Specialistica ambulatoriale: cos’è ripartito al Ramazzini?

“E’ giusto ricominciare a dare una risposta, seppur graduale, nei vari territori della provincia ma, come già detto, sarà diversa da quanto avveniva prima del Covid. La riapertura è ragionata e prudenziale, perché non possiamo in alcun modo permetterci di fare dei passi indietro”, sottolinea la dottoressa Giuliana Fabbri, responsabile delle Attività di Specialistica Ambulatoriale dell’Ausl.

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E’ ancora in corso il recupero delle prestazioni sospese durante l’emergenza ma stanno riaprendo, seppur gradualmente, gli accessi alle prenotazioni per alcune prestazioni specialistiche. Ciò non coincide però con un ripristino di quanto avveniva pre-Covid-19 poiché la sanità è stata profondamente cambiata dalla gestione dell’emergenza e alcuni di questi cambiamenti saranno mantenuti.

“Rispetto al periodo pre-Covid-19, inevitabilmente l’offerta di prestazioni è quantitativamente ridotta. Le principali criticità – sottolinea la dottoressa Giuliana Fabbri, responsabile delle Attività di Specialistica Ambulatoriale dell’Ausl – sono legate all’elevato numero di prenotazioni sospese da recuperare, a fronte di una logistica completamente rimodulata durante l’emergenza. Si continuano inoltre a garantire le urgenze e le prestazioni non procrastinabili già programmate per pazienti cronici o con patologie rilevanti. A questo si aggiunge la necessità di assicurare il rispetto delle norme legate al distanziamento fisico per prevenire il contagio di operatori e cittadini che comporta un inevitabile allungamento dei tempi di erogazione delle prestazioni e di conseguenza una loro diminuzione. Pertanto stiamo riaprendo le attività ambulatoriali in maniera cautelativa ma, se i dati sull’epidemia continueranno a essere confortanti, l’offerta andrà pian piano aumentando nel corso del tempo. Lo scenario in cui ci muoviamo è particolarmente complesso e dunque è necessaria la collaborazione di tutti, dai medici di famiglia agli specialisti e ai cittadini stessi. L’invito dunque, oltre all’appropriatezza delle prescrizioni, è quello di non andare alla ricerca di prestazioni non strettamente necessarie, poiché questo, oggi, è improponibile”.

Dottoressa Fabbri, quali prestazioni specialistiche sono nuovamente disponibili all’Ospedale Ramazzini di Carpi?

“In questa fase a Carpi è in corso un’intensa attività di recall: i pazienti vengono infatti richiamati uno ad uno per fare un monitoraggio della situazione. Laddove non è possibile agire attraverso una valutazione telefonica delle condizioni dell’utente, pensiamo ad esempio ad ambiti quali la Radiologia o l’Ortopedia, si rifissano le prestazioni sospese anche se, in alcuni casi, sono gli stessi utenti a voler procrastinare l’appuntamento. Al contrario alcune visite da programmabili sono diventate urgenti e i pazienti sono stati presi in carico immediatamente. Al momento all’Ospedale Ramazzini e al Distretto di Carpi sono stati riaperti gli ambulatori di Diabetologia, Endocrinologia, Neuropsichiatria infantile e Oncologia e sono in fase di riavvio le visite gastroenterologiche, reumatologiche e di medicina interna. Ricordo che anche il Centro prelievi è operativo già da metà maggio seppure con un’organizzazione differente onde evitare assembramenti”.

La telemedicina utilizzata durante le fasi più dure della pandemia diventerà una prassi abituale per consentire di gestire i percorsi dei pazienti a distanza? “Un colloquio telefonico o una video chiamata non sostituiscono la presa in carica de visu: è necessario che medico e paziente si conoscano ma, ad esempio in alcune patologie croniche, nel monitoraggio di certe malattie e nella valutazione degli esami, uno strumento di telemedicina può aiutare a gestire con maggiore continuità e assoluta appropriatezza situazioni in cui è preferibile che l’utente non si presenti direttamente in ospedale. In piena emergenza i pazienti hanno dimostrato di gradire questo contatto diretto col medico, la telemedicina è senza dubbio un ausilio utile e da perseguire. Ciò non significa stravolgere il rapporto medico-paziente bensì inserire strumenti che facilitino tale relazione, eliminando al contempo la necessità di vedersi in presenza. Sarà dunque necessario identificare le aree specialistiche dove tale strumento può essere applicato e implementarlo”.

Come si coniugano un minor numero di prescrizioni e il diritto alla salute?

“Ai medici viene richiesto di limitare le prestazioni a quelle di stretta necessità, per permettere di fornire una risposta adeguata a chi ne ha davvero bisogno soprattutto in questa fase complessa. D’altra parte gli specialisti dovranno farsi carico dei pazienti per gli eventuali successivi approfondimenti, evitando di reindirizzarli a ulteriori prenotazioni. In ultimo, chiediamo anche ai cittadini di portare pazienza quando le prestazioni non sono strettamente urgenti. Ci dobbiamo curare e il diritto ad accedere alle prestazioni di cui necessitiamo è garantito ma questo non significa mettere in atto un assalto alla diligenza.”

Quali pensa saranno le ricadute in termini di peggioramento delle condizioni di salute della cittadinanza causate dallo stop forzato dovuto al Covid?

“Non credo ve ne saranno poiché questa Regione ha fatto sì che le aziende sanitarie garantissero tutte le prestazioni urgenti, quelle che anche durante una pandemia bisogna garantire, così come i percorsi legati ai malati cronici, agli oncologici e alle gravidanze, e i Pronto soccorsi non hanno mai smesso di gestire le situazioni urgenti. Al contrario, il controllo annuale in una persona che sta bene si poteva procrastinare e così è stato. Ora è giusto ricominciare a dare una risposta, seppur graduale, nei vari territori della provincia ma, come già detto, sarà diversa da quanto avveniva prima del Covid. Nessuno di noi aveva mai vissuto un’emergenza sanitaria di queste proporzioni, abbiamo dovuto prendere decisioni in tempi stretti e attivare chiusure repentine: la riapertura al contrario non potrà essere altrettanto veloce, bensì ragionata e prudenziale, perché non possiamo in alcun modo permetterci di fare dei passi indietro. La nostra priorità è sempre stata, e resta, la salute dei cittadini”.

Jessica Bianchi