Zanoli, l’ingegnere poeta

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Gaetano Zanoli

Gli esempi di predecessori illustri non mancano: prima di lui, si possono annoverare autori del calibro di Robert Musil o, per restare in Italia, Carlo Emilio Gadda, Luciano De Crescenzo e Andrea Barbato. Ad accomunarli, il fatto di essere, oltre che noti e apprezzati scrittori, anche ingegneri. E ingegnere è anche Gaetano Zanoli, carpigiano classe 1951: sin da giovanissimo coltiva una passione per la poesia, tanto da aver dato alle stampe Centocinque poesie, sua seconda raccolta. Ed è con un invito alla lentezza necessaria a meditare e degustare le poesie che si apre l’introduzione al volume, in cui confessa di come scrivere lo renda ancora felice. Una ispirazione poetica, la sua, che proviene da lontano: “alle medie ho iniziato a comporre poemetti, affascinato dall’Iliade. Al Liceo ho amato Foscolo e l’insuperato Leopardi, penso come tutti. Nella mia biblioteca trovano posto diversi classici, tra cui Montale, Quasimodo, Proust, Jimenez, Neruda, Nazim Hikmet, Frost e Pavese. Ma chi mi ha maggiormente influenzato negli anni cruciali della formazione giovanile, sono Lorca e Prevert”.
Nei versi di Zanoli è quasi sempre presente la natura, il mondo degli elementi naturali, goduto nel quotidiano: il cielo, le nuvole, la luna, gli alberi, su cui però si innestano i suoi sentimenti più profondi, le paure, gli slanci, gli attimi di felicità, le insicurezze, lo stupore per la bellezza. Temi ricorrenti, quelli dell’incomunicabilità, della presenza costante della figura femminile, sia reale che sognata, del pensiero ineludibile della morte, incontrata anche nella scomparsa di amici o  nella “quadrilogia” dedicata alla madre.
Parte del merito di aver convinto Zanoli a dare alle stampe questa interessante raccolta, lo si deve anche alla moglie Rita: pur preferendo i libri gialli alla poesia, lo ha spronato a condividere la propria sensibilità con i lettori. E non solo: “mia moglie è una bravissima grafica e disegnatrice, ed esprime lì tutta la sua poesia. Le sono grato perché, nonostante non legga abitualmente poesie, mi ha sostenuto in questo desiderio di pubblicare. Ha curato sia l’impaginazione che la copertina ma sono convinto che alcune delle ultime poesie abbiano rappresentato una sorpresa anche per lei”.
Marcello Marchesini

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