Siamo rondini o piume?

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Siamo rondini libere e sicure o piume agitate da ogni brezza e variabilità?”, così Gianfranco Ravasi chiude la pagina del suo Nuovo breviario laico dedicata al primo giorno di primavera. Da questa immagine prende le mosse il ‘viaggio’ che il docente di Economia all’Università di Parma, Franco Mosconi compie lungo quindici anni di vicende economiche nazionali e internazionali nel suo nuovo libro La rondine e la piuma edito da Mup. Il libro sarà presentato a Carpi, sabato 11 dicembre, a partire dalle ore 16,30, presso L’Auditorium San Rocco.

*b*Professor, com’è nata l’idea di scrivere un libro del genere?+b+
“Non è stato facile. Pubblicare articoli che ho scritto in 15 anni di collaborazione, uno dietro l’altro, per certi versi è una scelta rischiosa. Alcuni pezzi, infatti, potrebbero risentire troppo dello spirito del tempo in cui sono stati scritti. A un certo punto, però, avendone scritti più di 200 mi sono deciso e 50 sono entrati in questo libricino. Credo che il filo rosso ci sia e sta nel titolo, di cui sono debitore al cardinal Gianfranco Ravasi. Mi è sembrata una metafora perfetta per l’economia”.

*b*Il libro vanta la prefazione di Romano Prodi, persona con cui lei ha un legame di amicizia oltre che professionale…+b+
“E’ stato un grande onore per me perché al di là delle cariche istituzionali che Romano Prodi ha rivestito, e che credo ne facciano uno dei pochi veri uomini di stato che ci sono oggi in questo Paese, lui è un intellettuale, una persona che si è formata all’università con Nino Andreatta e che ha insegnato per tanti anni a Scienze politiche. Questa prefazione riflette il suo essere, in fin dei conti, soprattutto un docente, un professore che legge le cose e le mette in discussione”.

*b*Nel suo libro lei passa in rassegna quindici anni di vicende economiche internazionali e nazionali. Attualmente per l’economia è un momento drammatico. Esiste una via d’uscita?+b+
“La risposta a questa domanda purtroppo non esiste perché le carte si sono ingarbugliate. Basti pensare a quello che è accaduto la scorsa primavera, quando è esplosa la crisi in Grecia. L’economia greca vale il 2% del Pil dell’Unione, con poco si sarebbe potuta risolvere all’istante, e invece dopo settimane e settimane di tira e molla la crisi della Grecia è diventata un’autentica tragedia greca. Oggi le cose si stanno ripetendo sull’Irlanda con l’aggravante che c’è già stata la Grecia e forse ci saranno anche il Portogallo e la Spagna”.

*b*Dunque non è possibile intravedere una speranza?+b+
“La situazione è difficilissima. Come sempre è accaduto nella storia la speranza la possiamo vedere nel dinamismo delle imprese private che operano sui mercati internazionali. Non dimentichiamoci che c’è una parte di mondo che sta correndo e tante imprese italiane che stanno nuotando in questo nuovo mare aperto della competizione internazionale. Una parte della risposta può arrivare da una saggia politica economica, come John Maynard Keynes insegnò dopo la crisi del 1929. Su questo versante alcuni dubbi sulle politiche che vengono fatte oggi in Europa e in Italia è lecito nutrirlo”.

*b*Quindi non esiste una soluzione in tasca ma una traiettoria da prendere… +b+
“Esattamente. La soluzione in tasca oggi non ce l’ha nessuno e se qualcuno la vendesse, venderebbe fuochi fatui. Le imprese sanno che per continuare a crescere devono guardare ai nuovi mercati dell’Oriente e questo lo stanno facendo. La politica economica dovrebbe riscoprire la lezione keynesiana del sostegno alla domanda aggregata. Oggi il problema è che la crisi di fiducia prima e la crisi dei redditi poi hanno bloccato i consumi delle famiglie. Le famiglie a reddito medio e medio basso vanno assolutamente aiutate. In questo senso le proposte che da più parti sono state avanzate di sgravi fiscali sui redditi medi e soprattutto bassi è saggia perché ridarebbe maggiore potere d’acquisto. Certo, sono manovre che costano soldi, ma guarda caso non si trovano mai i soldi solo quando c’è da fare qualcosa per chi non ha santi in paradiso”.

*b+Perché ha scelto la metafora della rondine e della piuma per parlare di economia?+b+
“Perché proprio nel campo dell’economia saper scrutare l’orizzonte è un ingrediente essenziale per capire i grandi cambiamenti e scegliere la traiettoria migliore. La piuma è trasportata dal vento, non si oppone mai alla corrente. Così i governi occidentali dopo la crisi: nessuno ha avuto il coraggio di andare controvento. Certo sono state prese alcune decisioni, ma non si è andati a incidere sulle cause vere della crisi che sono state gli abusi, la degenerazione della finanza e una capacità di reddito delle persone normali insufficiente perché i redditi si stanno polarizzando sempre di più verso le fasce alte. La rondine, invece, sa volare controvento, così come dovrebbe saper fare una politica economica oggi, nel 2010”.

*b*Per esempio come?+b+
“Prendiamo i casi a noi più vicini. L’Europa dovrebbe avere il coraggio di risolvere a livello di Bruxelles le crisi che si sono aperte. In Italia la politica economica dovrebbe essere pronta a costruire un mercato del lavoro e un welfare che dia ai giovani le opportunità che purtroppo non hanno”.

*b*Che differenze ha trovato tra le diverse crisi del panorama mondiale?+b+
“C’è una storiella che gira nel Paese e che per certi versi è vera: abbiamo resistito meglio di altri alla crisi. Se si guarda il comportamento delle grandi banche è sostanzialmente vero. La loro proverbiale prudenza le ha, nel momento del rovescio, in qualche modo tutelate. Poi c’è questa fitta rete di banche italiane di credito cooperativo, di banche popolari, che hanno continuato a fare il loro mestiere di banche di famiglia. La storiella, quindi, è vera, ma questo non vuole dire che il Paese, nel suo insieme, sia in salute. I dati sulla disoccupazione, sui lavoratori scoraggiati che addirittura smettono di cercare un posto di lavoro, sulle situazioni precarie, sono dati Istat, dati che ognuno di noi tocca con mano girandosi nella città in cui vive, parlando con le persone. Abbiamo salvato le banche, sì, ma il Paese non è in salute come dimostra la crescita zero, la crescente ineguaglianza nella distribuzione dei redditi, soprattutto il fatto che abbiamo una generazione di ventenni e trentenni che non ha le chance che meriterebbe”.

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