Non siamo a novembre scorso, siamo tornati a marzo. A causa dell’andamento dell’epidemia sono state adottate misure ulteriori di contenimento, a partire dalle scuole: sono i numeri a motivare la decisione di chiuderle in alcune zone più a rischio dell’Emilia Romagna.
Per l’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini non ci sono ragioni che tengano: “c’è stato un raddoppio dei casi negli ultimi giorni, tanti nuovi focolai e una modificazione genetica del virus che andava a colpire addirittura i bambini e i cittadini più giovani. Era doveroso intervenire”, chiarisce.
La decisione di chiudere le scuole, seppur inevitabile, genera enorme sconforto e preoccupazione tra i genitori perché, a differenza del periodo del lockdown, chi ha la fortuna di aver conservato il lavoro è costretto ad assentarsi per stare a casa con il proprio bambino che, si spera, continuerà le lezioni in Didattica a distanza con tutti i problemi che la Dad comporta soprattutto per gli alunni più piccoli.
Ai problemi degli studenti dunque si aggiungono quelli dei genitori anche perché al momento non sono ancora stati rinnovati i congedi parentali per i genitori a casa coi bimbi.
I congedi per quarantena scolastica nel settore privato erano infatti previsti con scadenza al 31 dicembre 2020, per figli minori di 14 anni. L’unica possibilità per ora è quella di mettersi d’accordo con il datore di lavoro per lo smart working e, nel caso in cui non sia possibile, allora quel genitore sarà costretto a ricorrere alle ferie.
La Regione ci sta lavorando.
“Abbiamo già sollecitato la ministra alle Pari Opportunità, Elena Bonetti, a rifinanziare il sistema dei congedi parentali – ha detto l’assessore regionale a Lavoro e Sviluppo economico, Vincenzo Colla – per consentire ai genitori di stare a casa con i figli in quarantena o in Dad. Dobbiamo agevolare tutte le soluzioni Covid straordinarie, sia lo smart working che i congedi parentali per entrambi i genitori che strumenti per il lavoro autonomo, incrementando possibilmente la quota di copertura. Non ci nascondiamo che le più esposte sono le donne che lavorano e che hanno già subito un duro colpo sul versante del calo occupazionale”.
Se le decisioni drastiche sono indispensabili, lo sono anche gli strumenti per limitare il disagio dei cittadini che sono pronti ad affrontare la nuova fase della pandemia ma con maggior consapevolezza rispetto a marzo scorso.