La pandemia delle mafie

“Si registra un aumento delle attività legate all’usura, al riciclaggio e all’acquisto di aziende in particolare nei settori del turismo e della ristorazione in cui le difficoltà economiche sono evidenti: diventa ancora più semplice poterle acquisire con un minimo sforzo economico". A parlare è Giuliano Fusco, Presidente del Comitato Unitario dei Professionisti (CUP) il cui sforzo è anche quello di sensibilizzare e formare ogni singolo professionista, avvocato, commercialista o notaio, sui rischi delle infiltrazioni malavitose.

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Una vera e propria pandemia nella pandemia, quella delle mafie, endemica e strutturale nel nostro Paese: il pericolo rappresentato dalle mafie è ancor più concreto ed evidente a causa della crisi economica generata dall’emergenza coronavirus. “Si registra un aumento delle attività legate all’usura, al riciclaggio e all’acquisto di aziende in particolare nei settori del turismo e della ristorazione in cui le difficoltà economiche sono evidenti: diventa ancora più semplice poterle acquisire con un minimo sforzo economico. Abbiamo richiesto un’attenzione particolare nel corso di un recente incontro con la Guardia di Finanza di Modena”. A parlare è Giuliano Fusco, Presidente del Comitato Unitario dei Professionisti (CUP) il cui sforzo è anche quello di sensibilizzare e formare ogni singolo professionista, avvocato, commercialista o notaio, sui rischi delle infiltrazioni malavitose.

Dott. Fusco, che ruolo hanno notai, commercialisti e avvocati?

“Il professionista, in quanto sentinella e passaggio obbligato per molte operazioni importanti, ha una grande responsabilità. Si è fatto riferimento al ruolo dei professionisti negli atti delle Procure e sulla stampa perché le organizzazioni criminali in questo periodo cercano di attrarre nella loro sfera coloro che hanno gli strumenti per consentire loro di sviluppare gli affari. Credo che sia evidente che ruolo può giocare il professionista in questa partita nei confronti delle organizzazioni criminali: nell’ambito della società e del mercato è una cerniera tra cittadini e imprese da una parte e Stato dall’altra e consente l’applicazione delle leggi e delle regole.

Il professionista deve realizzare le condizioni di un mercato sano perché solo in questo modo le attività criminali possono avere difficoltà a svilupparsi. Uno dei principali obiettivi delle organizzazioni mafiose è quello di indebolire il tessuto economico e finanziario delle zone in cui operano. Conosciamo l’Emilia Romagna come particolarmente laboriosa e votata all’imprenditorialità e quindi deve essere posta ancora più attenzione anche alla luce delle vicende giudiziarie che hanno contraddistinto questo periodo”.

Come cambia le cose la crisi generata dalla pandemia?

“Abbiamo denunciato la possibilità di un aumento delle infiltrazioni nelle attività economiche in crisi da parte di organizzazioni criminali con grandi capitali a disposizione. Lo evidenziano anche i rapporti della Dia e dell’Uif della Banca d’Italia che hanno messo in rilievo quanto siano aumentate le interdittive antimafia e le segnalazioni di operazioni sospette.

Si registra un aumento delle attività legate all’usura, al riciclaggio e all’acquisto di aziende in particolare nei settori del turismo e della ristorazione in cui le difficoltà economiche sono evidenti: diventa ancora più semplice poterle acquisire con un minimo sforzo economico. Abbiamo richiesto un’attenzione particolare nel corso di un recente incontro con la Guardia di Finanza di Modena”.

Sono aumentate le segnalazioni?

“I professionisti che operano nell’ambito legale ed economico segnalano all’ufficio preposto le operazioni cosiddette sospette in cui ci sono indici di anomalia sia soggettivi sia oggettivi: è un ruolo che i professionisti cercano di svolgere in tutto il Paese. Anche in Emilia Romagna sono aumentate le segnalazioni e i professionisti cercano di fare la loro parte con una prevalenza nelle segnalazioni da parte dei notai ma anche gli altri professionisti come commercialisti e avvocati cercano di fare la loro parte. Non è facile individuare oggi operazioni sospette perché il cliente che si presenta al professionista non ha la coppola e la lupara ma il vestito ‘buono’. Non è sicuramente semplice però cerchiamo di dare il nostro contributo”.

Cosa è cambiato dopo Aemilia?

“In Emilia Romagna c’è un tessuto imprenditoriale che può creare appetiti in particolare nel settore delle costruzioni, del movimento terra, dei trasporti, ma anche in quello della manodopera con lo sfruttamento di certe condizioni di vita e di necessità. In questo periodo bisogna prestare attenzione alle attività più deboli legate alla ristorazione (bar e ristoranti) e al turismo perché possono diventare preda di queste organizzazioni criminali.

Noi come Comitato Unico Professionisti cerchiamo di sollecitare questa attenzione. Il maxi processo Aemilia ha completamente cambiato la situazione: prima scattavano indicazioni e allarmi pur non supportati da evidenze concrete, dopo Aemilia si parte dal punto fermo che le organizzazioni criminali sono presenti nel nostro territorio ed è arrivato il momento di contrastarle per debellarle. C’è un interessante tavolo, in collaborazione con il Comune di Modena, nell’ambito del quale vengono promosse iniziative che hanno come obiettivo quello di sensibilizzare la cittadinanza e formare i professionisti su quali sono le problematiche. Continua ad essere fondamentale l’attività all’interno degli istituti scolastici superiori per costruire l’idea di mercato sano partendo dal basso: sebbene i ragazzi non se ne rendano pienamente conto, occorre che comprendano quali sono i comportamenti corretti perché anche fare uso di droghe altro non è che finanziare queste organizzazioni”.

Sara Gelli

 

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