Lettera aperta a chi gestisce il riscaldamento delle scuole A. Pio

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Venerdi 17/12, ore 9, lezione di risparmio energetico. Fuori ci sono 4°C sottozero.
Nell’aula multimediale delle scuole medie Alberto Pio avverto da subito uno sbalzo di temperatura esagerato. Estraggo il termometro digitale dal mio “kit” dell’energia: ci sono 24 gradi e non sono ancora entrati gli studenti.
Inizia la lezione, mi tolgo il pullover, resto in camicia di cotone, ma il caldo è tale che ben presto gli studenti chiedono anche di aprire un po’ le finestre che così resteranno fino alle 12.
Mancano i rubinetti sui termosifoni, di valvole termostatiche manco a parlarne.
Le colleghe mi assicurano di aver fatto presente da tempo questa situazione ma nessuno è mai intervenuto.
Mi reco sempre volentieri nelle scuole che chiedono le nostre lezioni sul risparmio energetico, sono convinto che l’educazione ambientale nelle scuole vada fatta anche così, parlando di consumi, di riduzione degli sprechi, di cambiamento dei propri stili di vita.
Agli studenti facciamo portare le bollette dei consumi domestici, e lì emergono molti spunti di riflessione.
La lezione viene resa più interessante con semplici esperimenti: misurare il consumo in stand by di un televisore o confrontare i consumi di una lampada a fluorescenza con una ad incandescenza.
Ma come giustificare quel caldo esagerato in aula?
La prima fonte di insegnamento è l’esempio che noi adulti dobbiamo dare agli studenti.
Chi gestisce l’impianto di riscaldamento di quella scuola sta lanciando un messaggio diseducativo, oltre che sprecare prezioso combustibile.
Spero che qualcuno “che conta” legga questa mia lettera e provveda alla regolazione dell’impianto: l’Ambiente e tutti noi lo ringrazieremo.

Covezzi Stefano
insegnante dell’ITIS “Leonardo da Vinci”

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