Aggressioni in ospedale: non abbiamo nessun modo per difenderci

Alle Direzioni generali viene quindi richiesto uno specifico impegno che parta dall’esame dei diversi contesti lavorativi e dalla valutazione dei rischi presenti e preveda il monitoraggio degli eventi segnalati e la predisposizione delle possibili misure di intervento. Già nella programmazione sanitaria 2020. Non possono essere i medici a farsi carico del problema.

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Per contrastare gli episodi di aggressione, verbale e fisica, in ospedale la prima delle iniziative elencate nelle Linee di indirizzo dell’Accordo intersindacale siglato da Regione Emilia Romagna e Organizzazione sindacali è la formazione. In pratica, toccherebbe agli operatori di Pronto soccorso, 118, Dipartimenti di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche, Pediatria, Assistenza Domiciliare, Guardia medica e front office preoccuparsi di sapere cosa fare e come comportarsi per tutelarsi. E’ la testimonianza di un medico, che lavora in provincia di Modena e chiede di restare anonimo a rivelare i contorni di un problema particolarmente sentito: “costantemente, tutti i giorni, siamo aggrediti, bersagliati, da persone che non trovano in noi la risposta che vorrebbero. E non abbiamo nessun modo per difenderci da queste aggressioni che, possono anche essere solo verbali, ma fanno male”. Offese, minacce, insulti. “Se ricevessimo un pugno in faccia o venissimo aggrediti fisicamente potremmo sporgere denuncia o quanto meno chiedere l’intervento, ad esempio, dei Carabinieri. Invece, alle molestie che non sono dimostrabili non si riesce a porre rimedio. Quello che ci insegnano nei corsi è di cercare di limitare il contenzioso il più possibile, di non entrare in conflitto o di spegnerlo sul nascere per non rischiare poi di essere aggrediti o picchiati. Ma nulla di più si può fare…”.

Questa tensione a cui gli operatori sono quotidianamente sottoposti influisce sul loro lavoro perché “dobbiamo sempre lavorare pensando anche a questo. Oltre al timore costante per le denunce che, come si sa, in ambito sanitario sono ormai molto molto frequenti, dobbiamo sempre stare attenti a che risposte diamo per soddisfare chi si rivolge a noi e non tanto i malati quanto piuttosto i parenti perché non si sa mai come possono reagire alle nostre parole. Credo che le aziende sanitarie stiano cercando di fare qualcosa ma sia difficile un po’ per tutti” conclude. La buona volontà non basta. Alle Direzioni generali viene quindi richiesto uno specifico impegno che parta dall’esame dei diversi contesti lavorativi e dalla valutazione dei rischi presenti e preveda il monitoraggio degli eventi segnalati e la predisposizione delle possibili misure di intervento. Già nella programmazione sanitaria 2020. Non possono essere i medici a farsi carico del problema.

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