Quando muore un anno, il sogno, la speranza che l’anno venturo significhi novità e sorprese meravigliose accarezza la mente di tutti; capita tuttavia che i facili entusiasmi di inizio gennaio si spengano presto, sopiti dalla noiosa routine quotidiana; la tanto sospirata nuova vita, sembra però davvero destinata a prendere forma, con lo scoccare dell’anno nuovo, per Matteo Righi e Lucia Verrini, giovani debuttanti sulla scena della vita imprenditoriale carpigiana. Il 2011 ha infatti segnato un nuovo capitolo nella vita della giovane coppia carpigiana, che, per la precisione il 4 gennaio, ha rilevato la storica pizzeria di San Francesco, nella speranza di scrivere una pagina indimenticabile della propria vita, con tanto entusiasmo e, come accade in questi casi, “un po’ di follia”, ammette candidamente lo stesso titolare, Matteo, incapace di nascondere l’emozione dell’esordio, come lui stesso ammette: “Per un attimo abbiamo temuto di dover aprire la sera del 5, diversamente da quanto programmato; l’apertura era programmata per l’ora di pranzo dello stesso giorno, ma i nostri fornitori si sono presentati solo alle 12.30! Fortunatamente i primi clienti hanno fatto capolino alle 13, e, lavorando come matti, siamo riusciti a rispettare l’apertura di mezzogiorno, come avevamo stabilito”. Matteo Righi, già protagonista, come pizzaiolo, nel corso della precedente gestione, svela il motivo della decisione di una vita: “L’idea è nata quasi per scherzo, – ammette – quando le due colonne della precedente gestione, Salvatore e Giuliano, hanno esternato il desiderio di un po’ di riposo; mi sono ricordato del sogno che mia madre mi raccontava di aver cullato in gioventù, ovvero di aprire un ristorante e, in quel momento, parliamo già di più di un anno fa, è stato l’entusiasmo, il sogno di un bambino che ha prevalso”. “Senza il supporto dei nostri genitori, ovviamente non sarebbe stato possibile tutto ciò”, gli fa eco Lucia, che precisa: “Si è presentata una serie impressionante di coincidenze; è come se il destino ci avesse ammiccato: non potevamo tirarci indietro”. Lucia Verrini, studentessa, iscritta al terzo anno di giurisprudenza, quasi ancora non ci crede, e sottolinea: “Gli impegni di studio, purtroppo, mi costringeranno spesso a Modena, in università, durante la settimana, anche se nel week end mi impegnerò per essere a disposizione: il mio ruolo rimane quello di semplice dipendente”. Dalle loro parole affiora l’entusiasmo di una Carpi giovane e intraprendente, come, d’altra parte, straordinaria convinzione e chiarezza sui progetti futuri, come evidenziano entrambi: “Abbiamo deciso di non rivoluzionare un’istituzion” di Carpi, ma di innovare con originalità, per non abdicare dalla tradizione, e, allo stesso tempo, riuscire a intercettare le esigenze di una realtà moderna, che non può e non deve ignorare le novità”. “Abbiamo apportato alcuni cambiamenti – ribadisce Matteo – per un re-styling estetico del locale: non mi riferisco solo ai al colore delle tovaglie, ma anche alla decisione di sostituire i quadri con foto, alle pareti, per imprimere un tocco di familiarità all’ambiente: dobbiamo infatti rispondere alle esigenze di una clientela tradizionalmente variopinta e pensiamo che un ambiente quasi familiare, caldo, possa suscitare l’approvazione e il favore di tutti”. Se il nome e il logo tradizionali sono stati conservati, lo spirito innovativo emerge invece nel menù, che, con l’inserimento di nuovi piatti esplicitamente pensati per i più giovani “riflette la volontà di non lasciarsi cogliere impreparati dai capricciosi appetiti dei più piccini, spesso poco allettati dalla cucina più tradizionale, che tuttavia non abbiamo tradito, potenziando con decisione la scelta di vini, birre artigianali, e piatti di carne” sottolinea Lucia. Innovazione, nel segno della tradizione, questo lo spirito che anima il sogno dei due giovani, compagni nella vita e nella nuova esperienza al timone della storica San Francesco, soddisfatti da questo primissimo esordio: “Il timore che parte della clientela più legata alla precedente gestione si allontanasse era forte”, confessa Lucia “tuttavia molti degli affezionati è già passata, almeno per un saluto e un i bocca al lupo: un ottimo auspicio per il futuro”. Non è un mistero che i tempi non siano, economicamente, dei più facili, e Carpi non è certo immune alle difficoltà; sono, tuttavia, esperienze di questo genere che, rievocando quell’intraprendenza e quella creatività che hanno plasmato il dna dell’urbe carpigiana, il suo spirito imprenditoriale, inducono a ben sperare, affinchè la tradizione locale non rimanga vuoto “amarcord” dei tempi che furono, ma possa tradursi in concreto, vitale entusiasmo capace di scuotere dal torpore degli ultimi tempi una città un po’ depressa, e avvilita: se queste sono le premesse, i buoni auspici non sembrano fuori luogo; talvolta la poesia di una folle intuizione può essere la scintilla. In bocca al lupo!
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