Campagna vaccinale, occorre cambiare passo ma mancano le dosi

L’indice di trasmissibilità Rt è 0,7 (dato del 6 aprile) mentre l’incidenza media di nuovi positivi è scesa a 199 ogni 100mila abitanti, una percentuale ancora alta ma, ribadisce Brambilla, “ricordiamo che la nostra provincia è stata una delle più colpite nelle settimane scorse. Tutte le fasce d’età mostrano trend in discesa ma avremo un quadro più chiaro tra circa 15 giorni, dal momento che la scuola è stata riaperta da appena una settimana non è infatti ancora possibile valutarne l’impatto”.

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Lentamente, così cala il trend di contagi da Covid-19 nel nostro territorio. “Andiamo meglio – chiarisce il direttore generale dell’Ausl di Modena, Antonio Brambilla – ma la pressione sugli ospedali resta alta e pertanto è fondamentale ribadire l’importanza di mantenere, e per lungo tempo ancora, comportamenti prudenti e responsabili e di non temere di vaccinarsi”. 

L’indice di trasmissibilità Rt è 0,7 (dato del 6 aprile) mentre l’incidenza media di nuovi positivi è scesa a 199 ogni 100mila abitanti, una percentuale ancora alta ma, ribadisce Brambilla, “ricordiamo che la nostra provincia è stata una delle più colpite nelle settimane scorse. Tutte le fasce d’età mostrano trend in discesa ma avremo un quadro più chiaro tra circa 15 giorni, dal momento che la scuola è stata riaperta da appena una settimana non è infatti ancora possibile valutarne l’impatto”. 

I soggetti positivi in isolamento domiciliare sono scesi a 6.861 e, a fronte dei 577 posti destinati ai pazienti Covid positivi negli ospedali della provincia di Modena, le persone ricoverate sono 418, di cui 335 in area medica, 22 in regime di subintensiva e 61 in terapia intensiva (dati aggiornati al 13 aprile).

I ricoverati hanno un’età compresa perlopiù tra i 40 e i 59 anni mentre calano “in modo significativo gli anziani  – prosegue il direttore – a dimostrazione di come la campagna vaccinale si stia dimostrando efficace. Tra i più fragili ospedalizzati infatti nessuno era ancora stato vaccinato”.

Campagna che resta il vero nervo scoperto: “l’obiettivo del Governo è quello di arrivare a compiere 500mila somministrazioni giornaliere su base nazionale. Per centrare tale traguardo, Modena deve compiere 5.200 inoculazioni quotidiane, quota già superata il 7 e l’8 aprile ma, subito dopo, abbiamo dovuto rallentare e rimandare persino alcuni appuntamenti perchè mancano i vaccini. Il problema non è l’organizzazione bensì la carenza di dosi: AstraZeneca ha dimezzato le forniture, Moderna consegna col contagocce, solo Pfizer viaggia abbastanza bene”.

Sulla sospensione precauzionale delle consegne all’Europa del vaccino Johnson & Johnson, il direttore è lapidario: “il vaccino è sicuro, i 6 casi di trombosi registrati negli Stati Uniti, di cui uno solo con esito mortale, sono irrilevanti. L’incidenza è di 1 su 1 milione. Dal mio punto di vista non ha alcun senso bloccare le consegne. Ci sono farmaci in commercio che hanno effetti collaterali ben più gravi”. 

Nel mese di aprile a Modena erano attese 4mila dosi di Johnson & Johnson, vaccino “facilmente gestibile e monodose che volevamo dare ai medici di famiglia per vaccinare i caregiver. Ora siamo in attesa di capire come andrà a finire e se le consegne verranno sbloccate. Una cosa è certa, se potessimo contare su un alto numero di dosi di questo vaccino, peraltro del tutto simile ad AstraZeneca, potremmo cambiare le sorti della campagna vaccinale”, spiega Antonio Brambilla.

I rischi di questo ennesimo stop potrebbero portare — proprio come sta accadendo per AstraZeneca — alla rinuncia anche fra chi si è già prenotato. Ad oggi, nel modenese, è del 10% la percentuale di coloro che ha rifiutato Astra, non presentandosi all’appuntamento vaccinale.

“Un numero significativamente più basso rispetto ad altre province ma che dovremo verificare col tempo. Da quando abbiamo aperto le vaccinazioni agli ultra settantenni, abbiamo ricevuto più di 15mila prenotazioni in un sol giorno, ciò significa che la percezione di sicurezza sta migliorando. Io sono convinto che la comunicazione rispetto alla sicurezza dei vaccini sia pessima. Lo ribadisco – conclude il direttore generale – un vaccino presenta percentuali di rischio estremamente basse e di certo inferiori rispetto a quelle di numerosi altri trattamenti terapeutici”.

Una cosa è certa: il ritmo della campagna vaccinale è troppo lento. 

Jessica Bianchi  

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