Chi si ricorda dei bambini?

Nel corso dell’emergenza sanitaria più grave dell’ultimo secolo i bambini sembrano essere i più forti rispetto al coronavirus. Una notizia positiva per genitori e nonni ma c’è un drammatico rovescio della medaglia. Di loro, relegati nelle loro case, in questo lockdown, insieme a mamma e papà, non parla pressoché nessuno. Ma cosa accadrà nella Fase 2? A partire dal 4 maggio, quali azioni verranno messe in campo per i bambini? Chi li gestirà quando i genitori dovranno rientrare al lavoro? Chi li affiancherà nella didattica a distanza?

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Nel corso dell’emergenza sanitaria più grave dell’ultimo secolo i bambini sembrano essere i più forti rispetto al coronavirus. Dopo oltre due mesi dallo scoppio del primo focolaio epidemico nel nostro Paese, infatti, i più piccoli sono i meno contagiati e coloro che rischiano meno di tutti di sviluppare le complicanze più gravi dell’infezione.

“Tra le poche certezze che abbiamo – ha sottolineato Alberto Villani, presidente della Società Italiana di Pediatria – possiamo dire che il Covid-19 non è un’emergenza pediatrica”. Una notizia positiva per genitori e nonni ma c’è un drammatico rovescio della medaglia. I bambini, infatti, sono diventati i grandi esclusi di questa emergenza. Di loro, relegati nelle loro case, in questo lockdown, insieme a mamma e papà, non parla pressoché nessuno. Ma cosa accadrà nella Fase 2? Se da un lato governo e task force di tecnici stanno lavorando per far ripartire il mondo dell’occupazione e dell’imprenditoria, a partire dal 4 maggio, quali azioni verranno messe in campo per i bambini? Chi li gestirà quando i genitori dovranno rientrare al lavoro? Chi li affiancherà nella didattica a distanza? Non tutte le famiglie possono contare sui nonni e, se è vero, che gli Over 65 sono le categorie maggiormente a rischio, probabilmente molti padri e madri non vorranno portare i propri figli ai genitori anziani per non correre il rischio di comprometterne la salute. E dunque quali misure sono previste a sostegno delle famiglie che avranno ancora, almeno fino a settembre, i figli a casa? E’ possibile organizzare centri estivi e attività all’aria aperta per i più piccoli che non possono restare soli a casa in attesa del ritorno di mamma e papà?

“Fino a quando non avremo tra le mani il nuovo decreto governativo – spiega l’assessore alle Politiche Scolastiche del Comune di Carpi, Davide Dalle Ave – diventa complesso sbilanciarsi. Il rischio, infatti, è quello di veder svanire la possibilità di mettere in campo le idee sulle quali stiamo lavorando. Noi non stiamo perdendo tempo e vorremmo organizzare delle attività all’aria aperta. Una sorta di centri estivi diffusi sul territorio, nei parchi ad esempio, ciascuno con un numero contingentato di bambini. Purtroppo, però è ancora prematuro fare ipotesi”. Certo mantenere il distanziamento fisico tra i bambini sarà un’impresa ardua, ma qualcosa si deve pur fare. A chiedere nuove misure e forme di sostegno sono soprattutto i genitori, peraltro disperati all’idea che a settembre persino il ritorno a scuola non sia ancora una certezza.

“Non è pensabile – scrive Alessia sulla pagina Facebook di Tempo – che i bambini rimangano isolati dal mondo fino a settembre senza poter giocare con nessuno a parte i genitori, visto che molti sono figli unici. Per ogni gruppo famigliare, se tutti lavorano, almeno una persona deve avere la possibilità di rimanere a casa fino alla riapertura di scuole/centri estivi, pagato al 100%. Il nostro è uno stato assistenzialista, questo è l’unico modo efficace per impedire trasgressioni forzate da parte di famiglie disperate da questo meccanismo di riapertura solo economica”. Ipotesi che condivide anche Silvia: “uno dei due genitori dovrebbe avere la possibilità di stare a casa oppure di alternarsi con l’altro senza che si debbano chiamare estranei a casa”. E poi c’è chi, come Nancy, rilancia la possibilità di “ricorrere a una baby sitter”. Ma non tutti possono permettersi di pagarne una, come denuncia Cinzia: “non ci sono coperture adeguate. Il bonus babysitter copre solo 60 ore sulle circa 170 lavorate dai genitori, e magari non sai chi ti metti in casa con tuo figlio minorenne. Il congedo parentale copre 15 giorni lavorativi ma ne mancano altri 7 all’appello. I nonni andrebbero lasciati stare ma quasi tutti ricorreremo a loro, incrociando le dita che non gli succeda nulla. Ci stanno obbligando a scegliere tra figli e lavoro, neanche fossimo nel Medioevo. Già è un problema coprire le malattie da una settimana, figuriamoci un’assenza che dura da 2 mesi e durerà minimo altri 8 mesi (parlo per nidi, materne ed elementari dove non è possibile tenere le distanze di sicurezza tra i bimbi). Le sto provando a pensare tutte, e di solito ci salto fuori, ma stavolta è veramente impossibile”.

Alle sue parole fanno eco quelle di Mariateresa: “il problema dei bimbi a casa nel periodo estivo, quando i genitori ancora lavorano, é un problema di sempre. Stavolta é amplificato dall’emergenza Covid e tutto ciò che ne consegue. Molte famiglie versano in gravi problemi economici (chi é a stipendio ridotto, chi é stato licenziato, chi aspetta che le aziende riaprano, quelli che hanno un’attività chiusa dalle restrizioni e quindi senza alcuna entrata, stagionali che nemmeno saranno chiamati e tanti altri casi differenti). Baby sitter o centri estivi possono sì essere una soluzione per alcuni, ma sono servizi che vanno pagati: un centro estivo costa intorno ai 100 euro a settimana. Ma se in questo momento non se ne hanno da spendere, diventa davvero grigia. Da una parte si spera di riprendere il lavoro al più presto ma se si hanno dei figli si sa che se non si possono lasciare a qualcuno e pagare servizi affinché li tengano non aiuterà tante famiglie a riprendersi. E poi: ma chi garantirà per la salute dei miei figli se devo affidarli ad estranei? Baby sitter o personale dei centri estivi, ma anche noi per primi, faremo tamponi per accertare la buona salute?”.

E allora che fare? Quella dei nonni, per chi ha la fortuna di averli, pare essere l’unica soluzione praticabile. “Nel mio caso – scrive tra i tanti anche Alessandro – staranno coi nonni e si prega che vada tutto bene per i nostri anziani che andrebbero preservati”. Insomma, come ammette amaramente Fulvia è un “dilemma. Gli esperti dicono che i nonni devono stare lontani dai nipoti ma molti non si possono permettere una baby sitter e non si sa nemmeno se apriranno i centri estivi. Siamo in attesa che ci aggiornino”. Speriamo in fretta.

 

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