi e stabilire se soddisfano i criteri sanciti dal Centro Trapianti”, aggiunge la caposala Lorena Molinari. Consultorio familiare, medici base, ostetriche… tutti concorrono a promuovere la cultura del dono: “l’iter – commenta l’ostetrica Cristina Fiorino – prende in carico le future mamme dalla 37esima settimana al momento del parto”. Durante il parto (naturale o tramite taglio cesareo), dopo il taglio del cordone, il sangue viene prelevato dalla parte del funicolo inserito sulla placenta e messo in un’apposita sacca sterile. Tutto ciò non comporta, come è facilmente comprensibile, alcun rischio né per la donna, né per il suo bimbo. Tra i 6 e i 12 mesi dopo il parto poi, la mamma e il neonato verranno sottoposti a ulteriori controlli, necessari a confermare definitivamente l’idoneità del sangue prelevato. La donazione del sangue cordonale richiede la presenza in sala parto di personale appositamente formato (“un’ostetrica è dedicata alla donna e una al cordone”, continua la dottoressa Laura Sgarbi) e la possibilità di trasferire il sangue raccolto presso la banca di conservazione, che ha sede presso il Centro trasfusionale del Policlinico S. Orsola-Malpighi di Bolognaentro, 36 ore dal parto.
Nel 2010, nella nostra Regione sono state raccolte quasi 2mila sacche di sangue cordonale, di cui 400 (il 20%) congelate. Nei punti nascita della provincia di Modena, lo scorso anno, le donazioni ammontano a 229 di cui 55 (24%) congelate e una di queste è stata utilizzata per trapiantare un piccolo paziente. Il Ramazzini ha inviato 57 cordoni alla banca regionale, 24 dei quali sono stati conservati. Un numero che colloca il nosocomio carpigiano, in una speciale classifica di solidarietà, al quarto posto su 31 punti nascita dell’Emilia Romagna (dopo l’Ospedale di Imola con 24, il Policlinico di Reggio Emilia con 29 e il Sant’Orsola di Bologna con 25) e al primo posto se consideriamo il rapporto percentuale fra sacche congelate e inviate. A Carpi infatti la percentuale è del 42,1 per cento. “Un record regionale – sottolinea Accorsi – raggiunto grazie all’accurato lavoro di revisione di tutti i passaggi, dalla selezione delle mamme fino alla raccolta e l’invio della sacca”.
Dal momento che, un’elevata percentuale di sacche raccolte viene scartata, non contenendo una quantità di sangue tale da garantire un numero sufficiente di cellule staminali necessarie per il trapianto, è fondamentale che sempre più mamme vengono informate ed educate alla donazione, per accrescere così la possibilità di guarigione per molti bambini e non solo. E il lavoro di squadra dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia sta dando i suoi frutti: il trend di crescita delle donazioni è in continuo aumento, così come la qualità del sangue raccolto. Basti pensare che dal 15% di sacche ritenute idonee dalla Banca regionale del 2004, oggi si registra il record del 42%. I parti al Ramazzini, nel 2010, sono stati ben 1.670: le potenziali donatrici sono quindi ancora tantissime! Anche le sacche che vengono scartate sono però preziosissime: “previo consenso dei genitori infatti, – commenta l’ostetrica Laura Lodi – vengono impiegate per la ricerca”. Insomma un atto generoso e solidale che, in ogni caso, concorre a salvare vite umane.