Covid e povertà: un binomio esplosivo

In questo anno funestato dall’emergenza Covid 19, emergono nuove povertà, di cui è però ancora difficile tracciare un bilancio definitivo, anche se, spiega Alessandro Gibertoni, responsabile del Centro di Ascolto di Porta Aperta, “il blocco degli sfratti e dei licenziamenti ha aiutato ma è un tappo pronto a esplodere qualora tali provvedimenti non venissero riconfermati”.

0
1869

In questo anno funestato dall’emergenza Covid 19, emergono nuove povertà, di cui è però ancor difficile tracciare un bilancio definitivo, anche se, spiega Alessandro Gibertoni, responsabile del Centro di Ascolto di Porta Aperta, “il blocco degli sfratti e dei licenziamenti ha aiutato ma è un tappo pronto a esplodere qualora tali provvedimenti non venissero riconfermati”. Due bisogni primari come la casa e il lavoro, in questo momento “sono almeno in parte tutelati. E’ come se il presente fosse stato congelato – prosegue – speriamo che la bomba non deflagri più avanti”. Al Centro di ascolto oggi, complice anche il reddito di cittadinanza, “grazie al quale alcune famiglie sono riuscite a cavarsela da sole, non abbiamo assistito a un aumento di richieste di aiuto, soprattuto sul versante del sostegno alimentare”.

A tracciare una fotografia relativa ai bisogni della cittadinanza, seppur resa obsoleta dalla pandemia, è il rapporto 2019 di Porta Aperta, presentato unitamente a Caritas Diocesana e Porta Aperta di Mirandola. Al Centro di Ascolto di Porta Aperta di Carpi, il 2019 si è chiuso con una diminuzione di famiglie incontrate (478, in 199 giorni di apertura, una diminuzione del 15% rispetto al 2018 e che coinvolge soprattutto le famiglie italiane): “non è facile individuare le ragioni di questi scostamenti. Nel corso dell’anno preso a riferimento è stato introdotto, a partire dalla primavera, il reddito di cittadinanza. Questa misura di sostegno per il contrasto alla povertà, seppur con i suoi limiti, ha impattato favorevolmente su alcuni nuclei sollevandoli da alcune voci di spesa. Senza voler entrare in giudizi di merito sull’efficacia del provvedimento è auspicabile che, considerata la sua limitatezza temporale, questo incida sulle famiglie offrendo e concretizzando anche impieghi lavorativi, in modo da gettare le basi per arrivare alla loro autonomia economica”. I nuclei assistiti col programma alimentare sono stati 410 e il 42% di tali famiglie sono italiane. Nel 2019 sono state consegnate 5.375 sporte, circa 200 in meno rispetto all’anno precedente a seguito del calo delle presenze dei nuclei italiani. La fotografia delle composizioni dei nuclei ci restituisce la conferma di un trend già in atto l’anno passato: aumentano le persone sole (110 su 478, sono il 23%) in uno spaccato che vede sempre in maggioranza la convivenza con parenti (57%) così come aumenta l’età media di chi chiede aiuto. “Il calo delle presenze al centro – spiega Gibertoni – condiziona tutte le variabili sul fronte abitativo; sono tutte in flessione, con un’unica eccezione, i proprietari di casa (+2%). I titolari di un diritto reale su un immobile non sono al riparo da disagi economici, ancor più se per comprarlo si sono indebitati con un istituto di credito. Immutata la percentuale di coloro che pagano un affitto (pubblico o privato) pari al 65% del totale. Con una frequenza preoccupante abbiamo registrato, durante gli incontri al centro, situazioni di emergenza abitativa perlopiù riconducibili a sfratti per morosità e non sono mancati collocamenti presso strutture recettive private (ostelli, affittacamere) al fine di limitare la disperazione delle famiglie. L’associazione ha continuato a gestire tre alloggi destinati alle emergenze abitative, due con contratti a canone calmierato e uno in comodato gratuito”. Il 2019 ha segnato l’avvio del progetto Non solo una casa per ripartire, un progetto di social-housing per l’emergenza abitativa e prorogato fino al 30 novembre 2020. L’accompagnamento delle due famiglie coinvolte ha portato a risultati confortanti per uno dei due nuclei, avendo raggiunto l’obiettivo di reperire in autonomia un alloggio in affitto a seguito di una stabilizzazione della condizione lavorativa.

Per quanto riguarda il focus sull’indebitamento le famiglie prese a campione d’indagine sono state 326 sulle 478. I nuclei sui quali grava un mutuo sono 18 su 478 (il 5,7% del totale campionato), mentre nel 2014 erano quasi il 12% delle famiglie prese in esame, segno evidente del clamoroso calo di accesso al credito per le famiglie. Questo dato evidenzia la riduzione della possibilità di contrarre un mutuo per l’acquisto della casa. Purtroppo di queste 18 famiglie, 7 risultano morose e 2 hanno la casa pignorata. I nuclei che vivono in affitto sono 236, di questi 70 risultano morosi, ovvero circa il 30%. Resta comunque alto l’importo del debito, che è di circa 2.430 euro in media a nucleo. Dei 70 morosi 6 sono in sfratto nel 2019. Resta alto il numero di famiglie morose sul fronte utenze. In calo anche il numero delle famiglie che hanno debiti finanziari di vario genere poiché è sempre più difficile per loro contrarre prestiti. Ma su queste famiglie già in bilico prima del Covid, come ha impattato la pandemia? Nei prossimi mesi avremo di certo un quadro più chiaro.

Jessica Bianchi

clicca e unisciti al nostro canale whatsapp
clicca e unisciti al nostro canale whatsapp
clicca e unisciti al nostro canale whatsapp