Ritorno in classe: tra incertezza ed entusiasmo

Una campanella diversa dalle altre quella di quest’anno e proprio per questo il rientro in classe può potenzialmente rappresentare un momento complesso anche emotivamente, a cui si aggiunge la legittima apprensione per il rischio di contagio. A illustrare le possibili problematiche è la psicologa carpigiana Maria Chiara Sacchetti.

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Maria Chiara Sacchetti

Bambini e adolescenti hanno finalmente fatto ritorno in classe. Le aule sono tornate a essere vissute, dopo mesi di assenza durante i quali studenti, famiglie e docenti hanno dovuto far fronte all’emergenza Covid-19 anche dal punto di vista della didattica a distanza. Una campanella diversa dalle altre quella di quest’anno e proprio per questo il rientro può potenzialmente rappresentare un momento complesso anche emotivamente, a cui si aggiunge la legittima apprensione per il rischio di contagio. A illustrare le possibili problematiche è Maria Chiara Sacchetti, psicologa carpigiana responsabile del Centro Tice di Correggio.

Dalla sua esperienza professionale, come hanno vissuto questi mesi così particolari i ragazzi e le famiglie?

“Credo che i ragazzi abbiano reagito dimostrando grande flessibilità e resilienza. Si sono adattati, hanno risposto, hanno saputo utilizzare i mezzi tecnologici, rispettando le regole finché le hanno rispettate anche gli adulti e finché queste sono state chiare. Ora tornano a scuola, nell’incertezza, ma nella maggior parte dei casi con entusiasmo”.

Dunque il ritorno a scuola è sicuramente positivo, ma dopo un’assenza così prolungata può anche rivelarsi difficile. Come?

“Certo, a seconda dell’età potremo incontrare diversi tipi di difficoltà: dopo aver passato tanto tempo in famiglia, i bambini più piccoli potranno avere qualche problema nel distacco dalle figure genitoriali, e alcuni di loro potrebbero mostrare paure, perché l’incertezza che viviamo noi adulti rispetto a un futuro che fatichiamo a immaginare, la respirano quotidianamente anche loro; i più grandi, invece, potrebbero nutrire, rispetto alla ripresa di una didattica tradizionale, il timore di non essere in grado di affrontare tutte le richieste”.
Quali sono i soggetti potenzialmente più a rischio? 

“Credo che i soggetti maggiormente a rischio siano quelli che hanno delle fragilità di base legate alla socializzazione. I ragazzi che facevano fatica prima a confrontarsi con il gruppo, che temevano il giudizio ed erano già un po’ isolati anche prima del lockdown, si troveranno in una scuola con distanziamento dopo un lungo periodo di ritiro, e questo potrebbe creare forti preoccupazioni”.

E le famiglie, dal canto loro, come possono aiutare i figli? 

“Il consiglio è sempre quello di accompagnare i ragazzi attraverso la condivisione. Per noi adulti, sentirli esprimere sofferenza è a volte così difficile che evitiamo di affrontare certi argomenti, mentre è proprio mostrando che delle cose si può parlare che li aiutiamo ad affrontarli. Inoltre ritengo sia sempre utile, e in questo momento fondamentale, il confronto sugli aspetti emotivi, cercando di fornire un modello e uno specchio ai più piccoli, spiegando e mostrando, anche attraverso esempi, quel che proviamo come adulti, e come lo affrontiamo, aiutandoli nel contempo a scovare ed esternare i pensieri e i sentimenti che vivono dentro di loro”.

E i professori, che aspetti devono tenere in considerazione nel rapportarsi ad alunni e studenti dopo questo periodo? 

“Ai professori credo spetti un compito difficile, conciliando tutte le esigenze procedurali relative alla sicurezza e al contenimento del contagio, al recupero e al lavoro didattico e al rappresentare una guida ancora più forte in questo momento di incertezza. Ricordiamoci che i ragazzi sono per definizione più flessibili e ricchi di risorse, sta agli adulti di riferimento saperle valorizzare ed essere un modello di comportamento coerente e presente”.

Questi mesi così complessi cosa hanno insegnato a ragazzi e famiglie?

“Abbiamo tutti scoperto una flessibilità e una capacità di adattamento che non pensavamo di possedere. Ci siamo riscoperti capaci di stravolgere le nostre abitudini in modo radicale. D’altro canto l’incertezza non aiuta a fare progetti, a costruire, a guardare avanti. La scuola ha dovuto reinventarsi utilizzando strumenti nuovi, avvicinandosi alla tecnologia in modo forzato, e anche chi non la ama si è inevitabilmente trovato a doverne ringraziare l’esistenza. E’ proprio nei momenti e nei periodi di crisi che l’innovazione e la creatività possono trovare terreno fertile, e ogni individuo ha un ruolo importante nel contribuire a questo grande processo di ripensamento e cambiamento per andare incontro a un futuro differente da quello che ci aspettavamo. Per questo, se posso dare un consiglio, la flessibilità diventa una capacità davvero importante da acquisire, dunque diventa fondamentale allenarsi a essere individui capaci di far fronte alle contingenze cambiando senza restare ingessati in rigidità che rischierebbero di tramutarsi in zavorre pesantissime”.