No ai test sierologici nei laboratori privati se non c’è l’avallo della Regione

“I laboratori privati - annuncia il commissario ad acta per l’Emergenza Coronavirus, Sergio Venturi - potranno candidarsi per lavorare per conto del pubblico, perché avremo bisogno di fare moltissimi test, ma solo sotto l’egida della Regione e secondo i criteri di sicurezza stabiliti dall’ente”.

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I Nas di Piacenza hanno messo sotto sequestro un laboratorio di analisi privato che offriva alla popolazione test sierologici.
“Questi test – ha sottolineato il commissario ad acta per l’Emergenza Coronavirus, Sergio Venturi – non sono giochini, bensì uno strumento serio che ci dovrebbe dire se abbiamo contratto la malattia. Proiettano sostanzialmente un film che racconta i nostri ultimi 15 giorni di vita e se in quel lasso di tempo siamo entrati in contatto col coronavirus. Il test però non è esaustivo e dopo il suo esito spesso si rendono necessari ulteriori approfondimenti ed, eventualmente, un tampone”.
In commercio ve ne sono circa 200 e la regione ne ha selezionati 3 o 4 ritenendoli i più affidabili: “noi – prosegue Venturi – non siamo sicuri che i testi offerti dai privati siano efficaci e, dal momento che stiamo ancora vivendo uno stato di emergenza, ci assumiamo la responsabilità di dire che tali test sierologici non verranno fatti senza l’egida del pubblico”.
E’ infatti attesa per domani una delibera da parte della Giunta della Regione Emilia Romagna che stabilirà le modalità con cui privato e pubblico potranno fare squadra: “i laboratori privati – annuncia il commissario Venturi – potranno candidarsi per lavorare per conto del pubblico, perché avremo bisogno di fare moltissimi test, ma solo sotto l’egida della Regione e secondo i criteri di sicurezza stabiliti dall’ente”.
Venturi ha poi concluso ricordando a tutti come questo non sia il “momento della curiosità bensì quello dell’emergenza. Chi non ha sintomi non si preoccupi (saremo in grado di offrirgli un test valido per sapere se ha contratto o meno la malattia ma ci vorrà ancora del tempo) chi, invece, vive con un congiunto positivo deve poter fare in tempi rapidi il tampone. Non voglio più sentire qualcuno dire: sono 15 giorni che sto aspettando di essere sottoposto al tampone! Direttori generali, mi rivolgo a voi: su questo fronte occorre impegnarsi di più. Fare tamponi in velocità per isolare le persone e ripulire le case dal virus è una priorità”.
Jessica Bianchi