Il fantastico mondo dei burattini

Fiabe carpigiane - Fole, fiabe, leggende, filastrocche, scioglilingua, indovinelli, nonne nanne, conte & giochi di gruppo di una volta è questo il titolo dell’antologia curata da Sandro Bellei. La pubblicazione, promossa e realizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi nel 2008 è un prezioso spaccato delle nostre radici. Tutto ciò che la tradizione ha tramandato fino a noi del mondo dell’infanzia. Pagina dopo pagina torniamo bambini, rispolverando i giochi fatti di nulla con cui i nostri nonni e bisnonni trascorrevano le loro giornate. L’ultimo capitolo del volume è dedicato al mondo dei burattini.

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Fiabe carpigiane – Fole, fiabe, leggende, filastrocche, scioglilingua, indovinelli, nonne nanne, conte & giochi di gruppo di una volta è questo il titolo dell’antologia curata da Sandro Bellei. La pubblicazione, promossa e realizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi nel 2008 è un prezioso spaccato delle nostre radici. Tutto ciò che la tradizione ha tramandato fino a noi del mondo dell’infanzia. Pagina dopo pagina torniamo bambini, rispolverando i giochi fatti di nulla con cui i nostri nonni e bisnonni trascorrevano le loro giornate.

L’ultimo capitolo del volume è dedicato al mondo dei burattini, “piccola rappresentazione teatrale esplicitamente dedicata all’infanzia. Coloro che si dedicavano a questa attività erano dei veri e propri artisti che spesso si tramandavano i segreti del mestiere di padre in figlio. Le piazze modenesi furono calcate in particolare dalla Famiglia Preti” di cui Bellei traccia una accurata genealogia. Fu Giulio Preti, nato a Rolo nel 1804, a donare personalità a Sandrone e a creare le maschere di Pulonia e Sgorghiguelo. Preti fu il capostipite di un’importantissima stirpe di burattinai ed è considerato l’iniziatore, insieme ai figli, della scuola modenese, attiva anche a Reggio e Parma. La sua arte s’intreccia con la grande tradizione degli ebanisti locali. Il padre era infatti falegname. E fu nel laboratorio del padre, a Rolo, che Giulio Preti mosse i primi passi e lì “sfogò la sua passione innata verso i burattini intagliando teste di legno che poi dipingeva secondo il proprio estro”. In seguito si trasferì a Modena, dove studiò all’Accademia ducale. Nel 1830 sposò Ermenegilda, anche lei appartenente a una famosa famiglia di burattinai, quella di Luigi Campogalliani “e si diede alla vera vita del burattinaio. Si portava di piazza in piazza con la baracca e dava le sue rappresentazioni a un pubblico radunato lì per lì, specialmente di bambini. “Morì a Modena il 5 aprile 1882 lasciando di sé ricordo di bravo artista, di padre irreprensibile e di cittadino esemplare”, scrive Bellei. I sette figli di Giulio ed Ermenegilda furono coinvolti anch’essi nell’arte dei burattinai.

Il dottor Contini con la sua collezione di burattini

Era il 1905 quando la nota famiglia di burattinai Preti andò ad allietare gli abitanti di Spilamberto con i propri spettacoli. La moglie era incinta e fu proprio durante la permanenza a Spilamberto che venne alla luce Roberto Preti, ultimo erede di una dinastia di burattinai che dall’800 aveva fatto la storia della commedia dell’arte. Roberto, raccogliendo il testimone dei suoi avi, ne proseguì l’arte divulgando e preservando il loro nobile principio “dilectare/docere”, istruire attraverso il divertimento.

Dopo avere iniziato a lavorare molto giovane come falegname, Roberto succede nel mestiere al padre nel 1921 e dal 1945 inizia a portare il suo vasto repertorio in giro per la provincia modenese toccando centri grandi e piccoli e anche città più o meno lontane. A Modena tiene i suoi spettacoli la domenica pomeriggio nel piccolo Teatro del Paradisino presentando il repertorio ereditato dal padre Medardo e dallo zio Giuseppe, oltre a opere di sua invenzione. Abita a lungo in un appartamento all’interno dell’Aedes Muratoriana, la casa di Muratori, in via Pomposa, della quale si considerava un po’ il custode, dove morì, senza figli, nel 1994. “Oltre 60 anni di rappresentazioni per la gioia di grandi e piccini. Se scriviamo che l’ultimo burattinaio modenese ha ricevuto dalle mani di S.E. l’Arcivescovo una medaglia d’oro durante la premiazione dei fedeli del lavoro e che questa benemerenza è stata pienamente meritata, siamo sicuri di non cadere in un luogo comune. Con papà Medardo e lo zio Giuseppe, Roberto Preti aveva percorso piazza per piazza gli itinerari dei vecchi: Carpi, Mirandola, San Felice; e poi Bologna, Parma, Firenze. Scuole, istituti religiosi, colonie estive, ospedali, perfino penitenziari erano i loro teatri. Arrivavano su un carro montavano la baracca che alle nove doveva essere pronta. Medardo dava la voce a Sandrone e a tutti i birboni della compagnia, Giuseppe a Sgorghiguelo, alla Pulonia e a tutte le donne di casa. Erano ispirati – diceva Roberto – avevano un canovaccio davanti e, a lume di candela, gli davano un’occhiata di sfuggita, ma il più delle volte improvvisavano. Lui, Roberto, si accontentava della battuta del servitore. Cominciò così, ma poi imparò tutti i trucchi del mestiere”.

J.B.

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