Gioco d’azzardo, una piaga destinata a crescere

La chiusura indotta dall’emergenza Covid per circa 100 giorni dell’industria dell’azzardo di massa nel nostro Paese ha avuto un effetto protettivo o, al contrario, i giocatori problematici si sono dati al gioco on line?

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La chiusura indotta dall’emergenza Covid per circa 100 giorni dell’industria dell’azzardo di massa nel nostro Paese ha avuto un effetto protettivo o, al contrario, i giocatori problematici si sono dati al gioco on line?

“A livello nazionale – spiega il dottor Massimo Bigarelli, responsabile del Sert di Carpi,

il dottor Massimo Bigarelli

nonché direttore di tutto il Settore dipendenze patologiche della provincia di Modena – i dati mostrano come il lockdown abbia rappresentato una sorta di protezione individuale e collettiva”, determinando un crollo della spesa legata alle attività dei luoghi di gioco e dall’altra la remissione, seppur temporanea dei disturbi del comportamento correlati al gioco azzardo, in vari gambler. “Sicuramente il lockdown, e il conseguente obbligo di restare in casa, ha ridimensionato il fenomeno del gioco patologico e in quei mesi difficili – aggiunge la dottoressa Giorgia Pifferi, responsabile del Programma gioco patologico dell’Ausl di Modena – nonostante tutti i nostri servizi Dipendenze fossero aperti abbiamo assistito a un calo pressoché totale di presenze. Sappiamo però dal passato che la crisi economica esercita un impatto fortissimo sul gioco: più è grave, maggiore è il numero di persone che tenta, invano, la fortuna. Siamo in una fase di osservazione per capire cosa stia realmente succedendo e come si evolverà la situazione”.

“Pur non avendo registrato aumenti in termini di nuovi arrivi – ammette il dottor Bigarelli – è pur vero che siamo stati costretti a sospendere tutte le attività di gruppo per i giocatori patologici (così come per i fumatori che desiderano smettere). Quando nel prossimi mesi verranno riavviate credo che assisteremo nuovamente a una crescita”.

Quanti giocatori confinati tra le mura domestiche abbiano optato per il gioco on line è impossibile saperlo: “ma questa è una possibilità da non escludere – prosegue il dottor Bigarelli – e solo tra qualche mese potremo avere un quadro più chiaro e attendibile rispetto a quanto accaduto nel periodo del confinamento”.

“Da tempo prestiamo un’attenzione particolare nei confronti del gioco on line, fenomeno sommerso su cui è molto difficile esercitare una forma di controllo. La sfida che ci attende è quindi quella di orientare con maggior forza la nostra azione di prevenzione su tale modalità di gioco”, sottolinea la dottoressa Pifferi.

A Carpi i giocatori patologici in carico al Sert sono una ventina e “vengono perlopiù indirizzati da mogli o mariti, da avvocati in caso di separazione giudiziaria, dal sistema bancario, dai Servizi Sociali…”, conclude Massimo Bigarelli. Insomma arrivano ai servizi quando ormai hanno fortemente compromesso le loro relazioni, minato gravemente il proprio patrimonio e sono sommersi dai debiti. Nel 2019 sono stati circa 150 i giocatori patologici (perlopiù uomini ma si sta registrando un aumento nella popolazione femminile) seguiti e distribuiti in modo omogeneo su tutto il territorio provinciale.

Una piaga quella del gioco d’azzardo che con la riapertura delle sale slot, delle sale scommesse, dei bingo e di tutti gli esercizi dotati di slot machine (“gioco prediletto quest’ultimo da tutti coloro che chiedono aiuto ai servizi”, conclude la dottoressa Pifferi) è destinata ad allargarsi nuovamente con conseguenze ancora più nefaste, dal momento che per molti giocatori problematici il Covid ha coinciso anche con un’improvvisa perdita del lavoro o una significativa contrazione del reddito. Anche su questo versante il lockdown non ha insegnato nulla.

Jessica Bianchi

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