Quattro cani bellissimi e felici: Terence e Raja, levrieri afgani, e Margot e Mowgli, chihuahua. Questa è la famiglia dell’artista carpigiano Gabriele Baracco, ma dietro la loro straordinaria bellezza c’è una storia di solidarietà e impegno, di cura e rinascita.
Chi è stato il primo cane a entrare nella tua vita?
“Tutto è iniziato nel 2011 con l’adozione di Terence, il levriero nero. In quel periodo ero andato a vivere da solo e desideravo un cane come compagno di vita. Cercavo un levriero afgano perché custodivo ancora il ricordo di quello che avevo da bambino insieme a un collie, gatti e cavalli. Facendo ricerche trovai un allevamento a Brescia e vidi per la prima volta Terence. Nessuno lo voleva perché era nero, mi disse l’allevatrice. Lo scelsi subito.
Con lui ho condiviso l’anno del terremoto. Con la casa inagibile e il negozio di arredamento in cui lavoravo chiuso per danni, dormivamo in macchina. E’ stata un’esperienza assurda ma fantastica. Terence non era per nulla spaventato dalle scosse: la sua tranquillità mi rasserenava. Nell’attesa che la nostra casa tornasse agibile abbiamo dormito anche in tendopoli, ed è stato proprio in quel periodo che ho iniziato a ritrarre Terence. Avevo solo una t-shirt e una biro, ma quando pubblicai su Facebook la foto del risultato venni sommerso da richieste di ritratti di cani da persone in tutto il mondo. Da lì non ho mai smesso di dipingere e quindi, grazie all’ispirazione datami da Terence ho ripreso a lavorare e sono dieci anni che realizzo ritratti e quadri. Terence ha rappresentato la mia rinascita. Quando, dopo il terremoto, siamo tornati alla normalità Terence, nel frattempo, era cresciuto e sbocciato in tutto il suo splendore. Su consiglio di alcuni amici e per condividere con lui delle nuove avventure, ho iniziato a iscriverlo a gare e mostre canine, ma per partecipare occorrevano tutti i suoi documenti che io non avevo. Sono dovuto tornare a Brescia per recuperarli e lì ho visto Raja, il fratello di Terence. Era pelle e ossa, con piaghe e lacerazioni nella pelle. L’allevatrice mi spiegò che aveva la demodicosi, ossia la rogna rossa, e che nessun veterinario era stato in grado di curarlo. Stavano aspettando che morisse. Dentro di me si è mosso qualcosa. L’ho fatto passeggiare un po’ insieme a Terence e vedendo che andavano d’accordo ho deciso d’istinto di portarlo a casa lasciando l’allevatrice incredula e al tempo stesso commossa”.
Come sei riuscito a salvare Raja?
“E’ stato un percorso lungo e faticoso. I veterinari di Carpi non riuscivano a trovare la cura e intanto Raja peggiorava. Terence gli stava vicino leccandogli le ferite ma non era abbastanza per salvarlo. Sono dovuto ricorrere a una clinica veterinaria specializzata in dermatologia a Bologna e là, grazie all’aiuto di un veterinario che ha trovato la medicina giusta siamo riusciti a curarlo. I costi sono stati elevatissimi, ma io e Raja abbiamo potuto contare anche sulla solidarietà di alcune persone conosciute sui gruppi Facebook dedicati ai levrieri e, in generale, agli animali. Nel 2017 la famiglia si è ulteriormente allargata con l’ingresso di Margottina, che proveniva da una situazione in cui i padroni non riuscivano più a gestirla e, circa due anni dopo, è arrivato anche Mowgli a farle compagnia”.
Come funziona la convivenza? Vanno tutti d’accordo?
“Sì, i due fratelli levrieri Terence e Raja sono legatissimi e hanno un grande rispetto dei cani più piccoli e, a loro volta, Margottina e Mowgli vanno molto d’accordo tra di loro. La nostra è una famiglia a tutti gli effetti. Ci aiutiamo e sosteniamo a vicenda e ci prendiamo cura l’uno dell’altro. Inoltre i miei cani, con il loro immenso amore, sono per me una grande fonte d’ispirazione nella mia arte”.
Hai deciso di fermarti o ne vorresti adottare altri?
“La mia intenzione è di fermarmi, anche perché, specialmente Terence e Raja richiedono molte energie considerata la loro stazza, ma il mio amore per gli animali è infinito e, pertanto, non mi sento di escludere nulla per il futuro. Quel che è certo è che se dovessi tornare a incontrare un cane in difficoltà farei di tutto per aiutarlo. Inoltre, in questi dieci anni, mi sono stati di grande aiuto i medici veterinari Andrea Guerzoni e Francesca Libardo dell’Ambulatorio Veterinario Guerzoni in Piazzale Gorizia che ringrazio”.
Chiara Sorrentino