Consultorio familiare, no al libero accesso

Consulenze telefoniche e accessi su appuntamento. Il volto del Consultorio Familiare di Carpi è stato ridisegnato dall’emergenza Covid ma anche se i servizi hanno mutato forma, la vicinanza alle donne - e non solo - è stato l’imperativo che ne ha guidato l’azione anche nei momenti più duri, come sottolinea la responsabile, dottoressa Giorgia Regnani.

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L'equipe del Consultorio in una foto di repertorio

Consulenze telefoniche e accessi su appuntamento. Il volto del Consultorio Familiare di Carpi è stato ridisegnato dall’emergenza Covid ma anche se i servizi hanno mutato forma, la vicinanza alle donne – e non solo – è stato l’imperativo che ne ha guidato l’azione anche nei momenti più duri, come sottolinea la responsabile, dottoressa Giorgia Regnani.

“Il nostro lavoro, anche durante il lockdown, non si

è mai arrestato. Certo la pandemia ha profondamente rimodulato la nostra attività ma abbiamo sempre garantito tutte le prestazioni legate al Percorso nascita, dalle visite ostetriche alle ecografie, ai test combinati, accogliendo anche tutte le future mamme assistite da ginecologi privati costretti a chiudere i propri ambulatori.

Abbiamo inoltre seguito alcune donne gravide con tampone positivo grazie alla preziosa collaborazione con il Reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Ramazzini di Carpi, dando vita a percorsi nuovi che auspichiamo possano strutturarsi e rafforzarsi anche in futuro. Assicurati anche il percorso di interruzione volontaria di gravidanza, così come le visite ginecologiche urgenti per dolori pelvici acuti, infezioni genitali, perdite ematiche anomale, sospetti oncologici e contraccezione d’emergenza. Neppure l’accoglienza alle donne straniere, per le quali è stata garantita la mediazione culturale, ha conosciuto battute d’arresto”.

Oggi il Consultorio sta lentamente tornando alla normalità seppure con differenti modalità di accesso: “ogni prestazione – prosegue la dottoressa Regnani – viene elargita solo su appuntamento e previo contatto telefonico. Ventiquattro ore prima della visita ogni donna viene contattata telefonicamente e sottoposta a un questionario per valutare se presenti sintomi riconducibili al Covid-19. Nel caso non si ravvisi alcuna problematicità la prestazione viene garantita, in caso contrario, qualora vi fossero quadri clinici dubbi o una diagnosi confermata di Coronavirus, sospesa e riprogrammata”. Il telefono, così come la tecnologia, ha rappresentato un alleato fondamentale in questo complesso periodo poiché “ci ha permesso di tenere un filo con le nostre pazienti – spiega la dottoressa Regnani – di offrire consulenze, rassicurare le donne e rispondere alle loro domande. Per essere presenti, far sentire la nostra vicinanza e offrire il nostro aiuto, abbiamo ampliato gli orari di segreteria per far fronte alle mole di richieste ricevute”.

Dopo lo stop forzato, sono riprese alcune prestazioni fondamentali, come il programma di screening del tumore del collo dell’utero con prestazioni sia di primo livello (PAP TEST e HPV TEST), che di secondo e terzo livello, ovvero colposcopie e interventi di chirurgia ambulatoriale. Si può poi nuovamente accedere agli spazi giovani e giovani adulti per effettuare le visite per la contraccezione e la distribuzione gratuita dei contraccettivi; ma se prima l’accesso era libero e diretto ora è rigorosamente su appuntamento e previo triage telefonico”.

Sul fronte ginecologico, da circa un mese, gli operatori del Consultorio stanno richiamando le donne per recuperare gradualmente le visite saltate a causa del lockdown. Come stabilito dalla Delibera 404/2020 del Regione Emilia Romagna, è sospeso il libero accesso e le prestazioni ambulatoriali prevedono un appuntamento ogni 30 minuti per garantire la costante sanificazione degli ambienti tra una paziente e l’altra e, soprattutto, per evitare assembramenti nelle sale d’attesa. Le utenti che giungono in Consultorio devono indossare la mascherina chirurgica. E’ vietata, inoltre, la presenza di un accompagnatore se non in casi eccezionali, come in caso di minori, portatori di handicap o persone che necessitano di mediazione. “I criteri che dobbiamo rispettare sono rigidi – puntualizza la responsabile del Consultorio – ma non possiamo permetterci passi falsi, la tutela di pazienti e operatori è una priorità”.

Jessica Bianchi

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